L’allarme

5G, Gabrielli: “Su protezione infrastrutture critiche non siamo al giurassico, ma non molto lontano”

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L’allarme lanciato dal capo della Polizia Franco Gabrielli: ‘Nella Pa c'è analfabetismo sul tema. Sostengo la partnership tra pubblico e privato nell'interesse nazionale. Pensiamo al 5G, si dovrà necessariamente capire che le cose saranno profondante modificate. Invece l'approccio è sempre molto settoriale, riferito al momento’.

“Sul tema della protezione delle infrastrutture critiche non siamo al giurassico, ma non molto lontano: si tratta di una questione fondamentale per la vita del Paese che purtroppo non sempre è stata vissuta come prioritaria”. L’allarme è stato lanciato dal capo della Polizia, Franco Gabrielli, intervenendo al convegno su “Sicurezza nazionale e cooperazione internazionale” organizzato, ieri, nell’ambito del Salone della Giustizia.

Nella Pa a tutti i livelli c’è analfabetismo su sicurezza delle infrastrutture critiche

“Nel mondo della pubblica amministrazione a tutti i livelli c’è ancora analfabetismo sotto il profilo della sicurezza delle infrastrutture critiche – ha spiegato il capo della Polizia – e già solo farne un elenco potrebbe rappresentare un problema. Su questi temi servono visione, condivisione, forte partnership tra pubblico e privato: e la difesa dell’interesse nazionale non può essere considerata autarchia, chiusura al mondo o negazione di vecchie e nuove relazioni”.

Partnership pubblico-privato per fronteggiare gli attacchi informatici e proteggere le infrastrutture critiche

La partnership tra pubblico e privato per fronteggiare gli attacchi informatici e proteggere le infrastrutture critiche è la strategia indicata anche dal ministero della Difesa: “Lo Stato è un attore fondamentale per la sicurezza, anche in quella cibernetica, ma devono partecipare anche gli utenti e le grandi realtà, quelle che gestiscono le reti e producono i software: sono private ma hanno un grande impatto sulla collettività e devono partecipare per tutelare il bene comune”, ha detto il ministro Elisabetta Trenta intervenuta al Cnr di Pisa nel corso di Itasec19. Stesso concetto ripetuto dal sottosegretario alla Difesa presso l’Ambasciata italiana a Washington: “Il Governo non può proteggere il dominio cibernetico da solo, abbiamo bisogno di rafforzare le partnership pubblico-privato. Dobbiamo lavorare con i principali stakeholder“, ha dichiarato Angelo Tofalo nel suo recente intervento negli Stati Uniti.

“Con il 5G no approccio settoriale”

Il 5G non è solo la tecnologia successiva al 4G, è un ecosistema di trasformazione abilitante per tante altre tecnologie: a partire dall’IoT fino all’Intelligenza artificiale. Tutto sarà, a regime, connesso con innumerevoli vantaggi e nuovi servizi in una pluralità di settori, ma con la tecnologia di quinta generazione le minacce cibernetiche “sono destinate a crescere esponenzialmente”, ha fatto notare il Garante Privacy, Antonello Soro, nell’audizione al Copasir.

Per questo motivo Franco Gabrielli ha lanciato l’appello alle aziende pubbliche e private, che rappresentano un’eccellenza nella cybersecurity, a fare squadra: “Pensiamo al 5G, si dovrà necessariamente capire che le cose saranno profondante modificate. La velocità e la molteplicità delle interconnessioni finiranno inevitabilmente con il cambiare molte cose: saremo sempre più chiamati a navigare in un mare dove i punti di riferimento non sempre saranno cosi definiti. Invece l’approccio è sempre molto settoriale, riferito al momento”, ha osservato il capo della Polizia.

Infine, Gabrielli ha ricordato come “già dal 2005 l’amministrazione della Polizia abbia riservato alle nuove frontiere del web, ai suoi rischi e ai suoi vantaggi un’attenzione crescente”, che ha portato tra l’altro alla creazione di una struttura all’avanguardia come il Cnapic (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche). “Sui temi della sicurezza – ha concluso – ci deve essere sempre maggiore condivisione tra i cittadini e istituzioni ma la consapevolezza dei rischi non deve essere vissuta, come spesso accade, in un’ottica di paura o di preoccupazione, ma di fiducia nelle opportunità offerte da una tecnologia sempre più spinta e sempre più capace di modellare le nostre vite. La consapevolezza è una precondizione per avviare a soluzione i problemi: bisogna evitare che di fronte alle straordinarie opportunità offerte dalla rete prevalga una mentalità eccessivamente difensiva”. 

Cosa fa il Cnapic?

  • Il C.N.A.I.P.I.C. è incaricato in via esclusiva della prevenzione e della repressione dei crimini informatici, di matrice comune, organizzata o terroristica, che hanno per obiettivo le infrastrutture informatizzate di natura critica e di rilevanza nazionale. Il valore aggiunto che il Centro rappresenta, nel panorama della protezione delle Infrastrutture Critiche deriva:
  • Dalla realizzazione di una Sala operativa, disponibile 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, in qualità di Punto di contatto univoco dedicato sia alle I.C., sia ad ogni altro attore, anche a livello internazionale, impegnato nella protezione delle I.C.;
  • Dai collegamenti telematici esclusivi, dedicati e protetti, tra il C.N.A.I.P.I.C. e le I.C., per il condiviso, reciproco e costante trasferimento dei dati e delle informazioni utili all’esercizio delle funzioni di valutazione, prevenzione e repressione delle minacce e dei crimini informatici.
  • Si avvale di tecnologie di elevato livello e di personale altamente qualificato, specializzato nel contrasto del cybercrime, che ha maturato concreta esperienza anche nei settori del c.d. cyberterrorismo e dello spionaggio industriale.