videointervista a Butti

Futuro della rete, Giorgia Meloni: “Pubblica, unica e wholesale only, ma senza indugiare nelle decisioni”

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Presentata in conferenza stampa alla Camera la mozione di Fratelli d’Italia sulle reti di telecomunicazione (all'interno link al testo). Meloni: “Non possono essere uno strumento di monopolio in mano ai privati, ma risorse che portano vantaggi per lo Stato e per i cittadini e quindi riteniamo che lo Stato debba acquisirne il controllo e la proprietà”. Videointervista a Butti: "Noi vogliamo una rete che sia unica, pubblica e non verticalmente integrata".

Stamattina alla Camera dei Deputati, Fratelli d’Italia ha presentato in conferenza stampa la mozione che vuole impegnare il Governo sulle infrastrutture di telecomunicazione a livello nazionale e su alcuni punti considerati chiave, tra cui: adottare iniziative concrete per risolvere l’ormai annoso problema della condizione di stallo dell’intero settore delle telecomunicazioni italiane; promuovere l’aggregazione dei beni relativi alle reti di telecomunicazioni e a tutti gli asset infrastrutturali appartenenti a diversi operatori in capo a un soggetto giuridico non verticalmente integrato, creando una società unica della rete, con modello di business fondato sul wholesale only; adottare iniziative per far sì che la «società della rete» possa garantire il corretto utilizzo di fondi pubblici stanziati; individuare le forme più adeguate ed avanzate per assicurare la sicurezza e l’integrità delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico, proteggendo l’integrità delle informazioni relative ai cittadini italiani e ai consumatori.

In conferenza stampa ha preso la parola la prima firmataria della mozione, l’onorevole Giorgia Meloni, Presidente del Partito dei Fratelli d’Italia, che ha sottolineato il carattere “sovranista” di questa mozione, funzionale alla protezione delle infrastrutture strategiche nazionali e degli interessi vivi del Paese: “La nostra è una mozione sulle infrastrutture di comunicazione strategiche per il Paese. Abbiamo a lungo lavorato su questo tema, che è quello della sicurezza delle infrastrutture, che consentono di offrire ai cittadini servizi indispensabili, tra cui porti, aeroporti, acquedotti, rete elettrica strade e autostrade, e le telecomunicazioni”.

A causa delle privatizzazioni fatte negli anni ’90 – ha spiegato Meloni – il nostro Paese in alcuni casi ha svendute molte delle sue infrastrutture strategiche e a volte ha dato il monopolio delle reti ai privati, come nel caso della nostra rete delle telecomunicazioni. Sostanzialmente è il caso di Telecom, che oggi è sia proprietaria della rete infrastrutturale, sia erogatrice del servizio di comunicazione e connettività, e questa è chiaramente un’anomalia tutta italiana, perchè voi non troverete altre realtà simili, soprattutto tra le grandi economie europee, dove un soggetto privato che opera a livello di servizio integrato è sia proprietario della rete, sia distributore nel servizio.
Accade, come nelle grandi economie europee, tra cui Francia e Germania, che ci sia lo Stato che detiene la rete delle comunicazioni e in quel caso che eroga, attraverso una società di Stato, servizi di connettività. Ma non accade praticamente mai che sia un soggetto privato a farlo, detenendo la proprietà della rete infrastrutturale”.

Noi chiaramente ci rendiamo conto di come questo in Italia comporti una posizione dominante per Telecom rispetto a tutti gli altri operatori, con tutti i limiti che questo comporta, soprattutto in termini di sicurezza nazionale. Le infrastrutture strategiche di solito sono e rimangono in mano allo Stato, anche per garantire la sicurezza dei cittadini, e per consentire all’Italia di sviluppare al meglio i suoi servizi di connettività, consentendo a tutti gli operatori di operare in regime di libero mercato.
Noi riteniamo che le reti strategiche non possono essere uno strumento di monopolio in mano ai privati, ma risorse che portano vantaggi per lo Stato e ovviamente per i cittadini e quindi riteniamo che lo Stato debba acquisirne il controllo e la proprietà”, ha precisato il Presidente di Fratelli d’Italia.
Quindi, non reti privatizzate, ma reti pubbliche a disposizione di operatori privati. Con questo – ha ribadito Meloni – noi vogliamo dare alcune indicazioni al Governo per arrivare a risolvere questa situazione, che, ripeto, è un’anomalia tutta italiana, un unicum che va superato. Il nostro obiettivo è arrivare a una rete unica e a una fusione tra Tim e OpenFiber, che sia controllata dal pubblico e che metta a disposizione il servizio a tutti gli operatori, che a quel punto sarebbero in grado di operare in pieno regime di libera concorrenza, ma che difende la sicurezza nazionale, che migliori il servizio”.

