Il caso

Privacy, il principe Harry vince una causa contro i paparazzi grazie al GDPR

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Il Duca di Sussex ha vinto la causa contro l'agenzia Splash News per violazione della privacy basando il proprio caso legale in parte sul nuovo Regolamento europeo per la protezione dei dati personali: il GDPR.

La scorsa settimana il principe Harry si è reso protagonista di una grande vittoria nella lunga battaglia della Royal Family inglese contro i paparazzi.

Il Duca di Sussex ha vinto la causa che ha portato in tribunale l’agenzia di stampa americana Splash News, responsabile di aver fotografato lo scorso gennaio la casa di campagna nell’Oxfordshire, rifugio privato suo e della moglie Meghan Markle. Il soggiorno, la sala da pranzo e persino la camera da letto sono state immortalate nelle immagini scattate mediante un elicottero in volo a bassa quota dai paparazzi e pubblicate poi su alcuni giornali (fra cui il Times), motivo per cui il principe ha portato Splash News e la Picture Agency davanti all‘Alta Corte di Londra.

Oltre alle scuse ufficiali rivolte al principe Harry, l’agenzia ha infatti accettato di pagare una considerevole somma di denaro (non resa pubblica) quale risarcimento danni.

Causa vinta grazie al GDPR

Il lato interessante della vicenda è il modo in cui fratello minore del principe William ha vinto la sua battaglia, ovvero basando il proprio caso legale in parte sul nuovo Regolamento europeo per la protezione dei dati personali: il GDPR.

Essendo in una zona isolata, circondata da terreni agricoli privati e lontana da qualsiasi area in cui i fotografi potessero avere accesso, la casa era stata scelta dal Duca per lui e la moglie come loro rifugio privato di campagna per via dell’alto livello di privacy che garantiva – hanno spiegato gli avvocati del principe in tribunale – e quelle foto hanno seriamente minato la sicurezza della coppia, al punto che non sono più stati nelle condizioni di vivere all’interno della proprietà”.

Gli avvocati della Royal Family si sono appellati sul fatto che l’intera vicenda riguardasse l’abuso di informazioni private, con violazioni del diritto alla privacy del Duca ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) e relative violazioni del regolamento generale sulla protezione dei dati.

Ma inseguire i fotografi sulla base del fatto che la loro attività costituisce un’elaborazione illegale dei dati è una nuova strategia e un uso del GDPR che pochi addetti ai lavori avrebbero previsto.

Gran parte del focus su GDPR è riferito all’elaborazione di massa dei dati: in modo particolare su come i social network che conoscono il tuo numero di telefono, aziende che ti inviano ogni giorno email di marketing, o banche che conoscono il tuo indirizzo e a quanto ammonta il saldo sul tuo account.

Ma, almeno in base alla spinta dell’argomentazione legale di Harry, una fotografia può essere anche un dato personale, persino una della casa in cui non ci si trova.

Ai sensi dell’articolo 5 della legge, le società sono obbligate a trattare i dati “in modo equo e trasparente” e anche a utilizzarli per “scopi legittimi“.

Hanno inoltre anche il bisogno di un motivo per gestire i dati, come il consenso del soggetto, un qualche tipo di contratto, o essere in grado di sostenere che ciò che hai fatto è “nell’interesse pubblico” o per uno “scopo legittimo“.

Il Regolamento sarà la nuova arma delle celebrità?

Ma anche da ciò che è stato reso pubblico sul caso, si può vedere che il GDPR ha dato ai reali un altro strumento nel loro arsenale legale per respingere ciò che vedono come un’intrusione ingiustificabile nelle loro vite da parte dei fotografi.

Esperti legali hanno precedentemente affermato che la nuova legislazione sulla protezione dei dati potrebbe fornire alle personalità pubbliche un modo diverso di battere i media in tribunale.

Quando il nuovo Regolamento è entrato in vigore nel maggio 2018, meno di una settimana dopo il matrimonio reale di Harry e Meghan Markle, sembrava in gran parte progettato per punire le aziende per violazioni dei dati. Ma alla luce di questo caso, sembra che potrebbe anche finire per rimodellare radicalmente il modo in cui le celebrità e le corti mettono in atto i confini fortemente contestati tra le parti della vita di personaggi famosi che il pubblico può vedere e le parti che non possono.