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Smart City, come il Covid-19 sta cambiando le priorità nel mondo. E in Italia?

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Il Covid-19 ha aperto gli occhi a molti sui vantaggi concreti del digitale e dell’innovazione. In una smart city può essere meglio gestito.

Il Covid-19 ha aperto gli occhi a molti sui vantaggi concreti del digitale e dell’innovazione. Ed ovviamente la pandemia in una smart city può essere meglio gestita. “Se avessimo avuto il 5G forse avremmo gestito meglio le prime fasi dell’epidemia, evitando che le condizioni di molte persone si aggravassero fino a perdere la vita”, ha osservato Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, una delle città italiane più colpite dal virus. Ma prima di focalizzare l’attenzione sul nostro Paese, vediamo in altre parti del mondo come il Coronavirus sta cambiando le priorità delle città che ora in cima all’agenda hanno posto la digitalizzazione, come emerge dalle testimonianza raccolte da CityMetric.

Londra

Il Chief digital officer di Londra, Theo Blackwell, ha dichiarato che i budget del settore pubblico dovranno essere rivalutati dopo il Covid-19. “Diventa importante la maggiore preoccupazione per la salute pubblica e il modo in cui i progetti smart possono aiutare con la raccolta dei dati; resta da vedere come vengono finanziati”.

Invece di bloccare i progetti sulla scia della crisi del Covid-19, Londra ha riproposto i progetti esistenti, inclusa una rete di sensori di qualità dell’aria durante la fase acuta dell’emergenza sanitaria. Inizialmente i dati hanno fornito un’immagine del rispetto delle regole del lockdown utilizzando algoritmi di elaborazione delle immagini per valutare il numero di veicoli, ciclisti e pedoni. 

Vancouver

In un discorso tenuto in aprile, Leo de Sousa, vice chief information officer di Vancouver, ha affermato che la crisi ha costretto gli amministratori della città ad accelerare un progetto di smart city per il lavoro a distanza che è al primo posto nell’agenda della digitalizzazione.

Nella città canadese, ad esempio, con l’implementazione di sistemi di illuminazione stradale a LED e il passaggio a infrastrutture di lavoro a distanza, la città prevede significativi risparmi post-pandemia nel mezzo di una recessione economica. 

Inghilterra

Il consigliere Sean Fielding, che sovrintende alla digitalizzazione per l’Oldham Council nel nord-ovest dell’Inghilterra, ha affermato che la pandemia ha posto la digitalizzazione delle città in cima all’agenda: “Altri leader al tavolo del consiglio della Greater Manchester sono diventati più in sintonia con i vantaggi della digitalizzazione”.

Gli analisti: “Nel breve termine carenza di investimenti per smart city”

Secondo l’analista di Gartner, Bettina Tratz-Ryan, lo sviluppo di una città intelligente potrebbe registrare una carenza di investimenti nel breve termine. “Tutti stanno soffrendo finanziariamente”, dice. “Alcuni progetti verranno posticipati o ridimensionati, ma prevarranno e accelereranno il post-Covid. Le città intelligenti sono un modo per tirarci fuori dalla crisi utilizzando i dati per esaminare le efficienze operative con soluzioni basate sui dati “.  

Gartner prevede che entro il 2022 la digitalizzazione, o Internet of Things, farà risparmiare ai consumatori e alle aziende 1.000 miliardi di dollari all’anno in manutenzione, servizi e materiali di consumo a livello globale. 

“Con la crisi sanitaria, il digitale ora non riguarda solo l’infrastruttura IT”

Secondo Anna Lisa Boni, di smart city networking – Eurocities: “la crisi sanitaria ha incrementato l’uso e lo sviluppo di strumenti digitali nelle città, soprattutto nei servizi pubblici”.
“Allo stesso tempo”,
ha aggiunto, “il digitale ora non riguarda solo l’infrastruttura IT, ma anche la maturità organizzativa e civica, l’utilizzo trasparente dei dati e la fiducia. E abbiamo visto gli effetti discriminatori del digital divide, in termini di accesso a Internet e competenze”. 

“I budget delle città”, ha concluso, “si concentreranno ora sia sugli investimenti nelle città intelligenti che sulla lotta per l’inclusione digitale per rendere la società più resiliente”.

E in Italia?

Il Paese attende i 209 miliardi del Recovery Fund per renedere l’Italia più digitale e le città più smart. Solo a metà ottobre si conoscerà il piano con cui il Governo prevede di utilizzare i fondi per infrastrutture, digitalizzazione ed economia sostenibile. Sicuramente una fetta significativa del denaro dovrà essere investitata nella telemedicina, che grazie sia alla reti in fibra ottica sia a quelle 5G potrà contribuire a contrastare la seconda ondata della pandemia. (Qui il racconto di come la Cina ha utilizzato il 5G durante l’emergenza sanitaria).

Soluzioni 5G sono state utilizzate a Milano per contrastare il virus durante il lockdown. Ad esempio, progetti di monitoraggio da remoto di parametri vitali in continuità, con la necessità di un flusso dati molto elevato, e collegamenti video con il paziente in alta definizione, ed in caso di necessità il medico da remoto,  come se aprisse la porta di casa del paziente, verifica il suo stato di salute.

Dunque, il 5G può essere d’aiuto per il monitoraggio del paziente da remoto, e sappiamo la tecnologia mobile di quinta generazione lo renderà molto più efficace grazie alla banda e al supporto di un elevato numero di oggetti connessi. Il 5G permetterà di ricevere questi dati in streaming, ossia in modo continuativo, di tradurre i dati in allarmi grazie all’Intelligenza Artificiale e di aprire un video in alta definizione verso il paziente se qualcosa non va. La raccolta dei dati avviene tramite device indossabili, che ove rilevino dati di efficienza respiratoria o cardiaca possono rivelarsi utili per gestire i pazienti in cura per Covid-19, consentono di tenerne sempre sotto controllo lo stato di salute e intercettando in tempo reale il momento in cui le condizioni si aggravano ed è necessario intervenire. 

Oltre alla telemedina, il Governo deve (avrebbe dovuto farlo subito da marzo) investire fondi per garantire la didattica a distanza a tutti gli studenti, perché se la scuola non dovesse riaprire in classe il 14 settembre, all’1,6 milioni di studenti anche nel nuovo anno scolastico non sarà garantito il diritto allo studio?