La trattativa

Vivendi-Mediaset, segnali di disgelo. Le ipotesi sul tavolo

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Dopo la sentenza della Corte di Giustizia Ue, avviata la trattativa fra Mediaset e Vivendi per comporre la lite giudiziaria e rilanciare se possibile un progetto comune.

Primi segnali di pace fra Vivendi e Mediaset, dopo la telefonata “cordiale” fra i rispettivi Ceo, il francese Arnaud de Puyfontaine e l’italianissimo Pier Silvio Berlusconi in seguito alla pronuncia della Corte di Giustizia Ue che di fatto ha “scongelato” la quota del 19,9% del gruppo transalpino nel Biscione decretando una vittoria non da poco per il gruppo francese nel lungo contenzioso in atto fra le parti.

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Primi segni di disgelo

Agcom si è rivolta all’Avvocatura dello Stato, in attesa di un nuovo pronunciamento nel merito sulla sentenza europea del Tar fissato per il 16 dicembre. Ma nel frattempo, si intravedono i primi segni di disgelo fra le parti, dopo quattro anni di guerra a suon di carta bollata, con il titolo Mediaset che nonostante l’esito negativo della sentenza europea ha guadagnato in borsa, sulle ali del possibile ingresso del gruppo di Cologno nella partita della rete unica. C’è da dire però che negli ultimi due anni il titolo ha ceduto due terzi del suo valore a Piazza Affari, fa notare Le Figaro.

In breve, come scrive il quotidiano francese, tutte le barriere erette dalla famiglia Berlusconi per difendersi da Bollorè sono cadute, portando con sé anche la Legge Gasparri che vietava il controllo incrociato di quote eccessive in Mediaset e Tim in ossequio al Tusmar, che andrà riscritto.

Ma a questo punto sembra che i due patriarchi, Berlusconi e Bollorè, abbiano capito che è il momento di fare la pace.

Il mercato scommette sulla riconciliazione

Il mercato adesso scommette sulla riconciliazione e sul ruolo concreto che il gruppo controllato da Fininvest potrà assumere, se non altro indirettamente, nella partita della rete unica. Un interesse buttato lì da Mediaset, che ha creato non poco scompiglio nel mercato delle Tlc.

La virata in terreno decisamente positivo di Mediaset in borsa arriva nonostante una semestrale piuttosto negativa in termini di risultati, su cui pesa il calo del mercato pubblicitario dovuto alla pandemia, con ricavi a 1.166 miliardi di euro, in diminuzione rispetto a 1.482 miliardi dello scorso anno, a fronte di una perdita di 18,9 milioni rispetto a utili per 102 milioni dello stesso periodo del 2019.

Rischio minestrone

Il direttore finanziario di Mediaset Marco Giordani ha detto che, una volta risolta la buriana giudiziaria che vede il gruppo contrapposto ai francesi con una richiesta di risarcimento di 3 miliardi (che andrà composta in qualche modo) il gruppo potrebbe valutare un suo ingresso nel mondo delle Tlc. Non si sa bene in che modo, vedremo.

Quel che è certo è che l’ipotesi di un ingresso nella rete unica da parte di Mediaset non piace a Luigi Gubitosi, ad di Tim, che dopo l’uscita del Biscione ha dovuto assistere anche alla contromossa analoga da parte della Rai. Un effetto trascinamento, che rischia di creare un grande pasticcio o minestrone, che dir si voglia, nella delicata partita della banda ultralarga.

Pace sì, ma come?

Fare la pace, ok, ma su quali basi? Dopo quattro anni di conflitto, il panorama dei media è cambiato. Il progetto iniziale di Vivendi di creare una Netflix del Mediterraneo mettendo insieme Canal+, Mediaset Premium e Tim (controllata dalla stessa Vivendi) non è più attuale. Netflix ha preso troppo vantaggio, Comcast ha rilevato Sky e Disney + è sbarcata sul mercato. D’altro canto, il progetto di Mediaset di creare un gruppo televisivo paneuropeo facendo confluire le sue attività italiane e spagnole, con in più quelle tedesche di ProSieben (di cui detiene un quarto dei diritti di voto) non interessa affatto a Vivendi, che è riuscita a sabotare il progetto Media For Europe (MFE) perché considera incerto il futuro della tivù lineare.

Ci vorrà quindi molto ingegno per trovare un compromesso fra le parti su un progetto industriale comune accettabile per entrambi i pesi massimi coinvolti nel negoziato. Anche perché la famiglia Berlusconi pretende ancora un risarcimento di circa 3 miliardi per il dietrofront all’acquisto di Premium, senza dimenticare che su Bollorè e De Puyfontaine pende una causa per aggiotaggio.

Le carte dei contendenti

Prima di sedersi al tavolo delle trattative, i due avversari mettono in fila le loro carte. Vivendi ha guadagnato in sede legale il diritto di azionista a tutti gli effetti, e di partecipare appieno in modo imprescindibile alle votazioni in assemblea. Inoltre, dispone di asset come Canal +, la maggioranza relativa in Tim e una quota del 20% nel primo produttore mondiale di contenuti Banijay-Endemol.

Dal canto suo, Mediaset dispone ancora della sua denuncia penale nei confronti di Bollorè e De Puyfontaine per aggiotaggio e nel frattempo è diventato uno dei principali gruppi audiovisivi europei con ProSieben.

Ipotesi americana per Mediaset?

Le soluzioni possibili sono diverse: un ritiro progressivo di Vivendi dal capitale di Mediaset; o, al contrario, l’acquisto totale di Mediaset da parte del gruppo francese.

A meno che non si materializzi un terzo scenario. Secondo Le Figaro, un gruppo americano avrebbe fatto pervenire un’offerta di acquisto a Meidaset già la scorsa primavera. Vedremo come andrà finire.