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5G, la tecnologia Open RAN nuovo campo di scontro fra Usa e Cina

Con lo sviluppo dell’Open RAN, che permette di aprire il mercato delle attrezzature di rete 5G a nuovi fornitori, gli Usa sperano di ritrovare un posto di primo piano nell’arena globale. Ma sul fronte contrapposto c’è la Cina, su cui pesano le sanzioni ai danni delle big nazionali, Huawei e ZTE.  

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Nicchia di mercato

Ne scrive La Tribune, precisando che la battaglia fra usa e Cina sulla primazia tecnologica sulle reti 5G continua. Un braccio di ferro che oggi si concentra intorno allo sviluppo dell’Open RAN, dove RAN sta per Radio Access Network, la componente che consente di connettere un terminale – più spesso gli smartphone – al cuore della rete.

In questa nicchia di mercato, i fornitori di attrezzature Tlc forniscono di norma le soluzioni hardware e software tramite tecnologie chiuse e proprietarie. Ed è qui che entra in gioco l’Open RAN, che vuole rompere questa interdipendenza fra hardware e software aprendo così il mercato a nuovi fornitori tecnologici in maniera concorrenziale. Un modo, in teoria, per rompere la dipendenza degli operatori da alcuni, pochi fornitori di attrezzature attraverso interfacce aperte e interoperabili.

Sono molte le telco che si sono schierate dalla parte dell’Open RAN, con cui gli operatori sperano di allargare il ventaglio dei fornitori per non dipendere più da una manciata di vendor.

Ericsson e Nokia vendor europei, Huawei e ZTE vendor cinesi

L’Open RAN è diventato per molti un imperativo per evitare che il mercato dei fornitori di attrezzature non diventi un duopolio formato da Ericsson e Nokia, dopo l’esclusione di Huawei dalle reti 5G in gran parte dell’Europa.

Gli usa vogliono ritrovare la loro sovranità con l’Open RAN, mettendo definitivamente fuori gioco Huawei, accusata di spionaggio per conto del governo di Pechino. Ma l’obiettivo di Washington è altresì quello di permettere al paese di ritrovare la sua sovranità nel mercato delle attrezzature di rete 5G. Perché di fatto gli Usa sono rimasti orfani di vendor di tecnologie di rete americani.

Al contrario invece dell’Europa, che conta appunto Ericsson e Nokia, e della Cina, con i suoi campioni nazionali Huawei e ZTE.

Virtualizzazione e cloudificazione

E così per Washington l’Open RAN rappresenta una grossa occasione per recuperare una leadership tecnologica da parte dei suoi campioni nazionali. In particolare, tramite la virtualizzazione e la componente software, che si trovano al cuore dell’Open RAN e che rappresentano un punto di forza degli Usa. “Il mercato del cloud, indispensabile alla virtualizzazione e cloudificazione delle reti, è in effetti dominato da grandi player americani come Amazon Web Services, Google, Microsoft Azure o Oracle, tutti player il cui ruolo nelle Tlc e nel progetto Open RAN è destinato a crescere”, secondo l’Ifri (Institut francais des relationes internationals).

La Cina è molto presente nell’ecosistema Open RAN

Dal canto suo, la Cina non vuole certo restare con le mani in mano. Ma mentre Huawei non fa parte dei principali gruppi internazionali di standardizzazione dell’Open RAN (in primo luogo O-RAN e Telecom Infra Projects), diversi altri operatori cinesi ne fanno parte eccome anche a livello di fornitura. China Mobile, ad esempio, fa parte dell’O-RAN Alliance e addirittura è uno dei cinque membri fondatori dell’alleanza, disponendo di seggi permanenti e diritto di veto, presedendo anche 10 dei 14 gruppi di lavoro.

La O-RAN Alliance annovera inoltre diverse aziende cinesi sotto sanzioni Usa fra cui Inspur, SMIC, Kindroid, Phytium, H3C, e i tre operatori presenti nel paese: China Mobile, China Telecom e China Unicom. Una situazione che provoca non poche tensioni interne all’associazione. A settembre era stata Nokia a lasciare temporaneamente l’alleanza, temendo di poter finire essa stessa nel novero delle aziende vittime di sanzioni da parte americana. Infine, Pechino potrebbe alla fine considerare l’Open RAN come un’opportunità per aggirare le sanzioni americane sul 5G.

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