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18App, nasce la ‘Carta G’ in sostituzione del “Bonus Cultura”. Tetto ISEE a 35mila euro e voto di maturità

L’approvazione degli emendamenti alla “Manovra” 2023, la prima del governo di centro-destra guidato da Giorgia Meloni, si sta rivelando più ardua del previsto, a causa di tensioni interne alla maggioranza ed alla come sempre difficile mediazione tra maggioranza e opposizione.

Il lavoro della Commissione Bilancio, per chiudere l’esame degli emendamenti alla Finanziaria 2023, è andato avanti senza soluzione di continuità per 11 ore (la riunione è iniziata alle 19:30 di ieri sera), anche nella notte… La seduta-fiume riprende nella giornata di oggi martedì 20 dicembre alle ore 13, e la questione “Bonus Cultura assume una sua valenza importante, non soltanto simbolica, anche perché si tratta di un provvedimento concreto (e… tangibile), sebbene non abbia ovviamente l’importanza di una questione come l’obbligo di pagamento con “pos”…

I lavori sono stati sospesi alle 2:30 di questa mattina per una serie di “incontri bilaterali” tra il Governo e i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione, per mettere a punto le richieste di modifica da far confluire in manovra. Si sta completando la stesura degli emendamenti dei relatori (dovrebbero essere una decina circa), e si sono chiusi alcuni temi come il nuovo “Bonus Cultura”.

Dovrebbero essere esaminati anche i subemendamenti alle proposte di modifica, che il Governo ha depositato tra domenica sera e le prime ore di lunedì. Se si dovesse chiudere l’intesa sugli emendamenti con i gruppi parlamentari, l’intenzione è quella di riprendere subito le votazioni e proseguire ad oltranza con il mandato al relatore. In caso contrario, sarebbe inevitabile una pausa per fare il punto con l’Esecutivo. Un’intesa in Commissione potrebbe portare ad un esame molto accelerato del provvedimento, che si stima si possa concludere nel giro di tre o quattro ore. In ogni caso, si punta a non andare oltre le 13 o al massimo le 14 di oggi, per rispettare i tempi indicati dalla conferenza dei Capigruppo, che ha fissato per le 13 di domani mercoledì 21 l’approdo in Aula di Montecitorio della manovra.

Finora, comunque, non è stato approvato nessun emendamento: basti osservare che, nella nottata, ne sono stati bocciati un centinaio e accantonati oltre 400… Per la precisione, più di 420 emendamenti accantonati, 10 ritirati, tutte respinte le 100 proposte di modica delle opposizioni ammesse al voto, ancora da esaminare più di 800 emendamenti, oltre a quelli presentati ieri dal Governo e quelli, sottoscritti dai relatori, che ancora non sono stati depositati…

In ogni caso, va osservato che, ancora una volta, la Legge di Bilancio si dimostra un calderone confuso e malamente accelerato…

Anche se occhi privilegiati (…) hanno avuto chance di leggere il testo (poche righe) del cosiddetto “emendamento correttivo” (si tratterà di un emendamento parlamentare, non del Governo) della proposta che ha scatenato una tempesta mediatica da una decina di giorni – da quando è stata annunciata l’abolizione e poi la revisione soltanto della misura “18App” – siamo ancora lontani dalla stesura definitiva del rinnovato “Bonus Cultura”: il Governo è intenzionato a mettere sicuramente un “filtro”, correlato al livello reddituale delle famiglie dei neo 18enni, ma viene presa in considerazione un altro meccanismo, correlato ad una forma di premialità per merito.

La nuova “card” si chiamerà “CartaG” ed avrà due paletti: livello di reddito familiare e merito scolastico

La nuova “card” si chiamerà “CartaG”, ed andrà a sostituire “18App”.

In sostanza, si sta studiando una sorta di “doppio binario” di filtro: il reddito familiare ed il merito scolastico.

Il reddito dovrebbe essere quantificato nell’ordine di 35.000 euro, dato che l’opzione 25.000 euro avrebbe escluso una parte significativa delle famiglie italiane.

