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5G in Europa? Ha bisogno del booster, fra ritardi e timori per la sicurezza

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Per la Corte dei Conti europea diversi paesi Ue in ritardo sulla tabella di marcia per la copertura 5G e manca una policy comune sulla sicurezza. Paesi in ordine sparso con i vendor extra Ue.

Il 5G in Europa? Ha bisogno del booster. La pensa così la Corte dei Conti Europea, che nel suo recente report sullo stato di avanzamento del 5G nella Ue mette il dito nella piaga. Problemi di sicurezza, mancanza di una policy comune sugli standard e sui fornitori affidabili, ritardi di deployment. Sono questi i principali punti critici dello sviluppo del 5G secondo la Corte Ue. L’Italia è comunque fra i paesi messi meglio.

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Obiettivi di copertura a rischio

“Gli Stati membri hanno sperimentato notevoli ritardi nell’attuazione delle rispettive reti 5G e ciò sta ostacolando il raggiungimento degli obiettivi dell’UE in termini di accesso e copertura (al 2025 ndr). Parallelamente, sostiene la Corte, sono necessari ulteriori sforzi per affrontare in modo coerente e concertato le questioni di sicurezza relative al dispiegamento del 5G. I servizi 5G sono essenziali per un’ampia gamma di applicazioni utili a molti settori dell’economia dell’UE e della vita quotidiana dei cittadini”, si legge nella nota di presentazione del report.

Secondo le stime, tra il 2021 e il 2025 il 5G potrebbe far aumentare il PIL dell’UE di un importo pari fino a 1000 miliardi di euro, con un potenziale di creazione o trasformazione di ben 20 milioni posti di lavoro.

Numero limitato di fornitori

Il 5G fornisce molte opportunità di crescita, ma comporta alcuni rischi: “il numero limitato di fornitori in grado di costruire e gestire reti 5G accresce la dipendenza e i rischi associati all’ingerenza da parte di “attori statali ostili”.

“Sei degli otto maggiori fornitori, tra cui Huawei e Samsung, non hanno sede nell’UE. Ciò significa che la legislazione nei paesi non UE può differire in modo significativo dagli standard dell’UE, ad esempio in termini di protezione dei dati personali”, ha affermato Annemie Turtelboom, autrice principale del rapporto, che peraltro ha sottolineato l’approccio disomogeneo rispetto ai fornitori extra Ue ad esempio in Svezia (che ha bannato Huawei) e in Germania (dove la stessa azienda non è stata bannata).

Gli obiettivi di copertura

Nel piano d’azione del 2016, la Commissione europea ha fissato al 2025 il termine ultimo per il dispiegamento del 5G in tutte le aree urbane e tutti i principali assi di trasporto. Nel marzo dello scorso anno, ha fissato un ulteriore obiettivo: realizzare la copertura 5G dell’intera UE entro il 2030. Tuttavia, la Corte rileva che solo metà degli Stati membri hanno incluso detti obiettivi nelle rispettive strategie nazionali in materia di 5G.

Va detto che l’Italia rispetto alla media europea è messa bene

“Nell’UE, verranno spesi fino a 400 miliardi di euro entro il 2025 per sviluppare reti 5G a sostegno della crescita economica e della competitività future. Ma poiché molti Stati membri sono rimasti indietro, l’UE è ancora lontana dal cogliere i benefici offerti dal 5G”, ha dichiarato Annemie Turtelboom.

Paesi in ritardo

Molti paesi dell’UE sono però rimasti indietro con il dispiegamento delle rispettive reti 5G. La Commissione ritiene che, per 16 paesi dell’UE, la probabilità di raggiungere l’obiettivo del 2025 sia, nella migliore delle ipotesi, media (Austria, Repubblica ceca, Estonia, Germania, Irlanda, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Slovenia) e, nella peggiore delle ipotesi, bassa (Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro e Grecia). Al novembre 2021, 23 Stati membri non avevano ancora recepito la direttiva dell’UE che, tra le altre cose, fissa termini ultimi per l’assegnazione delle bande pioniere per il 5G. Con l’attuale ritmo di attuazione, sottolinea la Corte, è molto probabile che gli obiettivi fissati dall’UE per questo decennio non verranno raggiunti.

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