L'intervista

‘Usciremo migliori da questa crisi? La comunicazione dice il contrario’. Intervista ad Alberto Contri (IULM)

a cura di Raffaele Barberio |

Come sarà il dopo Coronavirus? Ne abbiamo parlato con Alberto Contri, docente di Comunicazione Sociale all'Università Iulm, e ne è venuta fuori una panoramica articolata sullo stato dell’arte dell’emergenza che riguarda tutti noi.

La pandemia del Covid-19 che tiene bloccata l’economia mondiale è strettamente intrecciata con la comunicazione sugli indirizzi di Governo e il dibattito sulle sempre più discusse origini del virus.

Ne abbiamo parlato con il prof. Alberto Contri, docente di Comunicazione Sociale all’Università Iulm, e ne è venuta fuori una panoramica articolata sullo stato dell’arte dell’emergenza che riguarda tutti noi.  

Key4biz. Lei era già stato molto critico nelle prime settimane sulle modalità di comunicazione del Governo. È cambiato qualcosa?

Alberto Contri. Direi proprio di no. Dei modesti spot con Mirabella e Amadeus abbiamo già parlato. Così come della scarsa disponibilità dei Numeri Verdi e della poco motivante informazione disponibile sui siti ufficiali. Giusto per capire in che cosa si sarebbe potuto fare di meglio, basta dare un’occhiata a questo spot del Dipartimento della Salute dell’Ohio, in grado di far capire all’istante i vantaggi del distanziamento sociale.

È molto cresciuto il numero di virologi e clinici intervistati su tutti i giornali e in tutti i programmi televisivi, a volte in disaccordo tra loro. Ma la confusione non riguarda solo la tv: Ferruccio De Bortoli ha scritto che l’attuale Governo ha istituito”…15 task force per un totale di 448 persone. Per non parlare dei comitati e dei tavoli…”.

L’impressione complessiva che si ricava è di essere su una nave non governata, o pilotata da qualcuno che avendo troppi portolani a disposizione non sa bene quale consultare.

In più colpisce la strana sensibilità sociale dei vertici delle istituzioni scientifiche: in risposta all’osservazione di un giornalista riguardo al desiderio della gente di uscire al sole o andare al mare, il presidente dell’ISS ha detto: “Beh, questa estate il sole lo si potrà magari prendere sul terrazzo“. Dato che non tutti ce l’hanno, e magari ci sono molti che abitano in cinque al piano terra, e pure costretti in cinquanta metri quadri, fa venire in mente la celebre frase attribuita alla regina Maria Antonietta: “Il popolo non ha pane? Che mangino delle brioche“.

Key4biz. C’è anche chi ha messo sul mercato un libro sul virus con straordinario tempismo, e ritiene di saperne di più di tutti i membri del Comitato Tecnico Scientifico. Ec’è anche chi decide di stabilire cosa è fake news e cosa non lo è.

Alberto Contri. Nella “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller – se ricordo bene – c’è la seguente battuta: “Qual è il segreto del successo?” La risposta è: “Soprattutto, mai vergognarsi“. È infatti c’è chi coglie l’occasione della pandemia per farsi avanti dalle retrovie della professione medica, trovare chi gli dà spazio in tv, cambiare rapidamente opinione a seconda della convenienza, buttare giù un libro sull’argomento in quattro e quattr’otto, e diventare un guru ricercato da tutti.

Quanto alle fake news, è in corso una curiosa battaglia. In tutto il mondo si discute se il virus sia di origine naturale o sintetizzato in laboratorio per chissà quali scopi. Dietrologi americani dicono che lo hanno diffuso i cinesi, i cinesi accusano gli americani, ma dato che entrambi si sono comportati in maniera più che discutibile, qualsiasi sospetto è lecito. Anche se la materia è molto complessa, molti si schierano a prescindere, vuoi con la corrente di pensiero mainstream (che sempre più osservatori dicono essere sostenuta dalla grande finanza e da Big Pharma), vuoi con la corrente di pensiero alternativa, in cui si possono trovare le personalità indipendenti, i cosiddetti complottisti, gli eretici, e anche alcuni matti. Ma guai a sollevare qualche dubbio, perché i sostenitori del pensiero dominante ti mettono subito alla gogna iscrivendoti tra questi ultimi.

Key4biz. Ora sono in grande spolvero i “debunker” alcuni dei quali gestiscono siti che pubblicano blacklist di magazine on line e blog inaffidabili.

Alberto Contri. Ho sempre sostenuto che il web è il luogo meno democratico che ci possa essere, e questa ne è una ulteriore dimostrazione. Andando a ben vedere, si scopre che il più famoso sito anti-bufale non è gestito da giornalisti ma da semplici tecnici informatici. Che senza alcun titolo si arrogano il diritto di dare a destra e a manca patenti di correttezza, anche scientifica. Sostenendo a spada tratta l’assoluta veridicità del pensiero mainstream, secondo il quale il Premio Nobel Luc Montagnier è un vecchio rimbambito diventato eretico, perché ha creduto all’omeopatia e alle esigenze di dover innanzitutto rinforzare il sistema immunitario.

A parte ciò, possibile che nessuno si chieda qual è il modello di business di questi siti? Come si finanziano? C’è qualche filantropo che li sostiene?

Tempo fa, il solito virologo presenzialista, di cui non ripeto il nome, ha persino proposto di istituire una sorta di giurì (di cui innanzitutto lui avrebbe fatto parte, of course) che si voleva attribuire il potere di stabilire quali sono le informazioni scientificamente corrette e quali no. Come si vede c’è chi è capace di non vergognarsi mai, nemmeno di una proposta degna di Goebbels. Ma il mondo è di chi se lo prende, ammoniva un vecchio detto.

