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Internet of Things, in Italia mercato da 7,3 miliardi nel 2021 e 110 milioni di oggetti connessi (+21%)

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Sono 110 milioni gli oggetti connessi e attivi in Italia, poco più di 1,8 per persona, un numero destinato a crescere anche in virtù dei circa 30 miliardi di euro dedicati, presenti nel Pnrr.

Cresce in Italia il mercato dell’Internet of Things, con 110 milioni di oggetti connessi nel 2021, in aumento del 21% rispetto al 2020 a fronte di un giro d’affari di 7,3 miliardi di euro, sopra i livelli pre-Covid (nel 2019 valeva 6,2 miliardi). E’ quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, che sottolinea come una ulteriore spinta arriverà dal Pnrr, con 30 miliardi di euro destinati a progetti dedicati.

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Aziende interessate

“Il mercato si trova in una fase di grande sviluppo. Aziende, Pubbliche Amministrazioni e consumatori sono sempre più interessati a gestire da remoto asset e dispositivi smart, attivandone servizi e funzionalità avanzate”, afferma Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio IoT.

Segmento consumer

Sul fronte ‘consumer’ alcuni esempi di dispositivi connessi sono le smart Tv, gli speaker audio e le luci intelligenti, oltre ai dispositivi di sicurezza domestica e gli elettrodomestici smart. Sul fronte delle Pmi alcuni esempi sono le macchine agricole connesse, oppure i macchinari industriali che permettono, sfruttando la lettura dei dati, di anticipare il malfunzionamento.

L’Osservatorio ha condotto anche un’indagine che ha coinvolto 95 grandi imprese e 302 Pmi italiane in ambito Industrial IoT, da cui emerge che ben l’80% delle grandi aziende ha attivato servizi a valore aggiunto basati sull’Internet of Things (+4% rispetto al 2020).
   

Nel PNRR 30 miliardi di euro destinati a progetti abilitati dall’Internet of Things

Molti degli investimenti previsti all’interno del Piano – dalla Smart Factory alla Smart City, passando per lo Smart Building e l’Assisted Living – riguardano ambiti in cui l’Internet of Things può giocare un ruolo chiave, per 30 miliardi di euro di risorse complessive.

“Nei prossimi anni siamo chiamati ad una sfida che determinerà il futuro delle prossime generazioni – afferma Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things –. La transizione ecologica potrà essere supportata da processi più efficienti, strumenti smart che permettano di ridurre i consumi di energia e di prevedere quando un macchinario ha bisogno di manutenzione, prima che questo si guasti. Su tutti questi fronti l’Internet of Things può svolgere un ruolo importante e la riprova di questo sta nei quasi 30 miliardi di euro contenuti nel PNRR che riguarderanno progetti basati su tecnologie IoT”.

PNRR e Internet of Things

In totale le risorse all’interno del PNRR che potranno interessare il settore dell’Internet of Things ammontano a 29,78 miliardi di euro. Di questi, 14 miliardi sono stanziati per ambiti che riguardano la Smart Factory, 4 miliardi per l’Assisted Living, in particolare per quanto riguarda la telemedicina. Il tema Smart City è toccato all’interno di varie Missioni, con 2,5 miliardi di euro in Rigenerazione Urbana (Missione 5), altri 2,5 miliardi per la Gestione del rischio di alluvione e del rischio idrogeologico (Missione 2). 900 milioni per una Rete idrica più digitale, con l’obiettivo di ridurre le perdite e ottimizzare i consumi. Anche l’ambito Smart Building è presente in maniera trasversale: i temi toccati sono l’efficienza energetica e la sostenibilità. E sempre all’interno di questo ambito rientra parte degli investimenti destinati alle Smart Grid: 3,6 miliardi per migliorare l’efficienza della rete e aumentarne la capacità, così da favorire, ad esempio, il passaggio a riscaldamento e raffrescamento con pompe di calore e, in generale, una migliore gestione della produzione distribuita di energia elettrica.

