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Ricerca sul mercato audiovisivo, la precisazione di Anica

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L’Anica precisa che la ricerca sull’occupazione nel settore cinematografico-audiovisivo è stata realizzata senza avvalersi di sovvenzioni pubbliche. Ma permangono i misteri dei “progetti speciali” della Dg Cinema del Mibac.

ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Come i lettori più affezionati avranno avuto occasione di comprendere, nell’edizione di venerdì della scorsa settimana di “Key4biz” (nell’economia di questa rubrica “ilprincipenudo”), abbiamo pubblicato un articolo che concentrava la propria attenzione su due notizie importanti: lo storico accordo tra Siae e Soundreef, destinato a modificare lo scenario del diritto d’autore in Italia, e la presentazione di una ricerca promossa dall’Anica sull’occupazione nel settore cinematografico ed audiovisivo, alla quale ha partecipato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

In relazione a quest’ultima iniziativa, così come avevamo fatto qualche settimana prima per una iniziativa di studio promossa dalla consorella associazione Apa Associazione Produttori Audiovisivi già Apt (vedi “Key4biz” del 12 marzo 2019, “L’industria audiovisiva italiana tra Tax Credit, Netflix e la mancanza di dati innovativi”), abbiamo manifestato argomentate critiche metodologiche, sulle numerologie talvolta fantasiose che caratterizzano queste iniziative, che estrapolano dati da un calderone, e – come col cappello dei maghi – tirano fuori simpatiche interpretazioni spesso funzionali a tesi di parte e partigiane. In assenza di soggetti terzi, e pubblici, che possano validare queste stime: assenza totale di verifiche da parte di Istat o Mibac o Agcom

Saremmo stati lieti, se questa ennesima nostra piccola “provocatio” avesse stimolato un dibattito metodologico. Così non è stato. Ieri sera, in occasione della serata che concludeva la kermesse “Videocittà – Immagini in movimento” (iniziativa di promozione della cultura cinematografica, che vuole enfatizzare la ricchezza delle variegate professionalità del settore), promossa – “uti singuli” – da Francesco Rutelli (e sostenuta da Mibac, Mise, Regione Lazio e soprattutto Camera di Commercio di Roma) il Presidente dell’Anica ci segnalava che il nostro articolo di giovedì  11 aprile conteneva una imprecisione, che ritiene indispensabile correggere.

Rutelli invece ha tenuto a precisare che la ricerca promossa dall’Anica ed affidata a Confindustria non è stata realizzata con danari pubblici.

Per quanto riguarda la nostra presunta “cattiveria”, crediamo che sia un antidoto adeguato rispetto al pervasivo “buonismo” ed ingiustificato “ottimismo” che caratterizza alcune interpretazioni dello “stato di salute” del settore cinematografico ed audiovisivo: siamo convinti che lo scenario sia in verità molto critico, e che sarebbero necessari studi, analisi, ricerche serie ed indipendenti, per capire se la situazione è così incoraggiante e stimolante, e se l’intervento pubblico così efficace, come Anica continua a sostenere da anni (in questo, Francesco Rutelli ha semplicemente rilanciato le tesi già elaborate dal suo predecessore Riccardo Tozzi).

In particolare, il Presidente di Anica ci ha comunicato:

In merito all’articolo pubblicato il giorno 12 aprile dal titoloSiae- Soundreef, lo storico accordo cambierà l’economia del diritto d’autore in Italia?Anica segnala, in merito al passaggio di seguito in grassetto (utilizzando peraltro danari pubblici per questi “progetti speciali”, finanziati dal Mibac piuttosto che dal Mise)”, che il Rapporto presentato lunedì 11 dal titolo “Primo Rapporto cinema e audiovisivo. Impatto per l’occupazione e la crescita in Italia” è stato realizzato dal Centro Studi Confindustria per Anica senza attingere ad alcun genere di contributo né pubblico, né privato. Chiediamo cortesemente di rettificare il passaggio”.

È opportuno però precisare che l’articolo in questione, ed in particolare il passaggio censurato, era riferito genericamente alle varie iniziative – alcune Anica ed alcune Apa (Apt) e di altri “player” – afferenti ad attività di studio e ricerca e promozione del cinema e dell’audiovisivo.

