La lite

Vivendi-Mediaset, il tempo stringe per un accordo in extremis

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Vivendi-Mediaset, il tempo stringe per un accordo in zona Cesarini. Prima scadenza il 16 dicembre con l’udienza al Tar del Lazio. Intanto il gruppo francese deve fare i conti con il downgrade di S&P.

Vivendi-Mediaset, il tempo stringe per un accordo in zona Cesarini che ogni giorno sembra ormai improbabile. Lo stallo fra le parti, in lite ormai dall’estate del 2016 quando il gruppo francese mandò a monte l’acquisizione di Premium su cui si era impegnata, non accenna a sbloccarsi. In ballo c’è una richiesta di risarcimento danni da parte della famiglia Berlusconi al gruppo di Vincent Bollorè da 3 miliardi di euro, in seguito anche al tentativo di scalata ostile da parte dei francesi e del successivo intervento di sterilizzazione della quota francese del Biscione in un trust, dove è conservato il 19,9% delle quote.

Trattativa a vuoto

Nulla di fatto dal tentativo di aprire un dialogo fra le parti avviato a settembre scorso fra Piersilvio Berlusconi e Arnaud de Puyfontaine, dopo la vittoria francese alla Corte di Giustizia Europea, che ha annullato di fatto la norma italiana (Legge Gasparri) che imponeva la sterilizzazione della quota del 19% di Vivendi nella fiduciaria Simon.

Resa dei conti il 16 dicembre al Tar del Lazio

E ora il tempo stringe davvero, per evitare che la lite si trasferisca nelle aule dei tribunali. La prima scadenza è fissata il 16 dicembre, quando è stata fissata l’udienza al Tar del Lazio sul destino della delibera Agcom scaturita poi nel congelamento delle quote di Vivendi in Mediaset. C’è da dire che nel frattempo la scorsa settimana L’Avvocatura dello Stato ha chiesto al Tar di rinviare la decisione.

Emendamento salva-Mediaset

La valutazione è legata all’entrata in vigore (dal 4 dicembre) della norma cosiddetta salva-Mediaset, l’emendamento anti scalata inserito Dl Covid del 27 novembre scorso, che prevede un regime transitorio di sei mesi con poteri di istruttoria (fino a sei mesi) dati ad Agcom sulle operazioni sensibili che riguardino soggetti che operino “contemporaneamente” nel mercato di media e tlc, come Vivendi primo azionista in Tim con il 23,9% e secondo in Mediaset (28,8% e 29,9% dei diritti di voto, ma in parte segregati nel trust Simon Fiduciaria). Udienza e decisione potrebbero arrivare a gennaio-febbraio.

Agcom pronta ad avviare istruttoria

Agcom, secondo quanto riferito dalla Reuters, potrebbe avviare già la prossima settimana una nuova istruttoria sulle partecipazioni incrociate detenute da Vivendi in Mediaset e Tim.

L’avvio dell’istruttoria, della durata massima di sei mesi, potrebbe essere deciso dal prossimo consiglio fissato il 14 dicembre, secondo il Sole 24 Ore, due giorni prima dell’udienza del Tar sul ricorso di Vivendi.

Nelle intenzioni dell’Avvocatura dello Stato, finché l’Agcom non abbia terminato il suo procedimento sul caso, è meglio non decidere. Ma Vivendi non sarà certo d’accordo e sarà invece pronta a sua volta a fare ricorso, forte della pronuncia positiva della Corte Ue dello scorso 3 settembre.

Vivendi fa i conti con il downgrade di S&P

Vivendi, nel frattempo, deve fare i conti con il downgrade incassato la scorsa settimana da S&P. La società di rating ha tagliato l’outlook della conglomerata francese dei media perché intenzionata a cedere quasi la metà delle quote in Universal Music Group, la sua principale fonte di guadagno nei prossimi 18 mesi. “Vediamo il rischio che il profilo di business del gruppo possa indebolirsi, se i proventi non saranno reinvestiti in asset di uguale qualità e con simili prospettive di crescita”, sostiene S&P, che ha ritoccato al ribasso l’outlook di Vivendi da “stabile” a “negativo”. Non certo un buon viatico nemmeno per l’affaire Vivendi-Mediaset e nemmeno per il dossier rete unica.

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