La mozione, da questo punto di vista – ha concluso la deputata – è fatta in maniera estremamente seria e competente e speriamo così di offrire uno strumento, speriamo che la maggioranza del Parlamento la approvi, perché è un tema sul quale dovrebbero esserci sensibilità diffuse e convergenti, dalla difesa della sicurezza al miglioramento dei servizi, ma non sempre l’Italia fino a oggi è stato in grado di affrontare seriamente queste materie.
Questo è se volete è il sovranismo, cioè la volontà di riprendere la sovranità delle proprie infrastrutture strategiche. Non c’è niente di strano in questo, è quello che fanno le nazioni di tutto il mondo, solamente noi non ci riusciamo e crediamo che sia molto sbagliato, sia per la sicurezza, sia per la qualità del servizio. Questo è quello che facciamo con questa mozione, per la quale lavoriamo ad una calendarizzazione più rapida possibile”.

Su mandato del Presidente del partito, abbiamo chiesto di parlamentarizzare questo dibattito attraverso un testo che è stato scritto in modo estremamente lineare, per nulla inequivocabile è molto elementare, proprio per consentire la sua piena comprensione”, ha successivamente dichiarato l’onorevole Alessio Butti, co firmatario del documento.
Abbiamo chiesto di parlamentarizzare il dibattito per il semplice fatto che di rete unica se ne discute da almeno una decina di anni ed è francamente un po’ troppo. Noi – ha dichiarato Butti – riteniamo che la pubblicizzazione della rete sia un fatto strategico, determinante e inevitabile, anche per il futuro, ma soprattutto siamo incuriositi, perché spesso sulla stampa leggiamo che qualcuno si sta occupando in effetti della questione, allora vorremmo capire chi se ne sta occupando, su quale tavolo si sta affrontando il tema, con quale preciso mandato e qual è il merito. Perché non siamo convinti che affidare un importantissimo dibattito, come quello sulla rete unica, ad una ristretta oligarchia di persone, sia funzionale ad una pubblicizzazione del fatto e ad una crescita nel paese”.

Del resto – ha continuato Butti – a parte l’emendamento è stato presentato al decreto fiscale del 2019 al Senato lo scorso anno, il silenzio è tombale. Silenzio tombale vuol dire che dal novembre dello scorso anno, sino ad oggi, il Governo precedente, ma anche quella attuale, non ha prodotto nulla a riguardo, quindi tra le chiacchiere, tra le incertezze, Fratelli d’Italia presenta questa mozione, che come dicevo è inequivocabile, unica nel suo genere, nessun altro gruppo parlamentare, nessun altro partito ha scritto su questo, ed ha un unico specifico interesse, quello che ha indicato perfettamente ed esaustivamente l’Onorevole Meloni, e cioè l’interesse dell’Italia e degli italiani, là dove l’Italia è il Sistema Paese impresa e gli italiani sono i fruitori dei servizi di telecomunicazioni”.
Quindi – ha specificato il deputato di Fratelli d’Italia – noi vogliamo una rete che sia unica, pubblica e non verticalmente integrata, una wholesale only. Una rete non verticalmente integrata per un fatto di rispetto verso il mercato e gli operatori. Fratelli d’Italia vuole essere il primo partito che offre soluzioni su queste tre direttrici, soluzioni che noi abbiamo scritto nei quattro impegni chiesti al governo.
Lo stato attuale del mondo delle telecomunicazioni ci preoccupa e ci preoccupa soprattutto perché occupa decine di migliaia di lavoratori e di operatori. Dopo una parentesi positiva di due anni, dal 2016 al 2017, il settore è tornato a registrare un risultato negativo.
C’è un combinato disposto che ci allarma ulteriormente, lo dico in sintesi, l’incertezza in cui si trova ad operare Open Fiber e lo stato di salute di Telecom, per gli esuberi, per la situazione finanziaria e per il fatto che perde un miliardo di euro di fatturato l’anno”.