Anica ci precisa che la ricerca in questione non è stata realizzata con contributi pubblici e privati, e quindi immaginiamo sia stata finanziata con risorse proprie dell’Anica stessa, ovvero di Confindustria, cui Anica aderisce.

Ne siamo molto lieti, perché una delle funzioni di queste associazioni imprenditoriali dovrebbe essere proprio la “ricerca e sviluppo”, nell’interesse dei propri associati e, magari, del settore nella sua interezza.

Va rimarcato che le altre due iniziative citate nell’articolo, ovvero il progetto “Moviement” e la ricerca promossa dall’Apa (Apt), sono invece marchiate esplicitamente come “progetti speciali” del Mibac, ovvero della Direzione Generale Cinema del ministero, ed utilizzano evidentemente risorse pubbliche.

Progetti speciali” il cui budget è peraltro ignoto, con buona pace di normali regole di trasparenza nella gestione dei pubblici danari.

In occasione giustappunto della kermesse promossa dall’Anica, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato che il budget assegnato dal Ministero all’iniziativa (“progetto speciale” giustappunto) denominata “Moviement” è di 1 (un) milione di euro (una dotazione – a parer nostro – assolutamente inadeguata alle ambizioni del progetto, ma questo è un altro discorso), e siamo lieti che questo dato sia divenuto finalmente di pubblico dominio, considerando che, fino alla sua sortita, non era stato reso noto da chicchessia (su “Moviement”, si veda “Key4biz” del 1° aprile, “Mibac e Rai, tra l’incerta campagna ‘Moviement’ e la nomina del direttore Generale”). E ciò basti.

Sulle caratteristiche strutturali del progetto “Moviement”, si rinnovano perplessità. Qualche settimana fa, peraltro, è stato diramato un comunicato stampa (ripreso da testate specializzate nel business pubblicitario, ma curiosamente da nessuna del settore cineaudiovisivo) nel quale si rimarcava il ruolo dell’agenzia di comunicazione Ninetynine srl (fondata da Simone Mazzarelli nel 2007, si autodefinisce “agenzia di creatività e action marketing”), in relazione ad una gara piuttosto misteriosa, denominata “Progetto Cinema Industry 2019-2021”.

Si legge nel comunicato stampa della Ninetynine: “L’intera industria cinematografica si allea per la prima volta e sceglie Ninetynine per rilanciare il cinema e “non mandarlo più in vacanza”: l’agenzia di creatività e marketing si aggiudica la gara “Progetto cinema industry 2019-2021” per strategia, creatività, media, coordinamento di tutti i partner e le attività, con l’obiettivo di rilanciare il cinema come forma di intrattenimento, con un focus sul periodo estivo. Il piano avrà una durata di tre anni e coinvolgerà per la prima volta tutti i player di mercato: dalle istituzioni alle associazioni, dai distributori  fino agli esercenti e ai talent, segnando una svolta epocale nelle strategie del mercato cinematografico italiano”.

Di questa agenzia, e di questa gara, non si è parlato durante la conferenza stampa di presentazione del progetto “Moviement”, tenutasi in Anica il 29 marzo scorso (non è nemmeno citata nella cartella stampa distribuita in quell’occasione): come mai?!

Misteri dei “progetti speciali”, giustappunto.

A quanto ammonti poi il budget del “progetto speciale” promosso dall’Apa (Apt) non è dato sapere, ma forse anche l’Ufficio Stampa dell’Associazione Produttori Audiovisivi riterrà opportuna una… rettifica (?!). Il report di ricerca presentato il 12 marzo e distribuito anche come allegato all’edizione di aprile 2019 del mensile “Prima Comunicazione” recita, per l’esattezza: “progetto speciale Apa sostenuto da Dg Cinema Mibac, con il supporto di Istituto Luce Cinecittà”.

Attendiamo fiduciosi, convinti come siamo che la “res publica” culturale debba caratterizzarsi per la più assoluta trasparenza, per ridurre spiacevoli confusioni tra “il pubblico” ed “il privato”.