Key4biz. A proposito di vaccino, i membri del Comitato Scientifico Nazionale e il Ministro della Salute sostengono che non saremo sicuri finché non verrà trovato, e nel frattempo dovremo applicare molte precauzioni senza poter tornare a vivere come prima.

Alberto Contri. Sono sempre più stupito del metodo che viene seguito. Un conto è affrontare l’emergenza, come è stato fatto, un conto è cercare di pianificare tenendo presenti i costi umani e sociali dei rimedi, alcun del tutto impraticabili, come il distanziamento sui metrò e sui mezzi pubblici in generale. Tenendo ben presente – soprattutto grazie ai medici sul campo – che si stanno sperimentando con successo approcci terapeutici in grado di allontanare in buona misura il rischio di polmoniti fatali, e che in tutto il mondo si sta scoprendo che una diagnosi precoce può consentire di curare i pazienti a domicilio con alcuni farmaci oggi a disposizione.

Viste le continue e nuove acquisizioni, ritengo si dovrebbe realizzare immediatamente un progetto di formazione dei medici di base (stiamo quindi parlando di comunicazione) e si potrebbe così passare alla cosiddetta Fase 2 con restrizioni meno poliziesche. Il che non vuol dire affatto abbandonare alcune precauzioni fondamentali o rallentare la ricerca di farmaci ad hoc e di un eventuale vaccino, ma cercare di tornare alla vita normale senza bloccare tutto in attesa di una soluzione definitiva. Che potrebbe anche non arrivare mai, come è già avvenuto per altri tipi di infezione.

Key4biz. Chi dovrebbe prendere secondo lei questa decisione?

Alberto Contri. Grazie a tutti questi comitati così numerosi, il decisore politico dovrebbe essere in grado di fare una sintesi con una visione interdisciplinare, valutando e pesando rischi e benefici. Dovrebbe essere prioritario chiedersi quanto costa tenere il paese e la sua economia così bloccati, se – come pare – ci sono modi già praticabili per poter convivere con il Covid-19 curandolo a domicilio, sempre che il cosiddetto medico di base decida di tornare ad essere il medico famiglia, cosa che non è più da diverse decadi.

C’è da chiedersi poi cosa possa significare in termini sociali la diffusione della famosa App sulla quale si sta scatenando una tempesta di critiche riguardo ai problemi di funzionalità e a quelli inerenti la limitazione di diritti fondamentali. Diversi organi di stampa hanno inoltre lanciato un allarme sulla composizione societaria dell’azienda che si è aggiudicata l’appalto, in cui comparirebbero fondi di Stati esteri come Svizzera e Cina, motivo per cui è stato invocato addirittura l’intervento del Copasir. Qualcuno ha correttamente osservato che tra i 72 membri della commissione giudicante, avrebbe dovuto essercene almeno uno in grado di fare attenzione a queste problematiche. Possibile poi che nelle istituzioni non ci sia nessuno capace di ricordarsi che il meglio è nemico del bene?

Key4biz. Un’ultima domanda: che ne pensa dell’attacco frontale e generalizzato alla Regione Lombardia sulla gestione dell’emergenza?

Alberto Contri. Penso si tratti di uno dei punti più bassi mai raggiunti nella nostra convivenza civile per puri motivi di propaganda politica. Sui social, poi, si è scatenato un campanilismo assurdo, tipo Napoli e Roma contro Milano, quando ovunque in Italia e nel mondo si sono verificati gli stessi problemi, anche in forma più grave, vedi per esempio New York.

Ho trovato assai sorprendenti gli attacchi dei sindaci Sala e Gori (e di un gruppo di sindaci di sinistra) al presidente Fontana su questioni di cui la responsabilità era ed è in massima parte del Governo centrale. Perché si tratta dei sindaci che hanno promosso campagne come #Milanononsiferma e #Bergamononsiferma, spronando i cittadini a frequentare la movida e darsi allo shopping nel momento in cui il virus stava esplodendo. Diversi esperti hanno segnalato che le troppe vittime a Milano e Bergamo sono frutto di quelle sconsiderate iniziative. Ma, mentre i due sindaci se la sono cavata con un rapido “forse ho sbagliato”, la Regione Lombardia è stata invece sottoposta a in indagini della magistratura. A proposito del Pio Albergo Trivulzio, poi, noto che i media attaccano sempre e solo i vertici della Regione, sottacendo che l’istituzione è co-gestita con il Comune di Milano, che il direttore generale è indicato congiuntamente da Regione Lombardia e Comune di Milano, che ha la responsabilità della nomina di 3 membri su 5 nel Consiglio di indirizzo.

Ci mancherebbe altro non perseguire chi avesse commesso errori di gestione in malafede, ma colpisce l’orientamento a senso unico, con una vera e propria opera di sciacallaggio di alcuni organi di informazione che hanno perso ogni ritegno, insistendo con articolesse che invocano il commissariamento della Lombardia per ovvi motivi politici. Non mancano i servizi e i talk-show che istituiscono continuamente processi mediatici sommari contro gli amministratori lombardi, ignorando bellamente che se in Italia (in tutta Italia…) la percentuale dei decessi nelle RSA risulta del 24%, in Francia, Spagna e Irlanda oscilla tra il 55% e il 49%. E che Hans Kluge, direttore europeo dell’OMS, ha dichiarato che “Quasi la metà di tutte le vittime del coronavirus in Europa vivevano nelle care homes”. Io non parteggio per nessuno, ma devo rilevare che nemmeno di fronte ad una tragedia con migliaia di morti si rinuncia alle speculazioni e alla propaganda politica.

Tutto questo segnala che non stiamo affatto uscendo migliori da questa crisi, ce lo segnala proprio la comunicazione, e a tutti i livelli.