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Cosa guardare in Tv: Unorthodox

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La serie ideata da Anna Winger e Alexa Karolinski è girata in lingua yiddish e si ispira liberamente al libro “EX ORTODOSSA-Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche” del 2012 di Deborah Feldman, vera storia della sua vita.

Mi manca già questa bella e inusuale miniserie in 4 puntate su Netflix. Da vedere tutta d’un fiato, a mio avviso, per non perdere il mood nel quale ci fa immergere Esty, la fragile ma caparbia protagonista. 

La serie ideata da Anna Winger e Alexa Karolinski è girata in lingua yiddish e si ispira liberamente, ma con il consenso dell’autrice, al libro “EX ORTODOSSA-Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche”  del 2012 di Deborah Feldman, vera storia della sua vita.

È attraverso gli occhi della tenera e sfortunata Esty che entriamo nel mondo parallelo (così sembra ai nostri occhi) ma contemporaneo di una comunità ultra ortodossa chassidica nel quartiere di Williamsburg a Brooklyn.

Le donne della comunità crescono con l’unico scopo di procreare e appagare l’uomo, che a letto “deve sentirsi un Dio”, che deve stare sopra e la donna sotto. Questa “mission” della procreazione deriva dalla pesante eredità della Shoa, dallo sterminio subito, dalla necessità di ridare la vita con la massiccia procreazione a una nuova grande comunità.

Le donne non sono autorizzate a studiare, a cantare o ballare. Gli vengono rasati i capelli e sono obbligate a indossare delle parrucche.

Incredibili e memorabili le lezioni prematrimoniali della povera Esty, dapprima docile e accondiscendente, poi man mano sempre più sconcertata e sofferente.

Esty soffre di un terribile vaginismo che le rende impossibile avere rapporti con il marito. Cosa che il marito, ma soprattutto la mamma del marito non comprendono e non giustificano. Questo per Esty è doppiamente frustrante perché oltre al dolore deve subire la riprovazione pubblica della Comunità che si aspetta che anche lei sia un “sforna figli”.

Ma Esty è diversa.

Esty ama la musica.

E di nascosto dalla comunità, ma con l’approvazione un po’ stupita del marito, riesce a prendere lezioni di piano.

La musica le darà la spinta per prendere il volo, ribellarsi e approdare a Berlino. 

Qui inizia la sua trasformazione a partire dai primi jeans, dal primo concerto a cui assiste, ai primi amici, al primo ballo in discoteca, al primo vero rapporto intimo con un uomo.

Ma la Comunità non può accettare la fuga di Esty, quindi il marito con un cugino la vanno a cercare.

Una miniserie avvincente nella sua drammaticità e serietà che non concede nessuna leggerezza allo spettatore ma lo tiene incollato al video anche grazie alla straordinaria interprete Shira Haas, un vero astro nascente.

Liberatorio e commovente il canto finale. Avrebbe meritato un altro paio di puntate per dare più respiro alla storia e ai personaggi. 

Da vedere, per tutti, per le donne da non perdere.