musica streaming, è guerra

Spotify ce la fa a portare Apple in tribunale: “L’Antitrust Ue verso apertura indagine”

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“L'Antitrust Ue si appresta ad aprire una formale indagine nei confronti di Apple dopo la denuncia di Spotify”. Lo riporta il Financial Times citando alcune fonti, secondo le quali l'inchiesta sarà aperta nelle prossime settimane. A fine marzo, Spotify ha denunciato Apple all'Antitrust sostenendo “un abuso sul controllo delle app che compaiono sull’App Store, limitando i servizi di musica in streaming di app in concorrenza con Apple Music”

Si infiamma il dominio sulla musica in streaming. “L’Unione Europea si appresta a lanciare una formale indagine antitrust nei confronti di Apple dopo le accuse mosse da Spotify nei confronti di Cupertino”. Lo riporta il Financial Times citando alcune fonti, secondo le quali l’inchiesta sarà aperta nelle prossime settimane. “Dopo aver esaminato la denuncia e i clienti, i competitor e altri palyer sul mercato, la commissione della concorrenza dell’UE ha deciso di avviare un’indagine antitrust formale sulla condotta di Apple”, scrive il Ft, che ha ricevuto l’informazione da tre fonti vicine al dossier.

Deezer, un altro concorrente che offre lo streaming musicale, e BEUC, l’associazione che riunisce le unioni dei consumatori dell’Unione Europea, hanno sostenuto le preoccupazioni di Spotify.  Thomas Vinje, un avvocato dello studio legale Clifford Chance che ha lavorato alla denuncia di Spotify, ha affermato, riporta ancora il Financial Times, che altri soggetti nutrono“preoccupazioni simili” ma “hanno troppa paura di pretendere da Apple“. 

Qual è il motivo dello scontro, nel dettaglio?

A fine marzo, Spotify ha denunciato Apple davanti all’Antitrust Ue sostenendo “un abuso sul controllo delle app che compaiono sull’App Store, limitando così di fatto i servizi di musica in streaming che sono in concorrenza con la sua app, Apple Music”.

Apple richiede a Spotify e ad altri servizi digitali di pagare una tassa del 30% sugli acquisti effettuati tramite il sistema di pagamento di Apple, incluso l’upgrade per il nostro servizio Premium”, ha spiegato l’amministratore delegato e fondatore di Spotify, Daniel Ek, “sottolineando che pagando questa tassa saremmo costretti ad alzare artificialmente i prezzi per i nostri abbonamenti Premium decisamente al di sopra del prezzo di Apple Music. E per mantenere i nostri prezzi competitivi per i clienti, questo è qualcosa che non possiamo fare”.

La tassa del 30% è addebita da Apple ai fornitori di servizi basati sul contenuto di utilizzare il sistema di acquisto in-app (IAP) di Apple.

Secondo le regole dell’App Store, ha riferito Spotify, le app basate sul contenuto non possono includere pulsanti o collegamenti esterni a pagine con informazioni sulla produzione, sconti o promozioni e difficoltà a risolvere bug. “Le promozioni sono essenziali per la nostra attività. È così che convertiamo i nostri clienti gratuiti in premium“, ha spiegato
Horacio Gutierrez, consulente legale di Spotify. Tali restrizioni non si applicano ai telefoni Android, ha aggiunto la società di musica in streaming, che ha anche denunciato “il sistema di riconoscimento vocale Siri non avrebbe collegato gli utenti iPhone a Spotify e Apple ha rifiutato di consentire a Spotify di lanciare un’applicazione sul suo Apple Watch e su HomePod”.

La replica di Apple

“Dopo aver utilizzato l’App Store per anni per far crescere immensamente il proprio business, Spotify vuole continuare a godere di tutti i benefici dell’ecosistema del nostro store senza versare alcun contributo per quel mercato”, ha replicato l’azienda guidata da Tim Cook. “Spotify pretende tutti i vantaggi di un’applicazione gratuita, senza esserlo”, ha aggiunto Apple, concludendo che la compagnia svedese oggi non sarebbe il business che è senza l’App Store.

La battaglia intrapresa da Spotify importante per definire ecosistema con concorrenza leale

“Se scegliamo di non usare il sistema di pagamenti di Apple, Apple allora applica una serie di restrizioni a Spotify. Per esempio, limita le nostre comunicazioni con i clienti. In alcuni casi non ci è neanche consentito di inviare email ai nostri clienti che usano Apple” ha spiegato l’ad di Spotify. “Non vogliamo alcun trattamento speciale. Vogliamo semplicemente lo stesso trattamento riservato a numerose altre app sull’App Store, quali Uber e Deliveroo, che non sono soggette alla tassa di Apple e quindi non hanno le stesse restrizioni”, ha aggiunto il fondatore di Spotify, che con la denuncia all’Antitrust Ue dà inizio a un’importante battaglia per definire un ecosistema digitale con una concorrenza leale, con la speranza che non ci siano più aziende che rivestano nella stessa partita il ruolo di giocatore e arbitro.

La parola ora passa all’Antitrust Ue: se si scoprisse che Apple ha davvero agito illegalmente, l’UE potrebbe multare la società fino al 10% delle sue entrate globali, in maniera simile a quanto fatto con Google:

  • A luglio 2018 Big G multata con 4,3 miliardi di euro per aver abusato della posizione dominante del suo sistema operativo Android.
  • A marzo scorso, sanzione di 1,49 miliardi a Google “per la condotta illegale protratta per oltre 10 anni, negando ad altre società la possibilità di competere sulla base dei meriti e di innovare e ai consumatori di godere dei vantaggi della concorrenza”.