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Usa, la sicurezza nazionale non con il ban a TikTok, ma con legge sulla privacy (come il GDPR)

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Non praticando questa seconda strada, è più facile pensare che i divieti imposti dal presidente nel mercato Usa siano solo per contrastare la Cina nella supremazia tecnologica mondiale.

Se Donald Trump volesse davvero tutelare la protezione dei dati degli utenti degli Stati Uniti che utilizzano app cinesi non dovrebbe agire con ordini esecutivi per mettere al bando TikTok e WeChat, ma farsi promotore di una legge sulla privacy prendendo a modello il GDPR europeo. Non praticando questa seconda strada, è più facile pensare che i divieti imposti dal presidente nel mercato Usa siano solo frutto di una strategia geopolitica per contrastare la Cina nella supremazia tecnologica mondiale. 

In attesa di capire come andrà a finire il dossier TikTok, Bytedance vuole l’80% di TikTok Global, ma Trump non ci sta, è il momento di dar vita a una legge nazionale statunitense in grado di proteggano la privacy e la sicurezza nazionale dalle minacce esterne, ma anche interne.

Perché si sa, la monetizzazione dei dati degli utenti avviene da parte di qualsiasi applicazione o piattaforma digitale, come mostra il documentario The Social Dilemma. E manca ancora la prova concreta delle aziende cinesi veicolo di spionaggio per conto del governo di Pechino.

In uno studio del 2018, gli studiosi di Oxford hanno analizzato i flussi di dati provenienti da quasi 1 milione di app negli store Google Play di Stati Uniti e Regno Unito. Hanno scoperto che in media le app inviano i dati degli utenti a cinque società di monitoraggio e il 17% delle app invia dati a più di 10 tracker. Oltre il 90% delle app analizzate ha inviato dati a un’azienda con sede negli Stati Uniti, mentre il 5% ha inviato dati a un’azienda con sede in Cina. 

Ovviamente una legge nazionale sulla privacy sul modello del GDPR non piace alle Big Tech, nonostante Tim Cook abbia abbia invocato una legge simile negli Usa, proponendo una modalità che consenta agli utenti di cancellare online i propri dati nelle mani dei ‘data broker’. In realtà il ceo di Apple, dimostrandosi ora paladino della privacy, fa solo marketing per la mela morsicata. Mentre Marck Zuckerberg a Trump, non ha proposto una legge nazionale sulla privacy, ma il ban a TikTok, come ha riportato il Wall Street Journal. Il motivo secondo il ceo di Facebook? Il social rappresenta un rischio per i valori americani e per la supremazia tecnologica. Zuckerberg e Trump, tra di loro, si sono detti la verità.

Infine, l’obiettivo di Trump e dei giganti del web è evitare l’approvazione di tanti ‘GDPR’ Usa a macchia di leopardo, come è successo in California: è il primo Stato americano ad aver approvato una legge sulla privacy tra le più stringenti mai approvate in tutti gli Stati Uniti e, per alcuni aspetti, ricorda il Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (GDPR).

La nuova legge californiana garantisce ai consumatori:

  • il diritto di sapere quali informazioni le aziende stanno raccogliendo su di loro, perché raccolgono tali dati e con chi li condividono.
  • il diritto di comunicare alle società di eliminare le loro informazioni e di non vendere né condividere i loro dati.
  • rende più difficile condividere o vendere dati su minori di 16 anni.