Il caso

5G, il caso del Comune di Diamante sul tavolo della Corte dei Conti per danno erariale

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Procura della Repubblica e Corte dei Conti decideranno sul rifiuto reiterato del comune di Diamante (Cs) di autorizzare infrastrutture di telecomunicazioni mobili sul suo territorio.

Nonostante le numerose semplificazioni messe in atto a livello nazionale per accelerare la posa di impianti 5G, resta uno zoccolo duro di comuni a livello locale dove il diniego a realizzare nuove infrastrutture resta forte. Uno zoccolo duro calcolato nel 13% dei comuni, secondo stime di INWIT, da mesi alle prese con il diniego di alcuni comuni che persistono in un atteggiamento di contrasto alla modernizzazione. Emblematico in questo senso il caso del comune di Diamante (CS), finito all’attenzione della Procura della Repubblica e della Corte dei Conti per il reiterato rifiuto di autorizzare l’installazione sul suo territorio di due infrastrutture per le telecomunicazioni mobili.

Il TAR Calabria ha ritenuto che i numerosi provvedimenti assunti dal Comune abbiano violato l’obbligo in capo a un’amministrazione pubblica di conformarsi ai provvedimenti dell’autorità giudiziaria e ha trasmesso alla Procura della Repubblica di Paola il fascicolo relativo all’ennesimo rifiuto. Nel frattempo, la vicenda è anche all’attenzione della Corte dei Conti per l’accertamento di eventuali danni erariali.

Procura della Repubblica e Corte dei Conti decideranno sul rifiuto reiterato del comune di Diamante (Cs) di autorizzare infrastrutture di telecomunicazioni mobili sul suo territorio.

Comune condannato già 8 volte da Tar e Consiglio di Stato.

Tar Calabria trasmette alla Procura della Repubblica di Paola gli atti per inosservanza dei provvedimenti giudiziari da parte del comune.

Esposto-denuncia anche alla corte dei conti.

La palla alla Corte dei Conti

Sarà quindi la magistratura penale e contabile ad approfondire i contorni di una vicenda che, dopo ben 8 condanne in sede amministrativa al Comune di Diamante (6 sentenze/ordinanze del TAR e 2 del Consiglio di Stato) con 5 condanne alle spese (per un totale di oltre 10mila euro), è divenuta emblematica della difficoltà di portare su alcuni territori infrastrutture digitali e condivise, in grado di abilitare servizi 4G e 5G degli operatori di telecomunicazione. 

La trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica di Paola per l’inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità (ex art. 650 del Codice penale) è stato deciso dal TAR Calabria lo scorso 15 febbraio dopo che, a partire dal maggio 2020, il comune di Diamante ha rifiutato per ben otto volte di autorizzare l’inizio dei lavori a INWIT per la realizzazione di impianti di telecomunicazioni, sulla base di regolamenti comunali poi ritenuti illegittimi dal TAR stesso. Il comune di Diamante ha continuato a non conformarsi alle sei pronunce a suo sfavore da parte del Tar stesso (a cui INWIT aveva fatto ricorso) e alle due pronunce del Consiglio di Stato (a cui il Comune si è appellato per 3 volte dopo la bocciatura del suo operato da parte del TAR). I giudici amministrativi hanno infatti sempre ritenuto illegittimo il rifiuto del Comune e al contempo affermato la fondatezza delle ragioni di INWIT che, in quanto gestore di un pubblico servizio, ha di fatto l’obbligo di realizzare la copertura del territorio italiano con servizi di telecomunicazione elettronica. Pur conoscendo o dovendo conoscere il quadro giuridico che configura l’installazione di infrastrutture per le telecomunicazioni mobili come opere di urbanizzazione primaria, prioritarie in quanto aventi caratteri di pubblica utilità, il Comune di Diamante ha invece reiterato un ingiustificato comportamento ostruzionistico.

Mentre a livello nazionale sono state già adottate numerose semplificazioni, a livello locale ancora troppi regolamenti comunali non consentono un passo adeguato nella realizzazione delle infrastrutture, limitandone la localizzazione in aree non utili al fine della copertura, come cimiteri o discariche. Nel caso del Comune di Diamante, si è addirittura arrivati al paradosso di impedirne la costruzione, con un evidente ritardo nella realizzazione di infrastrutture fondamentali per la digitalizzazione del Paese e per la riduzione del digital divide.

In generale, negli ultimi due anni circa il 13% delle autorizzazioni richieste da INWIT è diventato oggetto di contenzioso con le amministrazioni locali.