Accanto a questi ambiti principali, ulteriori interventi sono legati indirettamente alle tecnologie Internet of Things, per consolidarne l’infrastruttura abilitante, come i quasi 7 miliardi di euro previsti per le reti ultraveloci (banda ultra-larga e 5G), agli 8,4 miliardi destinati al rinnovo di mezzi di trasporto quali treni, autobus e navi, o ancora ai 4,8 miliardi per la digitalizzazione della logistica.

L’Industrial IoT

L’Osservatorio ha condotto un’indagine che ha coinvolto 95 grandi imprese e 302 PMI italiane in ambito Industrial IoT, da cui emerge che ben l’80% delle grandi aziende ha attivato servizi a valore aggiunto basati sull’Internet of Things (+4% rispetto al 2020). “In 2 aziende su 3 – evidenzia Giovanni Miragliotta, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things – il contesto legato al Covid ha avuto ripercussioni sulle decisioni di investimento in nuovi progetti di Industrial IoT. Il 36% delle grandi imprese e il 40% delle PMI ha deciso di aumentare gli investimenti. Una percentuale più bassa, rispettivamente il 31% e il 23%, ha invece ridotto il budget destinato a questi progetti. Il fatto che sia maggiore il numero delle imprese che ha deciso di investire costituisce un segnale incoraggiante, che può essere in parte attribuito anche agli ingenti investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in area Industria 4.0″.

PMI meno consapevoli

Tuttavia, se da un lato le grandi aziende hanno ben chiare le potenzialità di tali misure (il 70% ritiene che il PNRR porterà grandi opportunità per investire in tecnologie IoT), dall’altro le PMI non sanno fornire un parere in relazione a tale tematica (28% del campione), dimostrando ancora una certa distanza rispetto al tema. La dimensione aziendale determina anche il livello di conoscenza delle applicazioni di Industrial IoT. Se infatti il 96% delle grandi aziende che hanno partecipato all’indagine dichiara di conoscere le soluzioni IoT per l’Industria 4.0, solo il 46% delle PMI ne ha sentito parlare. Il 69% delle grandi aziende ha avviato almeno un progetto, mentre solo il 27% delle PMI ha fatto altrettanto. Rispetto al 2020 si registra una lieve riduzione del gap esistente tra grandi imprese e PMI in termini di conoscenza (-3%) e a un lieve aumento per quanto riguarda la diffusione dei progetti (+3%), segnali che evidenziano come le PMI non riescano ancora a dare una svolta decisiva verso l’innovazione in ottica 4.0.

Le tecnologie

Le tecnologie Low Power Wide Area (LPWA) in banda non-licenziata sono sempre più adottate per lo sviluppo di soluzioni IoT in virtù di una maturità tecnologica che si sta consolidando e di una diffusione sempre più ampia. “Il 2021 è stato un anno rilevante per le tecnologie LoRaWAN e SigFox – spiega Antonio Capone, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things -. LoRaWAN è stato formalmente riconosciuto come standard dall’International Telecommunication Union (ITU-T), il principale ente di standardizzazione delle tecnologie di comunicazione, mentre SigFox ha lavorato per consolidare la sua presenza sul mercato e sul dispiegamento di nuove reti.”.

Sul fronte dell’interoperabilità, prosegue l’evoluzione delle tecnologie abilitanti e il rafforzamento degli ecosistemi. In particolare, nel corso del 2021 si è consolidato lo sforzo delle aziende membri della Connectivity Standard Alliance (CSA) verso la stesura delle specifiche di Matter, il nuovo protocollo per l’interoperabilità della Smart Home, seppur in ritardo sulla timeline definita nel 2020. Le prime dimostrazioni, presentate al CES di Las Vegas a inizio 2022 testimoniano il buon livello di avanzamento delle specifiche definite ad oggi e la crescente maturità della tecnologia a supporto degli standard presenti sul mercato.