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5G, consultazione pubblica sulla liberazione della banda 700 MHz

Avviata la procedura di consultazione pubblica finalizzata ad ordinare il calendario nazionale per assicurare il rilascio delle frequenze da parte di tutti gli operatori di rete, titolari di relativi diritti d’uso in ambito nazionale e locale, e la ristrutturazione del multiplex contenente l’informazione regionale da parte del concessionario del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale.

È questo l’incipit dell’avviso del Ministero dello Sviluppo economico, con scadenza 6 maggio 2018, per raccogliere osservazioni e commenti da parte dei soggetti interessati al processo di liberazione della banda 700 MHz.

I contributi dei partecipanti alla consultazione dovranno pervenire via posta elettronica all’indirizzo: consultazione.roadmap@mise.gov.it.

Una roadmap nazionale per il 5G, ma anche l’industry 4.0 e la digital transformation (DX) nel suo complesso, utile a fissare il periodo di transizione che va dal 1° gennaio 2020 al 30 giugno 2022, finalizzato all’attuazione degli obiettivi della decisione (UE) 2017/899, del 17 maggio 2017.

Una tabella di marcia elaborata tenendo conto sia degli accordi internazionali firmati dall’Italia con i paesi confinanti, sia di quanto contenuto nella bozza di Piano nazionale di assegnazione delle frequenze (Pnaf) da destinare al servizio televisivo digitale terrestre, rilasciato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) in data 29 marzo 2018.

Nella decisione 2017/899, Bruxelles chiede che entro il 30 giugno 2020 gli Stati membri autorizzino l’uso della banda di frequenza 694-790 MHz («dei 700 MHz») e garantiscano che la banda di frequenza 470-694 MHz («al di sotto dei 700 MHz») sia disponibile almeno fino al 2030, “per la fornitura terrestre di servizi di trasmissione, inclusi i servizi televisivi liberamente accessibili, e per l’uso con apparecchiature PMSE audio senza fili, in funzione delle esigenze nazionali, tenendo conto al contempo del principio della neutralità tecnologica”.

Già nella comunicazione del 6 maggio 2015, intitolata «Strategia per il mercato unico digitale in Europa», la Commissione aveva sottolineato l’importanza della banda di frequenza 700 MHz: “per garantire la fornitura di servizi a banda larga nelle zone rurali al fine di assicurare accesso e connettività”.

L’azione poneva l’accento sulla necessità di liberare tale banda di frequenza “in modo coordinato”, venendo incontro alle esigenze specifiche legate alla distribuzione dei servizi di trasmissione: “La riduzione del divario digitale, a livello di copertura e conoscenze, è un aspetto importante che deve diventare prioritario, senza creare ulteriori divari quando gli utenti adottano nuove tecnologie”.

Si tratta di una premessa fondamentale per la transizione dell’industria verso la tecnologia 5G, che porrebbe l’Unione europea (UE) al centro dell’innovazione e creerebbe un contesto favorevole allo sviluppo di servizi e reti di comunicazione elettronica, massimizzando in tal modo il potenziale di crescita dell’economia digitale.

La società digitale sarà sempre più al centro dell’economia dell’UE, il che presuppone una copertura totale della rete per sviluppare servizi inerenti all’Internet degli oggetti (Internet of Things), al commercio elettronico (eCommerce) e ai servizi europei di cloud computing e per cogliere appieno i vantaggi dell’industria 4.0 in tutta l’Unione.

Ecco perché gli Stati membri dovrebbero adottare tali tabelle di marcia nazionali: “per agevolare l’uso della banda di frequenza dei 700 MHz per i servizi di comunicazione elettronica a banda larga senza fili terrestri, garantendo allo stesso tempo la continuità dei servizi di trasmissione televisiva che liberano la banda”.

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