L'accusa

Protezione dei dati. Il Commissario Malmstrom ha collaborato con gli Usa per indebolire la riforma?

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Quello della forte opera di lobby degli Usa sulla riforma europea della protezione dei dati non è certo un ‘sospetto’  nuovo, ma finora non era mai stato confermato da documenti ‘ufficiali’.

Le accuse, molto pesanti, sono basate su un’email del gennaio 2012 che indicherebbe, secondo l’associazione per i diritti digitali Access, che il dipartimento del Commissario europeo per gli Affari interni, Cecilia Malmström avrebbe collaborato con il Dipartimento del Commercio Usa per indebolire la riforma del quadro Ue sulla privacy.

Secondo Access, l’email – uno scambio tra lo staff della NTIA e il Dipartimento del Commercio – dimostrerebbe che un membro del gabinetto della  Malmstrom avrebbe lavorato per compromettere il lavoro della collega Viviane Reding, responsabile Giustizia della commissione e deus ex machina della proposta di riforma sulla protezione dei dati, ancora in attesa di approvazione e fin da subito al centro degli interessi lobbistici degli Usa, per via di diverse misure restrittive dell’accesso ai dati degli utenti europei da parte delle autorità americane e della minaccia di pesanti multe alle web company che non ne avessero rispettato i dettami.

La mail fa riferimento a dei documenti prodotti dall’amministrazione Obama per influenzare l’esito della riforma.

“L’email – scrive Access – indica che Malmstrom e/o il suo staff hanno condiviso informazioni con la delegazione Usa nella Ue, inclusa la tempistica più appropriata per la pubblicazione dei documenti di lobby, informazioni sulle politiche interne della Commissione e preoccupazioni sul fatto che la proposta di direttiva potesse confliggere con gli interessi delle forze dell’ordine americane ed europee. Per farla breve qualcuno nel dipartimento avrebbe lavorato attivamente per pregiudicare il buon esito di una riforma cruciale per i diritti fondamentali – riservatezza e protezione dei dati – dei cittadini europei”, scrive Access nell’articolo ‘Il piccolo aiutante del grande Fratello nella commissione europea’.

Quello della forte opera di lobby degli Usa sulla riforma europea della protezione dei dati non è certo un ‘sospetto’  nuovo, ma finora non era mai stato confermato da documenti ‘ufficiali’. Access sottolinea peraltro anche come la Malmstrom si fosse adoperata per respingere la richiesta del parlamento europeo di sospendere il programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi (Terrorist Finance Tracking Programme TFTP) che consente agli Usa di raccogliere informazioni relative alla messaggistica finanziaria con particolare riferimento alle informazioni relative all’identità dell’ordinante e/o beneficiario di una transazione, compreso il nome, il numero di conto, l’indirizzo e il numero d’identificazione nazionale.

Se tali accuse fossero confermate, quindi, potrebbero mettere a repentaglio la nomina della Malmstrom a nuovo responsabile al Commercio, vista anche la centralità di questo ruolo nei negoziati sulla controversa Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP).

Il Commissario, dal canto suo, respinge le insinuazioni al mittenti: un suo portavoce ha dichiarato al sito GigaOm  che “queste accuse sono prive di fondamento” e che Malmstrom “ha fortemente e apertamente sostenuto la riforma della Direttiva europea sulla protezione dei dati senza opporsi ad alcuna delle sue parti”.