Per quanto riguarda la “misurazione” del “merito”, si ragiona su un meccanismo che vada a premiare gli studenti che hanno acquisito un voto di 100 centesimi all’esame di maturità. Va ricordato che sono state introdotte, negli ultimi anni, delle misure di tipo premiale, nel sistema scolastico italiano, che prevedono tra l’altro la riduzione delle tasse scolastiche per studenti particolarmente meritevoli. Il Ministero dell’Istruzione (ex Miur) assegna premia gli studenti più meritevoli. Se si ottiene “100 e lode” all’esame di maturità, sono previsti diversi incentivi: benefici e accreditamenti per l’accesso alle biblioteche, ai musei e agli istituti di cultura; ammissione a tirocini di formazione; partecipazione a iniziative organizzate da centri scientifici nazionali; viaggi di istruzione; premi in denaro… Alcune università prevedono l’esonero totale dai costi di iscrizione per gli studenti con “100 e lode” (in questi atenei, cioè, le matricole non pagano le tasse e versano solo l’imposta di bollo e la tassa regionale per il diritto allo studio). Esiste anche un premio in danaro, di importo variabile. La somma viene elargita dalla scuola e l’ammontare cambia a seconda della quantità degli aventi diritto. In sostanza, più studenti ottengono “100 e lode” e più il premio si riduce. Questa iniziativa è stata lanciata per la prima volta nel 2007, anno in cui il premio era molto consistente: i maturanti del 2007, infatti, hanno ottenuto ben mille euro. Nel 2020, invece, i maturandi con lode hanno ricevuto solo 95 euro a testa… Secondo una indagine di “Tuttoscuola”, in 10 anni la percentuale dei “100 e lode” è decuplicata. Nella maturità del 2022, sono stati circa 16mila i “lodati”, corrispondenti al 3,2 % del totale dei diplomati.

Allo studio anche una eventuale “duplicazione”, in caso di compresenza dei due fattori (reddito basso e voto alto), il che consentirebbe ai giovani di acquisire un “bonus” doppio, ovvero 500 euro + 500 euro e quindi complessivamente 1.000 euro.

La cosiddetta “copertura” dovrebbe esserci comunque, anche perché va ricordato che nei primi 6 anni di applicazione del “Bonus Cultura” è stato speso soltanto un 70 % (circa) della dotazione complessiva messa a disposizione dallo Stato, ovvero soltanto 1.076 milioni di euro su un totale di 1.550 milioni di euro (vedi il dossier IsICult per “Key4biz” del 12 dicembre 2022, ““Bonus Cultura”, tra fake news e pie illusioni? I numeri di 18app negli ultimi 6 anni”, ed i successivi articoli; si segnala che il dossier IsICult è stato ripreso ieri anche dal quotidiano “il Fatto Quotidiano”, in un lungo articolo – richiamato in prima pagina – a firma di Leonardo Bison, “Bonus Cultura. 18app in breve: funziona poco però fa felici editoria e musica”).

Tra le novità previste nell’emendamento anche l’introduzione di un sistema di specifiche sanzioni, per evitare l’uso improprio del Bonus, che andrebbe a colpire gli esercenti che si dovessero prestare a irregolarità.

Una volta approvato il “quadro” generale della misura, i dettagli dell’intervento verrebbero definiti a gennaio, dopo un confronto del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano con le categorie interessate: con questa modalità consultiva, verrebbe anche in qualche modo ridefinito il “perimetro” dell’intervento, ovvero il “paniere” delle “spese culturali” cui si potrà accedere con la “Carta G”…

Il testo dell’emendamento non è ancora nella sua versione definitiva: ieri pomeriggio, a margine degli incontri con maggioranza e opposizione alla Camera sulle modifiche alla Legge di Bilancio, il Sottosegretario all’economia, Federico Freni (Lega Salvini) ha precisato che la norma sul Bonus Cultura “sarà modificata con la riformulazione di un emendamento parlamentare”.  

Giordano Sangiorgi (Coordinamento StaGe! & Indies): “Una carta della cultura che vada verso i giovani meno abbienti e le zone culturalmente svantaggiate”

In argomento, va segnalato che è di ieri pomeriggio la rinnovata presa di posizione di Giordano Sangiorgi, in rappresentanza del Coordinamento di StaGe! & Indies (che si autodefinisce “la filiera della musica indipendente ed emergente”) che ha dichiarato di voler rispondere “all’appello del Governo di sedersi intorno a un tavolo da subito e ragionare su come migliorare la misura dell’App18 che nella sua bontà di proposta purtroppo in alcune sue applicazioni ha creato disparità tra i generi culturali, una parità economica tra giovani che non esiste nella realtà”. Secondo Sangiorgi, la misura “deve aiutare maggiormente i giovani in difficoltà e meno abbienti”, si deve “limitare gli abusi e le truffe”, e “deve supportare, trattandosi di soldi pubblici, le imprese italiane che producono, distribuiscono e diffondono cultura letteraria, musicale, teatrale e di tutte le altre arti e spettacoli dal vivo in modo equanime, e non favorendo in alcun modo le multinazionali con sedi all’estero”. Sostengono ancora StaGe! & Indies: “tra le tante misure che sono state evocate per una nuova Carta della Cultura, ci trova certamente d’accordo quella della  limitazione reddituale, favorendo con la stessa cifra, anzi magari aumentandola per avere un maggiore accesso, i giovani dei ceti meno abbienti nel loro rapporto con la cultura, cosi come ci trova certamente d’accordo quella di equiparare maggiormente le spese per generi culturali e soprattutto che ogni acquisto vada a finire solo ed esclusivamente presso aziende italiane che fatturano, producono, operano, pagano le tasse e lavorano nel nostro Paese, e favorendo l’acquisto presso i circuiti commerciali e i negozi fisici del nostro Paese supportando così l’occupazione del mondo del commercio fisico come le librerie, i negozi di dischi, le prevendite fisiche e tanti altri esercizi commerciali schiacciati dai monopolisti on line”.

