Poteri speciali

5G, il golden power rafforzato rischia di rallentare il rollout delle nuove reti

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Il monito lanciato da Asstel sulle nuove norme che rischiano di dilatare inutilmente i tempi di approvazione delle nuove reti.

Il monito lanciato da Asstel sulle nuove norme che rischiano di dilatare inutilmente i tempi di approvazione delle nuove reti.  

Il percorso del 5G nel nostro paese è irto di ostacoli e i tempi di realizzazione delle nuove reti rischiano di allungarsi oltre i limiti fissati dal Governo (copertura del paese entro il 2026, previsto dal piano Italia 5G, tra le basi portanti del PNRR) e dalla Commissione Ue (copertura entro il 2030). A rilanciare il problema è stata questa volta Asstel. L’associazione confindustriale che raccoglie i principali operatori del paese è tornata sul decreto “Ucraina” (DL n. 21/22), che il mese scorso ha rafforzato i decreti speciali del governo sulla costruzione di infrastrutture 5G (e cloud), che secondo gli operatori contiene degli elementi di criticità che rischiano di allungare i tempi di autorizzazione.

E’ quanto si legge in un documento di Asstel anticipato da Reuters e visionato da Key4biz. Chiesta una deroga all’esercizio del golden power per le reti private 5G e per il cloud, in attesa dei decreti attuativi che illustrino le diverse fattispecie della tecnologia che non sono tutte uguali e che pertanto non hanno tutte la stessa rilevanza dal punto di vista della sicurezza nazionale.

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Modalità inattese

“Le nuove norme in materia di golden power sono intervenute nel mercato con modalità inattese, che hanno condotto ad estinguere procedimenti autorizzativi già avviati e spesso prossimi a conclusione, con l’esito di un inevitabile rallentamento delle operazioni programmate”, si legge nel documento presentato oggi dal presidente di Asstel Massimo Sarmi in audizione in Commissione Finanze al Senato.

In altre parole, l’entrata in vigore delle nuove regole sul golden power applicato al 5G ha reso più lungo l’iter autorizzativo delle nuove reti, azzerando percorsi di approvazione già avviati per rispettare i nuovi e più stringenti paletti regolamentari.

Piano annuale

In base alla nuova normativa, le aziende sono tenute a notificare al governo un piano annuale di operazioni inerenti servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati sulla tecnologia 5G, in maniera sostanzialmente preventiva rispetto alle operazioni di acquisto vere e proprie.

In altre parole, gli operatori devono dettagliare tutto ciò che riguarda i piani di ampliamento delle loro reti facendo i nomi dei vendor e delle attrezzature di rete utilizzate a prescindere dal fatto che siano Ue o extra Ue.

L’obbligo di notifica sarà slegato dalla provenienza dei prodotti o dei servizi, mentre in precedenza riguardava unicamente i prodotti e i servizi forniti dalla imprese extra Ue (nel mirino c’erano in primo luogo i fornitori cinesi Huawei e ZTE), di cui era obbligatorio notificare singolarmente l’acquisto. “Per alcuni operatori tale modifica comporterà una rimodulazione di programmi, attività e operazioni in corso”, si legge nel documento di Asstel che Key4biz ha visionato.

Controlli della Presidenza del Consiglio

“Richieste specifiche di approfondimento di aspetti tecnici, che potranno essere sollevate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri per identificare eventuali vulnerabilità, difficilmente riusciranno ad essere indirizzate dall’impresa già in fase di programmazione degli acquisti”, sottolinea Asstel. In altre parole, la programmazione annuale degli acquisti appare troppo rigida.

Il regime del silenzio-assenso con termine a 100 giorni è giudicato poi troppo lungo, e la richiesta è di accorciare i tempi di autorizzazione a 60 giorni.

I dettagli di natura tecnica potranno essere condivisi dall’impresa soltanto una volta avviati i diversi procedimenti di acquisto, identificati i relativi fornitori e definite le specifiche di progetto, secondo l’analisi di Asstel.

