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5G, base d’asta di 2,5 miliardi. Pagamento a rate per i 700 Mhz

La base d’asta per le frequenze della 5G sarà di 2,5 miliardi di euro, ha detto il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, e ieri il Consiglio dei Ministri in sede di approvazione della manovra economica 2018 ha affrontato anche il tema delle norme che regoleranno la prossima asta frequenze che riguarderà le bande pioniere 3.6-3.8 Ghz, 26,5-27,5 Ghz e i 700 MHz, questi ultimi occupati fino al 2022 dai broadcaster televisivi.

La bozza del provvedimento di gara

Nella relazione tecnica e finanziaria della bozza (non definitiva) del provvedimento di gara (Uso efficiente dello spettro e transizione alla tecnologia 5G – Assegnazione delle frequenze in banda 694-790 MHz, 3.6-3.8 GHz e 26,5-27,5 GHz alla banda ultra larga mobile), che potrebbe subire ancora modifiche al Mef prima di confluire nella Legge di Bilancio che andrà al Senato per la discussione il 20 ottobre, si legge che è opportuno  esaminare separatamente le bande di spettro pioniere 3,6-3,8 GHz e 26,5-27,5 GHz separatamente dalla banda 694-790 MHz, “tenuto conto che nel primo caso il pagamento si considera effettuato immediatamente a seguito dell’aggiudicazione, mentre nel secondo il pagamento da parte degli operatori di rete aggiudicatari è rateizzato con una quota iniziale, pari al 20 per cento dell’importo complessivo, versata al momento dell’aggiudicazione e la rimanente parte in seguito alla disponibilità delle frequenze”.

Insomma, per le bande 3.6-3.8 Ghz e 26,5-27.5 Ghz si pagherà tutto subito al momento dell’aggiudicazione prevista entro il 30 settembre 2018, mentre per quanto riguarda i 700 Mhz il pagamento avverrà a rate in cinque anni (il 20% subito al momento dell’aggiudicazione nel 2018, il resto in seguito alla disponibilità delle frequenze, che com’è noto in Italia non saranno liberate prima del 2022).

Una soluzione inedita di compromesso, quella del pagamento rateizzato della banda 700, che va incontro alla richiesta degli operatori di saldare il conto delle frequenze 700 Mhz al momento della loro reale disponibilità, mentre l’acconto del 20% consentirà al Governo di dare ossigeno alle esigenze di finanza pubblica.

Valore stimato dei 3.6-3.8 Ghz

Le stime di incasso previste dalla bozza dell’asta italiana sono calcolate in base alla gara svoltasi in Irlanda per i 200 Mhz in banda 3.6-3.8 Ghz (con un incasso conservativo stimato, fatte le debite proporzioni, in 500 milioni di euro qui in Italia).

“La stima di tale valore complessivo consegue alla scelta di suddividere la porzione di spettro in blocchi non inferiori a 100 MHz (dimensione minima secondo le linee guida ITU per assicurare la realizzazione dei servizi in tecnologia 5G, cui sono destinate le frequenze in esame) e tiene conto dell’interesse crescente per il 5G”, si legge nella bozza che potrebbe subire modifiche.

Valore stimato dei 26.5-27.5 Ghz

Con riguardo all’altra banda di spettro pioniera, 26,5-27,5 GHz, le stime di incasso sono fatte “in riferimento alle più recenti gare svolte da parte del Mise per l’assegnazione dei diritti d’uso di bande di spettro ad essa contigue (24.5-26.5Ghz e 27.5-29.5Ghz) con scadenza il 31 dicembre 2022. In base a tali considerazioni e tenuto conto di assegnazioni di lungo periodo (20 anni) e blocchi di dimensione adeguata (200-400 MHz), si può stimare un valore delle entrate pari a 250 milioni di Euro per 1 GHz di banda”, si legge.

Valore stimato dei 700 Mhz

Per quanto riguarda, infine, l’assegnazione ventennale di 60 Mhz accoppiati (30 Mhz in uplink e 30 Mhz in downlink) dei 700 Mhz (banda 694-790 Mhz) la stima di incasso per l’Italia è stata fatta in confronto all’asta francese da 2,8 miliardi che si è svolta nel 2015, simile a quella italiana visto che le frequenze anche in quel caso erano occupate dai broadcaster al momento della gara. L’introito stimato per l’Italia, fatte le debite proporzioni, è di 2,5 miliardi di euro.

In totale la stima per l’asta 5G è pari quindi a 3,25 miliardi in cinque anni, di cui 1,25 miliardi al momento dell’aggiudicazione nel 2018 e gli altri 2 miliardi nel 2022.

Compensazioni per i broadcaster

Per quanto riguarda le misure compensative per i broadcaster che dovranno migrare dalla banda 700 in banda sub 700, la bozza prevede indennizzi per 276 milioni di euro per gli operatori di rete nazionali per adeguare gli impianti di trasmissione del digitale terrestre e 291 milioni per gli operatori di rete locale. Previsto infine un contributo complessivo di 100 milioni per gli utenti finali per l’adeguamento dell’apparato televisivo (acquisto di nuovo televisore o decoder apposito) per il passaggio al Dvbt-2, il nuovo standard del digitale terrestre. Il contributo di 50 euro è riservato ai soggetti deboli, esonerati dal pagamento del canone (circa 2 milioni di utenti).

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