Lavoro smart

Smart working, la situazione in Italia tra benefici e problematiche

di |

Le problematiche che continuano a sussistere minano gli sviluppi sul breve periodo di queste pratiche; ma per continuare, o ricominciare a crescere, le aziende non devono avere timore del cambiamento.

Digital Customer Experience (DCX) è una rubrica settimanale dedicata alla Digital Experience a cura di Dario Melpignano, Ceo di Neosperience. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui. Per la versione inglese vai al blog.

È di pochi giorni fa la notizia che Microsoft ha ottenuto risultati straordinari con i propri programmi di smart working nella sua succursale Giapponese.

Durante l’estate, per cinque venerdì consecutivi i dipendenti hanno avuto la giornata libera. Le vendite per impiegato sono aumentate del 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La società ha inoltre risparmiato sui consumi, con un calo del 59% delle pagine stampate e del 23% in energia elettrica consumata.

La rilevanza mediatica che la notizia ha ottenuto dovrebbe, però, farci riflettere. È ormai da molti anni che leggiamo di settimane lavorative brevi, di lavoro in mobilità o a casa, di orari flessibili; tutte iniziative che, per quello che ne sappiamo, sembrerebbero portare solo vantaggi alle aziende. Allora, la domanda che ci sorge spontanea è: perché rimangono casi isolati e le linee guida dello smart working non vengono adottate dalla maggior parte delle aziende?

Smart working

Per rispondere, in primis è necessario comprendere cosa sia in realtà lo smart working.

In generale, è inteso come sistema d’impiego per un migliore bilanciamento tra vita personale e produttività lavorativa. L’obiettivo è raggiunto grazie a un uso intelligente del digitale per migliorare le interazioni e i rapporti tra collaboratori, e tra collaboratori e azienda.

È chiaro, quindi, che la tecnologia ha un ruolo centrale, soprattutto quando applicata alla connessione tra persone, spazi, oggetti e business, con l’obiettivo di migliorare i risultati e coinvolgere attivamente i collaboratori.

Allo stesso tempo, rientra nell’insieme delle componenti dello smart working anche la trasformazione dei modelli di leadership, il rafforzamento della collaborazione tra le varie aree business e la gestione degli spazi fisici. L’ufficio smart è uno spazio “aperto”, che stimola creatività e relazioni. Aperto anche nel significato di flessibile; rivedere le policy organizzative, per la flessibilità degli orari, dei luoghi di lavoro e degli strumenti che si possono usare, è ugualmente importante.

I benefici

Da questa descrizione si possono chiaramente comprendere quali siano i timori a cui le aziende vanno incontro quando si parla di smart working.

  • Per prima cosa, i costi iniziali. Ogni componente dello smart working ha un costo, e non indifferente. Inoltre, ognuno di essi è strettamente legato a tutti gli altri; per esempio non si può pensare di far lavorare un proprio collaboratore a casa senza mettere a disposizione gli strumenti tecnologici necessari.
  • Subito dopo vengono i cambi nei modelli lavorativi. In Italia, più che in altri Stati, siamo abituati a lavorare oltre l’orario d’ufficio e a dover gestire urgenze improvvise, molte volte evitabili. Adottare modelli di smart working è ovviamente difficilmente compatibile con straordinari e problemi organizzativi.
  • Infine l’analfabetismo digitale, che ancora oggi riguarda una fetta non indifferente del mondo lavorativo italiano.

In Italia

Anche se queste problematiche esistono, e probabilmente avranno una graduale risoluzione, la situazione in Italia sta migliorando, come delineano le rilevazioni 2019 dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.

Il report sottolinea che l’adozione di dinamiche di smart working possono produrre un aumento della produttività pari al 15% per collaboratore. Se consideriamo l’intero sistema paese, questo potrebbe tradursi in un ritorno economico di 13,7 miliardi di euro (considerando 3,5 milioni di smart worker occupati; oggi sono 570 mila, 20% in più rispetto al 2018).

Ma i benefici non riguardano solo le imprese: per i lavoratori, anche una sola giornata a settimana di remote working può far risparmiare in media 40 ore all’anno di spostamenti.

Per l’ambiente, invece, determina una riduzione di emissioni pari a 135 kg di CO2 all’anno.

È importante sottolineare anche i dati relativi alla soddisfazione dei lavoratori. Il 76% degli smart worker è felice della sua occupazione, in confronto al 55% di altri dipendenti.

Inoltre, per il 46% risulta migliorato l’equilibrio tra vita professionale e privata, mentre il 35% ha percepito un aumento della motivazione e del coinvolgimento all’interno dell’azienda.

In definitiva, lo smart working è lo strumento di digital business transformation che migliora la produttività e la qualità della vita dei collaboratori. Offrire al lavoratore un’esperienza migliore, come già avviene nelle realtà che hanno a cuore la DCX dei propri clienti, è la chiave del successo aziendale.

Le problematiche che continuano a sussistere minano gli sviluppi sul breve periodo di queste pratiche; ma per continuare, o ricominciare a crescere, le aziende non devono avere timore del cambiamento, ma assecondare la trasformazione verso pratiche più efficaci.