Lo scontro

5G, il Ceo di Ericsson in pressing sul Governo svedese per revocare il veto su Huawei

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Il Ceo di Ericsson Borje Ekholm in pressing sul governo di Stoccolma per rivedere il veto sul 5G nei confronti dei vendor cinesi.

Il Ceo di Ericsson Borje Ekholm ha fatto pressione sul ministro del Commercio Estero Anna Hallberg perché il Governo svedese si prodigasse per revocare il veto anticoncorrenziale e discriminatorio sul 5G nei confronti dei fornitori cinesi, Huawei e ZTE in testa. Lo ha reso noto il quotidiano svedese Dagens Nyheter, ripreso dall’agenzia Bloomberg e rilanciato un po’ ovunque in rete.

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Cosa è successo

In sintesi, da quanto emerge, il Ceo di Ericsson ha fatto pressione sul governo di Stoccolma, tentando di convincere la ministra degli Esteri svedese con una serie di messaggini Sms affinché si prodigasse contro la decisione dell’Autorità indipendente delle Poste svedesi (PTS), in linea con i servizi di sicurezza (Saepo), di escludere i fornitori cinesi dal novero dei vendor di attrezzature di rete entro il 2025. Eliminandoli così a priori dalla gara per l’asta 5G.

Asta 5G che è stata sospesa a novembre dalla stessa PTS, dopo il ricorso vinto da Huawei contro i criteri discriminatori e anti concorrenziali che l’avevano esclusa a priori dalla gara.

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Sms inequivocabili

Un portavoce di Ericsson ha confermato a Bloomberg che effettivamente Ekholm è stato in contatto con la ministra Hallberg, e peraltro gli Sms pubblicati dal quotidiano svedese sono inequivocabili. La ministra ha tra l’altro risposto che avrebbe fatto il possibile per appoggiare le richieste.

Ekholm ha inoltre ventilato che, in caso di mancato intervento del Governo, Ericsson avrebbe potuto decidere di lasciare la Svezia.  “Spero ancora nell’aiuto della Svezia e che la nostra presenza nel paese sia apprezzata”, si legge testualmente nel messaggino attribuito ad Ekholm e pubblicato sul Dagens Nyheter.  

C’è da dire che la casa svedese realizza il 99% dei suoi ricavi fuori dal mercato domestico.

Dal canto suo, la ministra Hallberg ha dichiarato al Dagens Nyheter di non aver avuto alcun contatto con la PTS e che non si sarebbe mai sognata di intromettersi, in qualità di ministra, per influenzare le decisioni dell’Autorità postale.

La ministra ha inoltre precisato di non aver mai incontrato Ekholm, pur ammettendo che l’opinione di Ericsson è molto importante per il Governo svedese.

La vicenda è emersa dopo che il 25 dicembre scorso il presidente del consiglio di amministrazione Jacob Wallenberg ha dichiarato, sempre intervistato dal Dagens Nyheter, che “bloccare Huawei non è affatto una cosa positiva”.

Ericsson ottiene circa il 10% dei ricavi in Cina ed è il principale concorrente di Huawei nel mercato delle infrastrutture di rete. Il Ceo Borje Ekholm ha aggiunto inoltre di “aver ricevuto pressioni da autorità cinesi” non meglio identificate.

Colpo di scena a novembre

A novembre, con un colpo di scena in Svezia, l’asta 5G era stata sospesa all’ultimo momento dopo che è stato accolto il ricorso di Huawei contro i termini della gara, che la escludevano insieme a ZTE dal novero dei possibili fornitori di attrezzature per le nuove reti. Termini di gara discriminatori e anti concorrenziali, che hanno spinto la corte di Stoccolma ad annullare la gara e contestualmente anche il bando nei confronti delle imprese cinesi, accusate, in primo luogo dall’amministrazione Trump, di mettere a rischio la sicurezza nazionale degli Usa e degli alleati con presunte attività di spionaggio per conto del governo di Pechino. Accuse mai supportate da prove concrete.

L’asta 5G sospesa a novembre dovrebbe riprendere a gennaio, con nuove regole riviste da parte della PTS.

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