Il confronto

Telco e aziende automotive contro l’Ue: “Non preferire il WiFi al 5G”. Il 4 luglio si decide

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Da una parte i sostenitori della tecnologia 5G, dall’altra quelli della soluzione ITS-G5 (il WiFi), nel mezzo Bruxelles, che dovrà decidere tra pochi giorni il destino dell’industria dell’auto connessa in rete e a guida autonoma. I pro e i contro delle due scelte, gli appelli delle associazioni di categoria.

C’è grande attesa per il prossimo incontro a Bruxelles che avrà come oggetto la scelta della tecnologia da utilizzare come standard di comunicazione per le auto connesse in rete. Sembrava la grande occasione per sfruttare il potenziale enorme del 5G, ma in Europa c’è qualcuno che la vede diversamente e vuole puntare sull’alternativa del WiFi.

La questione non è di poco conto e da tempo la tensione è salita alle stelle, fino a mercoledì scorso, quando industrie, aziende e associazioni di categoria hanno richiamato l’attenzione sull’argomento, chiedendo all’Unione europea di non mettere a repentaglio i tanti sforzi e i grandi investimenti fatti sulla nuova rete di telecomunicazione.

Il confronto è su due diverse tecnologie e tra due fronti opposti, con miliardi di euro come posta in gioco. Da una parte ci sono giganti dell’automotive come Volkswagen, Toyota e Renault, ma anche dell’industria dei semiconduttori, tra cui NXP, e delle tecnologie Vehicle-to-Vehicle (V2V) come Autotalksl, che sostengono il WiFi, dall’altra big dell’automobile e dell’high-tech del calibro di Daimler, Ford, il Gruppo PSA, Deutsche Telekom, Ericsson, Huawei, Intel, Qualcomm e Samsung, che invece supportano il 5G.
Un confronto che diventa anche geopolitico, con l’Ue che guarda con favore al WiFi e Usa e Cina che spingono per il 5G.

Due soluzioni a confronto
L’ITS-G5(il WiFi) e il 5G, sono due soluzioni tecnologiche tra loro incompatibili.
Il 5G lo conosciamo bene ormai, offre grande versatilità e velocità, bassissima latenza, capacità di connessione altissima tra veicolo e ambiente circostante, con la possibilità di interconnettere costantemente e in tempo reale automobili, infrastrutture e oggetti.
Il 5G, inoltre, appare preferibile perché è una rete gestita su frequenze licenziate secondo standard uniformi a livello europeo.
Il WiFi ITS-G5, invece, appare molto più limitato nelle sue funzionalità, tutte centrate sulla comunicazione vicolo-veicolo per potenziare lo scambio di dati e informazione tra mezzi e la loro capacità di evitare ostacoli ed incidenti.
La sua scelta comporterebbe anche la necessità di duplicare le infrastrutture, con conseguente maggiore spesa e una resa di servizio più bassa, perché aumenterebbe la discontinuità dello stesso, non uniforme sul territorio.

Le motivazioni dei due fronti
Perché l’Unione europea preferirebbe dunque una soluzione, il WiFi, che a tutti gli effetti appare nettamente meno funzionale del 5G?
La risposta a quanto pare è molto semplice: perché il WiFi è già disponibile e pronto per l’uso, mentre il 5G è ancora in fase di lancio commerciale e il suo deployment terminerà tra il 2020 e il 2022.
C’è una parte dell’industria automobilistica che vuole sostanzialmente partire subito e non attendere, mentre un’altra parte, che ha investito nel 5G, sostiene che i vantaggi di questo standard valgono la pena di un’attesa neanche poi tanto lunga.
Tra questi ultimi c’è anche chi avanza l’ipotesi che la scelta del WiFi violerebbe il principio della neutralità tecnologica e il principio di libertà di mercato, comportando per l’Unione una grave perdita di competitività legata all’utilizzo di una sola tecnologia per le auto connesse.
Verrebbe anche imposta la “compatibilità a posteriori” del wifi, di fatto sbarrando la strada a 5G e qualsiasi altra nuova tecnologia futura.
Ecco perché sulla data del 4 luglio si stanno concentrando ansie ed attese, perché se gli Stati membri non riusciranno a formare una maggioranza qualificata contraria, l’atto delegato presentato dalla Commissione europea potrebbe essere adottato e con esso passerebbe la linea dei sostenitori del WiFi.

In Italia Asstel ha chiesto ufficialmente a Roma di prendere posizione: “L’adozione privilegiata dell’ITS-G5 nell’Unione costituirebbe un pericoloso precedente di frammentazione della realizzazione delle reti di telecomunicazione, che sono le piattaforme abilitanti del futuro.
Se il 5G è la rete per l’Internet delle cose, non è positivo che singoli esponenti dell’industria automobilistica promuovano tecnologie dedicate a singoli servizi non compatibili con l’ecosistema della mobilità integrata.
Lo sforzo di investimento che gli operatori hanno già iniziato a fare per la realizzazione di reti all’avanguardia che sostengono la competitività del Paese deve essere sostenuto dal Governo italiano anche in questa occasione. L’auspicio è che l’Italia si opponga all’adozione di una decisione che rischia di pregiudicare in parte il futuro delle piattaforme di comunicazione 5G che saranno al servizio del trasporto veicolare delle persone, così come della logistica multi-modale e delle “smart city”.

La stessa cosa hanno fatto altre associazioni europee, come Etno, Global mobile Suppliers Association (Gsa), Gsma e 5G Automotive Association (5GAA), che chiedono libertà di scelta tecnologica, a favore del 5G, soluzione più avanzata e come detto più versatile.
In una lettera congiunta, le organizzazioni hanno inviato un messaggio chiaro a Bruxelles: “L’industria europea dovrebbe essere in grado di implementare liberamente la tecnologia più avanzata e attuale disponibile, la Cellular-Vehicle-to-Everything (C-V2X) e riteniamo pertanto che gli Stati membri debbano formalmente opporsi all’attuale versione dell’atto delegato.
Un numero crescente di aziende in tutto il mondo sta progressivamente abbandonando la tecnologia WiFi a favore della C-V2X. In Cina 14 grandi imprese hanno già annunciato il suo lancio commerciale nel 2021, altre ancora negli Stati Uniti hanno fatto il medesimo annuncio per il 2022.
Riteniamo che la Commissione europea debba sostenere il lancio delle tecnologie C-V2X e ITS-G5, scegliendo solo quella che assicuri la massima sicurezza, senza compromessi”.