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Perché il fondo Elliot vuole mandare via il Ceo di Twitter

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Con le presidenziali Usa alle porte, il fondo di investimento statunitense vuole far suo il social network preferito dal presidente degli Stati Uniti. Coincidenze?

Il fondo di investimento Elliot Management di Paul Singer, maxi donatore repubblicano ora alleato di Donald Trump, intende spingere per un cambio al vertice di Twitter, rimpiazzando il ceo e co-fondatore Jack Dorsey con un nuovo manager.

Con l’acquisizione di circa il 5% delle azioni di Twitter e la nomina di quattro consiglieri nel board, la società statunitense vuole far suo il social network preferito dal presidente degli Stati Uniti, creato da Dorsey&Co nel 2006.

L’accusa di Elliot a Dorsey

Elliott sostiene, secondo quanto spiega il quotidiano online Axios, che Dorsey non riesca a focalizzare la sua attenzione solo su Twitter, visto che gestisce anche la società di pagamenti Square, in cui avrebbe un maggiore interesse finanziario.

Inoltre lo scorso novembre, l’ad aveva annunciato di voler vivere in Africa per 3-6 mesi per comprendere meglio la rivoluzione fintech del continente, mossa che aveva irritato gli investitori frustrati dalle performance di Twitter sotto la sua guida. 

Da quando Dorsey guida Twitter ci sono stati moltissimi cambi ai vertici ed è mancato un vero rinnovo del prodotto; è stata inoltre abbandonata la piattaforma per la condivisione di video Vine, che come scrive Axios si basava sullo stesso concetto della cinese TikTok, che in questo momento sta conquistando i mercati internazionali.

Twitter e il fact checking: problemi per Trump?

Twitter recentemente ha dichiarato di voler puntare a contrastare la disinformazione online in vista delle elezioni presidenziali statunitensi 2020.

Per questo motivo il social network sta sperimentando un tool anti fake news: l’inserimento di etichette di color verde per un tweet con informazioni corrette, ed arancione e rosso sui messaggi che diffondono informazioni false o ingannevoli scritti da politici e figure pubbliche e la conseguente riduzione della visibilità su Twitter.

Secondo il report Securing Democracy in the Digital Age realizzato dall’Australian Strategic Policy Institute (ASPI), le elezioni del 2016 sono state influenzate dal flusso di informazioni, spesso false, circolate nelle settimane precedenti ai seggi, sia su Twitter che in modo particolare su Facebook.

Il social network promette dunque di non fare gli stessi errori commessi durante le elezioni presidenziali americane del 2016 che hanno portato alla vittoria Trump. Ma con Dorsey fuori dai giochi, chissà se le nuove politiche sul fact checking saranno attuate lo stesso.

A novembre del 2020 si terranno le nuove presidenziali USA. I tempi dell’acquisto potrebbero insomma non essere affatto casuali.