Post Covid-19

Revenge Spending, perché in Cina le persone comprano più di prima?

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Dopo essere rimasti chiusi in casa per settimane, i cittadini cinesi hanno cominciato a spendere molto più di prima, come se sentissero la necessità di “vendicarsi”, appunto, del virus e del cambio delle abitudini quotidiane che ha causato.

Digital Customer Experience (DCX) è una rubrica settimanale dedicata alla Digital Experience a cura di Dario Melpignano, Ceo di Neosperience. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui. Per la versione inglese vai al blog.

La Cina si sta risollevando. Le notizie che provengono dal Paese asiatico, di questi tempi, sono molto confortanti per chi, come noi, sta vivendo il periodo più critico.

Grazie al confronto con la situazione in Cina, possiamo conoscere come sarà probabilmente il nostro futuro con alcune settimane di anticipo.

I negozi, lentamente, stanno riaprendo tutti. Ovviamente continuano a permanere norme igieniche stringenti; i dipendenti devono indossare le mascherine sul posto di lavoro e i negozi sono obbligati a far mantenere la distanza minima di un metro fra i clienti.

Sarà forse per questo motivo che, negli ultimi giorni, si sono formate all’esterno dei negozi grandi code di persone; Bloomberg, però, dà una spiegazione diversa.

Il Revenge Spending

Per definire il fenomeno utilizza il termine “Revenge Spending”, che può essere tradotto come “spendere per vendicarsi”.

Dopo essere rimasti chiusi in casa per settimane, i cittadini hanno cominciato a spendere molto più di prima, come se sentissero la necessità di “vendicarsi”, appunto, del virus e del cambio delle abitudini quotidiane che ha causato.

Una ricerca del quotidiano China Daily, che ha chiesto ai cinesi quali siano i loro propositi nel futuro prossimo, ha messo in evidenza che ciò che desiderano di più in questo momento è: andare al ristorante, viaggiare, sposarsi e fare shopping.

Stessa cosa nel 2002

La stessa cosa avvenne nel 2002, finito l’allarme per l’epidemia di Sars. Anche in quel caso assistemmo a una crescita vertiginosa dei consumi per certe fasce di prodotto e servizi; le spese per i viaggi aerei crebbero, per esempio, del 200%.

Detto ciò, la situazione appare, però, profondamente diversa. Durante il periodo di quarantena, molti cinesi si sono affidati a servizi digitali, per esempio per la consegna a casa di prodotti alimentari, che 18 anni fa non esistevano.

Sono state create numerose mini-app dedicate a tradurre in digitale i servizi che, in precedenza, erano ad appannaggio del mondo fisico.

In definitiva, un Paese come la Cina, profondamente digitalizzato, è riuscito a trovare soluzioni innovative per permettere alla popolazione di continuare, con tutte le limitazioni del caso, a condurre una vita la più normale possibile.

Il mercato fisico

Ma ci sono alcune cose che il digitale non può rimpiazzare, come le attività che proprio China Daily ha sottolineato (non è un caso che lo shopping sia posizionato in ultima posizione). Sarà soprattutto per questi settori che assisteremo a un boom dei consumi; altri servizi continueranno, anche dopo l’emergenza, a rimanere prettamente digitali, fedeli alla loro nuova natura.

Ciò non toglie che in questo periodo si siano rivelati tutti i limiti dei servizi digitali; ritardi nelle consegne, piattaforme che non funzionavano più per i troppi utenti online, etc. Ebbene, da questi problemi, da subito, bisogna ripartire per migliorare e potenziare i servizi; la posta in gioco è troppo alta per fare errori.

Il futuro sarà sempre più digitale; oggi abbiamo scoperto l’utilità di fare la spesa online e di leggere il giornale sul tablet.

Il mercato fisico, oggi profondamente limitato, ha lasciato campo libero al virtuale. Oggi più che mai è importante investire nel digitale, per avere una spinta in più quando sarà il momento di rialzarsi.