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5G, i nodi aperti in Europa nel 2021 per chiudere il gap con Cina e Usa

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Il 2021 sarà un anno decisivo per capire se l’Europa riuscirà a recuperare il ritardo accumulato nei confronti di Cina e Usa nel rollout del 5G. Una reale accelerazione della Ue sul 5G potrebbe rappresentare un volano importante di ripresa economica e contribuire all’uscita dell’Europa dalle secche della pandemia. Lo sa bene la Commissione Ue, che ha destinato il 20% del Recovery Fund alla digitalizzazione. Ma restano diversi nodi da sciogliere, a partire dal rapporto con la nuova amministrazione Usa e dalla posizione comune da assumere nei confronti dei fornitori cinesi di attrezzature di rete.

Il ruolo del 5G per la ripresa post Covid

E’ questo il senso di un’analisi che la Reuters ha dedicato al 5G e al ruolo centrale che il nuovo standard di comunicazione mobile potrà ricoprire il prossimo anno dal punto di vista economico, alla luce del notevole investimento che Bruxelles ha voluto mettere sul piatto, pari al 20% dei 750 miliardi di euro del Recovery Fund destinati al digitale.

Resta da capire in che modo, concretamente, i fondi del Recovery Fund – in Italia si tratta di 209 miliardi di euro complessivi, 40 miliardi dei quali per il digitale – andranno a contribuire se non alla realizzazione, quanto meno alla diffusione del 5G. O meglio, alla diffusione di applicazioni e use case per il mondo business, quello che maggiormente potrà fruire delle nuove soluzioni del 5G e trarne i maggiori vantaggi.

Nuovi rapporti con l’amministrazione Usa

Il 2021 sarà anche l’anno in cui l’Europa dovrà costruire nuovi rapporti con l’amministrazione statunitense del neo presidente Joe Biden. Sarà quindi fondamentale, anche in ottica 5G, comprendere l’orientamento della nuova amministrazione Usa nei confronti della Cina e dei produttori cinesi di attrezzature di rete.

Sarà ancora un veto totale?

Continuerà l’opera battente di convincimento degli alleati sul rischio spionaggio dalle nuove reti?

La Ue riuscirà a mettere insieme un ‘toolbox’ di regole comuni su cui basare i rapporti con i fornitori extra Ue di apparecchiature di networking?

Tanto più che secondo le previsioni di Ericsson, la copertura 5G in Europa crescerà dall’1% degli abbonamenti mobili nel 2020, al 55% nei paesi dell’Europa occidentale e al 27% negli stati centrali e orientali nei prossimi cinque anni, a sostegno della tanto attesa ripresa economica.

Ma le cose andranno davvero così?

Molto dipenderà appunto dai nuovi rapporti fra Usa e Ue.

In che relazioni saranno Washington e Bruxelles per quanto riguarda i fornitori cinesi di apparecchiature 5G?

Questa è una domanda centrale, che impatterà in un modo o nell’altro sulla capacità dell’Europa di stare al passo con i suoi competitor globali nella corsa al 5G.

La Germania sembra dettare la linea, con un approccio severo ma non escludente nei confronti dei vendor cinesi. Lo stesso sta facendo la Spagna.

Si tratta di un quesito non certo secondario in vista del 2021, tanto più che l’utilizzo virtuoso dei fondi del Recovery Fund potrebbe davvero contribuire a raggiungere coperture fino all’85% in fibra e 5G ad esempio in Spagna entro il 2025, secondo stime di Telefonica.

5G vantaggio per le aziende

Anche se il 5G parte dal segmento Consumer, il vantaggio principale della tecnologia risiede nella creazione di nuove attività, nell’automazione delle fabbriche (Industria 4.0) e nella gestione di infrastrutture critiche come le reti elettriche.

Si prevede che gli abbonamenti globali al 5G per la telefonia mobile raggiungeranno i 220 milioni entro la fine di quest’anno, con la Cina che rappresenta quasi l’80% del totale, secondo stime di Ericsson il mese scorso. Il Nord America dovrebbe avere il 4%.

Tuttavia, i fattori geopolitici continuano a rappresentare un grave rischio.

Le pressioni statunitensi sugli alleati perché eliminino le attrezzature di Huawei dalle loro reti difficilmente scompariranno.

Il presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden potrebbe però essere più aperto del suo predecessore a impegnarsi in trattative, riducendo i timori degli operatori che un cambiamento improvviso delle politiche possa significare lo smantellamento di miliardi di dollari di apparecchiature 4G esistenti.

Reti 4G da smantellare?

Il problema si pone in tutti gli Stati membri, perché gran parte delle reti esistenti 4G sono state realizzate con apparecchiature cinesi. Se le nuove reti 5G saranno invece realizzate senza apparecchiature cinesi, ci sarà un problema di compatibilità fra nuove e vecchie reti che farò lievitare i costi di rollout e costringerà diversi operatori a smantellare le vecchie reti 4G per renderle compatibili con le nuove reti 5G.

C’è da dire che, come sottolineato da Reuters, gli operatori di telecomunicazioni avevano pianificato di utilizzare l’infrastruttura 4G esistente come modo più economico e veloce per avviare l’aggiornamento (l’upgrade) al 5G, che sarà in grado di trasmettere dati fino a 20 volte più velocemente delle reti attuali.

Ma quasi la metà di questo hardware esistente è stato realizzato da Huawei, costringendo gli operatori a cercare altri fornitori.

Aste in ritardo

C’è poi un altro fattore che finora ha rallentato il rollout del 5G in Europa, vale a dire

il ritardo nella messa all’asta dello spettro 5G in diversi Stati membri. Gli operatori sono rimasti delusi quest’anno quando le aste programmate sono cadute nel dimenticatoio mentre i governi si sono concentrati sulla lotta alla pandemia.

Tra le notizie incoraggianti, la Germania, la più grande economia europea, ha annunciato che presenterà una bozza delle regole per le aste a gennaio e la Spagna prevede di mettere all’asta lo spettro 5G prima della fine di febbraio.

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