In sintesi, Sangiorgi chiede una “carta della cultura che vada verso i giovani meno abbienti e le zone culturalmente svantaggiate”. Questa seconda istanza scaturisce dalla verifica del profondo e grave “divario” tra Nord e Sud, che abbiamo denunciato anche su queste colonne (vedi “Key4biz” del 2 dicembre 2022, “L’Italia divisa in due: cresce il divario culturale tra Nord e Sud”).

Barbara Floridia (M5s): “sbagliato legare il Bonus Cultura ai voti scolastici, ma ragionevole introdurre un tetto reddituale, però 25.000 euro è una soglia inadeguata”

Ieri sera Barbara Floridia, la Capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato, ha manifestato la propria contrarietà rispetto all’introduzione del meccanismo premiale, mostrandosi possibilista rispetto al limite reddituale: “la proposta di legare il riconoscimento del Bonus Cultura in misura maggiore ai diciottenni con voti alti è sbagliata in radice. La 18app ha l’obiettivo di rendere più fruibile l’accesso alla cultura: i “poco meritevoli” potrebbero averne maggiore bisogno, proprio perché si tratta di uno strumento che aiuta i ragazzi che hanno più necessità di stimoli culturali. Se vuole davvero riconoscere il merito agli studenti, il governo dovrebbe semmai aumentare i fondi per le borse di studio, anziché virare su queste forme di distrazione di massa. Quanto al limite Isee del nucleo familiare a cui appartiene il ragazzo, questo potrebbe anche essere un elemento su cui ragionare per riconoscere il Bonus, ma quella dei 25.000 euro è una soglia troppo bassa, che taglierebbe fuori l’intero ceto medio ed oltre italiano. La cultura è il principale strumento per abbattere le disuguaglianze, non per crearne di nuove”.

La tesi di Floridia merita una riflessione accurata da parte di Governo e Parlamento: chi si vuole “agevolare” di più esattamente?!

Va osservato che, secondo dati Istat recenti, nel 2020 si stima che le famiglie residenti in Italia abbiano percepito un reddito netto pari in media a 32.812 euro, ossia 2.734 euro al mese (fonte Istat, Report “Condizioni di vita e reddito delle famiglie – Anni 2020 e 2021”, pubblicato il 10 ottobre 2022).

Anche in questo caso, si ha conferma del “divario territoriale”, osservando che al Nord il livello medio è nell’ordine di 36mila euro, che scendono a 34mila al Centro, ed a 27mila euro al Sud (incluse le Isole). E si ricordi che i percettori del “reddito di cittadinanza” sono un 5 % del totale delle famiglie italiane, così differenziate nelle quote percentuali: 1,7 % al Nord Est, 2,9 % al Nord Ovest, 3,6 % al Centro, 10,7 % al Sud… Su questi temi, vedi anche “Key4biz” del 29 agosto 2022, “Truenumbers. Il reddito medio in Italia è di 2.637 euro al mese”.

Da una recentissima elaborazione Cerved (“Bilancio di welfare delle famiglie italiane 2022”, pubblicato a fine novembre 2022), emergerebbe la seguente “segmentazione delle famiglie per condizione economica”, secondo una efficace tassonomia convenzionale (“debolezza” / “autosufficienza” / “livello medio” / “benessere” / “agiatezza”).

Secondo questa fonte, le famiglie con un reddito medio di circa 26mila euro sarebbero il 24 % del totale delle famiglie italiane; quelle con un reddito medio intorno a 34mila euro rappresentano un altro 24 % del totale delle famiglie…

È evidente che elevare la soglia dei 25.000 euro alla soglia dei 35.000 euro – come da testo dell’emendamento in bozza che abbiamo avuto occasione di leggere – andrebbe ad ampliare notevolmente la platea dei 18enni beneficiari, soprattutto della “classe media”: quella fascia di popolazione che in caso di introduzione di un “tetto” Isee di 25.000 euro finirebbe invece per essere penalizzata.

