Previsioni

Il 5G arriverà tardi in Europa. Ecco perché

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Secondo GlobalData, nella Ue il rollout del 5G sarà relativamente lento nei prossimi anni replicando così il ritmo di sviluppo non certo esaltante del 4G.

Il rollout del 5G in Europa andrà piuttosto a rilento nei prossimi anni e la sua adozione da parte del mercato non sarà veloce, rispecchiando in larga misura quanto già avvenuto per il 4G che nella Ue è ancora indietro rispetto ad altre aree del mondo. E’ questo lo scenario del 5G delineato dalla società di analisi GlobalData, che parte da una constatazione: nel Regno Unito i quattro maggiori operatori del paese, top player anche a livello Ue (Vodafone, Orange, Deutsche Telekom ed EE) con ogni probabilità non realizzeranno le reti di nuova generazione prima del 2020 e comunque si concentreranno soltanto (per cominciare) sulle aree urbane più densamente popolate.
Detto questo, in Scandinavia le cose potrebbero andare un po’ più rapidamente con il 5G, con la Svezia all’avanguardia (5G, che cos’è?).

Mise e Tim

Anche altri grandi operatori europei se la prenderanno comoda e per le prime reti in diversi paesi bisognerà attendere la fine del 2020 e l’inizio del 2021. In Italia, al di là della sperimentazione del Mise destinata appunto per accelerare i tempi fissati dalla Ue, c’è da dire che Tim, per bocca dell’Ad Flavio Cattaneo in audizione alla Commissione Trasporti e Telecomunicazioni alla Camera, ha detto che per le sue caratteristiche tecniche (soprattutto la necessità di celle assai dense) il 5G sarà una tecnologia eminentemente riservata alle aree urbane più densamente popolate. In altre parole, difficilmente il 5G si svilupperà nelle aree bianche del paese perché strutturalmente e realisticamente le “smart country” (intese come aree di campagna) e le “smart aziende agricole” non sono contemplate per l’ad di Tim, che indica nelle “smart city” la dimensione minima necessaria per lo sviluppo di una rete 5G (vedi La sperimentazione 5G di Tim a Torino).

Il video del 28 giugno dell’audizione in Commissione Trasporti e Telecomunicazioni alla Camera dei vertici di Tim

4G indietro nella Ue, adozione sotto il 40%

C’è una serie di fattori che frena il 5G in Europa. Ecco quali.

Secondo GlobalData, parlano i numeri. L’adozione del 4G nella Ue è inferiore al 40%, a fronte di una percentuale del 56% in Cina, del 60% in Giappone, del 70% negli Usa e del 76% in Corea del Sud.

Ciò significa che in passato gli operatori europei sono stati più lenti ad investire nel 4G rispetto ai competitor globali, in molti casi la copertura 4G è più bassa nella Ue che altrove nel mondo, tanto che anche l’adozione di nuove tecnologie, come ad esempio l’Lte Advanced, in Europa è stata più lenta.

E’ quindi prevedibile (e legittimo) che le telco Ue vogliano garantirsi buoni ritorni dai loro ingenti investimenti passati in 3G e 4G prima di investire somme ingenti nello sviluppo del 5G (vedi ‘5G occasione di business per le telco’. Intervista a Aurelio Nocerino di Accenture).

Copertura in fibra più bassa nella Ue

Secondo i dati di GlobalData, soltanto il 40% dei siti delle celle mobili in Europa occidentale ed orientale sono connessi in fibra, con una percentuale crescente nel Nord Europa.

Per il pieno sviluppo del 5G è necessaria la trasmissione in fibra fra le stazioni base mobili (vedi i tre ingredienti del 5G secondo Fastweb).

 

Quadro regolatorio difficile

Il quadro regolatorio della Ue in materia di spettro radio è instabile, secondo le telco. Troppi paletti? Ad esempio, alcune bande individuate a livello internazionale per il 5G, come i 28 Ghz, non sono disponibili nella Ue, diversamente da altre aree del mondo. Inoltre, il dibattito sulla net neutrality non è ancora stato risolto a Bruxelles, il cui piano per il 5G è invece alquanto stringente.

 

Per le telco Ue troppo timida sul 5G

Le maggiori telco europee, rappresentate da Etno e Gsma, contestano alla Commissione Ue una certa timidezza nella gestione dello spettro e sul fronte degli incentivi all’investimento per la industry.

Le regole per l’acquisizione dei siti mobili nel nostro continente tendono ad essere più severe in Europa rispetto ad altre aree, Usa e Asia in primis (vedi perché la Cina ci punta forte).

5G, sviluppo su piccola scala

Finora, al di là degli annunci, i primi progetti per il 5G nella Ue sono limitati a rollout locali e di piccole dimensioni e legati a poche aziende con sostegno pubblico.

Detto questo, la Commissione Europea sta lavorando sodo per spingere il lancio e gli investimenti privati del 5G soprattutto mettendo a disposizione nuove porzioni di spettro, promuovendo una rapida adozione del nuovo standard e le collaborazioni fra diversi player per semplificare le procedure.

Ma alcuni osservatori spostano ancora più in là, fino al 2025, lo sviluppo delle nuove reti.

Previsioni

Secondo stime di GlobalData, il 5G non supererà il 5% delle sottoscrizioni delle maggiori telco europee nei prossimi anni. Di certo il nuovo standard arriverà, ma ci vorrà tempo e pazienza.

Altre stime arrivano dal Cisco Visual Networking Index, secondo cui nel 2021 il 5G rappresenterà l’1,5% del traffico dati mobile, dopo la standardizzazione tecnologica in atto e grazie soprattutto alla crescita esponenziale dei video in mobilità e di applicazioni come la realtà virtuale.