Ciò significa che dopo la comunicazione dettagliata dei piani di copertura a inizio anno sarà obbligatorio approfondire le diverse commesse strada facendo, raccontando per filo e per segno ai tecnici di Palazzo Chigi tutte le specifiche tecniche dei prodotti che verranno usati.

Per quanto riguarda il potere di veto, gli operatori chiedono che venga applicato a casi specifici e non all’intero piano annuale “per limitare l’impatto sul business”. Si chiede inoltre una deroga per quanto riguarda il rinnovo dei contratti di manutenzione delle reti.

Una deroga dal golden power viene opportunamente richiesta per le reti private 5G così come per l’applicazione dei poteri speciali sul Cloud. “Si apprezza grandemente il rinvio dell’estensione dell’ambito applicativo ad appositi decreti alla luce della complessità delle tecnologie in discussione e dell’opportunità d prevedere una fase istruttoria per la definizione dei decreti che consenta agli attori di mercato di contribuire con informazioni utili ad illustrare le diverse fattispecie dei servizi cloud (che si ritiene possano avere diversa rilevanza sotto il profilo della sicurezza nazionale)”, si legge nel documento.

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Rischio sospensioni e inutile stasi autorizzativa

“Eventuali sospensioni dei termini di valutazione del piano, pertanto legate alla mancanza di informazioni che non siano nella disponibilità dell’impresa al momento della stesura del piano, finirebbero per determinare una situazione di (inutile) stasi con conseguente importante dilatazione delle tempistiche di approvazione”, si legge.

Nel frattempo, sempre la Reuters fa sapere che il governo punta a rafforzare la vigilanza sulle imprese strategiche con una nuova direzione generale dentro Palazzo Chigi responsabile del ricorso al golden power, secondo quanto riferiscono due fonti vicine al dossier.

L’esercizio dei poteri speciali a difesa degli asset di rilevante interesse strategico fa perno oggi su un servizio del Dica, il Dipartimento per il coordinamento amministrativo della presidenza del consiglio.

L’esecutivo, spiega in particolare una delle fonti, vuole rafforzare la struttura con una direzione generale cui farebbero capo due diversi servizi, quindi anche con personale in più.

Alla direzione generale sarebbero affidati non solo l’esame delle notifiche ma anche attività di studio e di analisi strategica riguardo ciò che accade su tutti i mercati rilevanti.

Nuovo regime di prenotifica al vaglio

Il governo punta inoltre a definire nel mese di maggio il nuovo regime di prenotifica.

Le nuove regole permetteranno di esaminare le future operazioni prima che le parti abbiano concluso un accordo tale da innescare la formale notifica a Palazzo Chigi, spiega la seconda fonte.

Se la prenotifica fosse stata in vigore a novembre, il governo probabilmente avrebbe svolto un ruolo più diretto nella vicenda della fallita Opa del fondo Kkr su Tim.

Il rafforzamento della capacità amministrativa di Palazzo Chigi fa parte di un processo più ampio di ampliamento e maggior utilizzo dei poteri speciali, iniziato nel 2020 e proseguito sotto la guida del premier Mario Draghi.

Lo scorso marzo il governo ha introdotto un nuovo regime che obbliga le imprese del settore 5G a notificare un piano annuale con tutti i prospettati accordi o contratti in via di negoziazione, in maniera sostanzialmente preventiva rispetto alle operazioni di acquisto vere e proprie.

Con lo stesso decreto, è stata resa permanente l’applicazione dei poteri speciali a banche e assicurazioni e alle acquisizioni promosse da soggetti europei.

Dacché esiste il golden power, a partire dal 2012, il ricorso al veto è avvenuto solo due volte prima che si insediasse Draghi a febbraio 2021.

L’ex presidente della Bce ha esercitato il veto già quattro volte in poco più di un anno su altrettante acquisizioni cinesi in Italia.

L’estensione dei poteri speciali ha innescato contenziosi e indotto le imprese ad aumentare il flusso di notifiche, che nel 2021 hanno quasi raggiunto quota 500, a fronte delle 342 registrate nel 2020 e delle 89 del 2019.