Questa mattina, la ex Sottosegretaria alla Cultura Anna Laura Orrico, attualmente Capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione cultura alla Camera, in modo assai aspro: “muore la 18App e nasce la Carta del merito, per dire ai giovani che non sono tutti uguali in base al reddito e che solo quelli con i voti alti devono continuare a cibarsi di cultura. Follia e assoluta mancanza di buon senso del Governo Meloni”.

Non meno duro Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che questa mattina twitta: “è folle! Il Governo Meloni ha tolto 230 milioni di euro da 18App e regala 890 milioni alle società di serie A (si tratta della prospettata possibilità di consentire alle società multimilionarie della “Serie A” del Calcio di spalmare i debiti che hanno verso lo Stato, n.d.r.). Uno schiaffo alla cultura e ai giovani, una marchetta ai presidenti di un calcio pieno di debiti. Noi siamo gli unici a protestare, gli altri tutti zitti. Follia pura”.  

Da segnalare anche che nel pomeriggio di lunedì scorso (17 dicembre) si era registrata una presa di posizione di Forza Italia, con la Presidente dei Senatori di Forza Italia, Licia Ronzulli, che ha dichiarato “abbiamo dato il nostro determinante contributo per evitare che il Bonus Cultura venisse abolito”.

Pierluigi Bernasconi (Univideo): “in aggiunta all’App18 e al Bonus Insegnanti, anche un Bonus Famiglia per il consumo culturale”

Merita anche essere segnalato quanto sostenuto la settimana scorsa da una delle ormai più deboli associazioni imprenditoriali dell’audiovisivo italiano, qual è Univideo, che rappresenta le imprese del settore dell’“Home Video Entertainment”, che ha incontrato la Sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni (Lega Salvini)ed il Direttore Generale del Cinema e Audiovisivo (Dgca) del Mic Nicola Borrelli. Univideo ha rilevato che nel 2021 sono stati “oltre 5,5 milioni gli italiani che hanno acquistato almeno un prodotto audiovisivo su supporto fisico, che hanno favorito un effetto moltiplicativo nella fruizione totale di film e contenuti di intrattenimento che ha coinvolto circa 20 milioni di italiani. A questi si devono aggiungere tutti gli utenti che hanno noleggiato o acquistato contenuti audiovisivi in forma digitale e che, presumibilmente, sono alcune decine di milioni”… Il Presidente di Univideo Pierluigi Bernasconi ha chiesto al Governo l’estensione del “tax credit” al settore produttivo dell’Home Video Entertainment, il mantenimento delle “finestre temporali” attuali nella cronologia di sfruttamento commerciale dei prodotti audiovisivi, la riduzione dell’Iva sui prodotti audiovisivi e più in generale sui prodotti culturali dal 22 % al 5 %… E, infine, “in aggiunta all’App18 e al Bonus Insegnanti, anche di un Bonus Famiglia per il consumo culturale. Ogni famiglia italiana potrà così acquistare ogni anno prodotti culturali, tra cui dvd e blu-ray, deducibili fiscalmente, per un importo da stabilire”…

Come dire?!

Ogni “anima” del sistema culturale italiano cerca di portare a sé ovvero di estendere le dimensioni di una “coperta” assistenziale (perché questo è, va rimarcato con chiarezza, al di là della oggettiva stimolazione della domanda determinata da un intervento della mano pubblica) la cui efficienza ed efficacia è ancora tutta da dimostrare, in assenza di strumenti valutativi adeguati.

Ci sembra di comprendere che Governo e Parlamento (maggioranza) abbiano accolto soltanto in parte quel che l’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult ha proposto qualche giorno fa su queste colonne, ovvero una rimodulazione della misura strutturata su 4 assi (vedi “Key4biz” del 14 dicembre 2022, “Il ‘Bonus Cultura’ sarà rimodulato, ma come?”):

Conclusivamente, comunque, ancora una volta si matura comunque l’impressione di un “policy making” approssimativo e nasometrico, non basato su una adeguata conoscenza tecnica delle dinamiche in atto (ricordiamo che su “18App” non è mai stata effettuata una valutazione di impatto ed incredibilmente non sono disponibili nemmeno dati completi sulla spesa dei 18enni nelle varie categorie “merceologiche”!) né su una adeguata consultazione delle categorie interessante (nel caso in ispecie, si ricorda che non esistono soltanto le associazioni degli imprenditori, ma anche quelle degli autori e dei creativi, così come il Consiglio Nazionale Giovani – Cnu che opera presso il Dipartimento per le Politiche Giovanili della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che non ci risulta sia stata ascoltato in materia)…

Dossier IsICult per “Key4biz” e successivi aggiornamenti:

lunedì 12 dicembre 2022

mercoledì 14 dicembre 2022

venerdì 16 dicembre 2022

[ Articolo chiuso in redazione alle ore 13 di martedì 20 dicembre 2022. ]

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