Key4biz

5G Italy, il ruolo del cloud nel 5G

Il modello del data center, del cloud e dei dati è centrale per la trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione. I Grandi Comuni hanno reti efficaci per la gestione di questi nuovi servizi, ma l’80% dei Comuni italiani è di piccole dimensioni e hanno un urgente bisogno di infrastrutture avanzate, ha affermato Pietro Pacini, Direttore Generale di CSI Piemonte, nel suo intervento al 5G Italy di Roma, promosso dal CNIT e  organizzato da Supercom.
Per connettere questi punti scoperti del territorio ci sono le community cloud, “un’idea di cloud federabile, un ecosistema che nasce dall’idea stessa di Consorzio, perché aggrega soggetti diversi per usufruire di un’ampia gamma di servizi, dai cittadini agli enti locali, alle imprese.
In questo scenario, la continuità è funzionale all’offerta di questi servizi in modalità real time. La cloud continuity garantisce affidabilità e disponibilità, business continuity e disaster recovery, distribuzione geografica continua”.
Fondamentale quindi è il supporto ai piccoli Comuni italiani, perché il ruolo dei dati sta crescendo e sarà una leva efficace per lo sviluppo delle infrastrutture cloud.
Un esempio pratico è la smart data platform “Yucca” (www.smartdatanet.it) che aiuta imprese, centri di ricerca e privati a realizzare soluzioni applicative basate su Internet of Things e Big Data. Ad oggi, tale piattaforma è utilizzata da 40 organizzazioni pubbliche e private, con un patrimonio in continua crescita di 700 milioni di dati real time, relativi a diversi parametri ambientali, come temperatura, umidità, qualità dell’aria, luminosità, rumore, provenienti da circa 800 sensori dislocati sul territorio piemontese.

Per ogni azienda ci sono diverse esigenze e per ognuna di esse altrettante soluzioni, oggi supportate dalla piattaforma multicloud: “La community cloud serve a creare un perimetro per contenere i dati, ma l’arrivo delle tecnologie emergenti hanno richiesto l’abilitazione di nuovi modelli di cloud, pubblico e privato”, ha detto Antonio Morabito, Responsabile Marketing Business IT Infrastructure Solutions di Tim.
In futuro, ha spiegato Morabito, “il 5G e l’edge computing porteranno il cloud vicino alla rete, un cloud di prossimità, vicino a dove avvengono fisicamente le cose, come nel caso del chirurgo che opera un paziente da remoto.
Stiamo inoltre già lavorando allo sviluppo dei nodi edge e, grazie alla bassissima latenza e la grande potenza di calcolo, nel 2020 li porteremo direttamente nei distretti industriali italiani, con le prime applicazioni smart manufacturing, ma anche eHealth, smart city, trasporti intelligenti, gestione del traffico by software e ovviamente la sicurezza”.

La grande novità che sarà introdotta dal 5G è la dissoluzione dei nodi: “La rete 5G non ha più nodi, è decomposta in diverse funzioni. Alcune di esse inoltre possono girare nel central cloud come nell’edge cloud, mentre le slice ci informano di dove e quante sono queste funzioni”, ha infine illustrato Andrea Detti, CNIT, Università di Roma Tor Vergata.
Per poter sfruttare l’agilità della rete 5G c’è bisogno necessariamente di un’infrastruttura cloud sviluppata.

Exit mobile version