Il Report

Mobilità elettrica, in Europa servono 3 milioni di stazioni di ricarica entro dieci anni

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La mobilità elettrica funzionerà solo se sarà per tutti. C’è bisogno di infrastrutture, ma anche di un piano di spesa pubblica corposo, 2 miliardi di euro l’anno per 10 anni, e di giustizia sociale ed ambientale. Prudente la strategia di Bruxelles, ma la strada da seguire è tracciata.

Sappiamo tutti che le auto elettriche ci daranno una gran mano nel ripulire l’aria delle nostre città, ma sappiamo altrettanto bene che per accelerare questa migrazione dai combustibili fossili all’elettrificazione dei trasporti serve una rete di stazioni di ricarica facile da accedere e diffusa in tutti gli stati membri dell’Unione europea.

Ovviamente, le barriere che ancora si frappongono tra la realtà che viviamo, fatta di smog ed inquinamento acustico, e una rete stradale percorsa solamente da veicoli elettrici ed ibridi, sono tante (il costo dei veicoli elettrici, la durata delle batterie e le sfide ambientali/sociali legate ai materiali rari di cui si costituiscono, gli stessi tempi di ricarica, per ricordarne solo alcune) e in alcuni casi anche problematiche da superare, ma sia l’industria, sia le istituzioni, sembrano essere decisi ad intraprendere la strada dell’emobility in Europa, con i consumatori che restano in attesa.

Lo studio

Affinché sia possibile la mobilità elettrica serve un’efficiente, accessibile e diffusa rete di stazioni di ricarica. Secondo il nuovo Report pubblicato da Transport & Environment (T&E), servono in tutti i Paesi europei almeno 3 milioni di stazioni di ricarica per veicoli elettrici entro il 2030.

Un bel salto in avanti, rispetto alle 185 mila attualmente operative, ma necessario se è vero, come stima lo studio, che entro un decennio saranno 44 milioni i veicoli elettrici in circolazione sulle strade e autostrade dell’Unione.

Numeri davvero grandi, forse molto più grandi di quanto immaginava la Commissione europea nel “Green Deal” presentato a dicembre dalla Presidente Ursula von der Leyen: “La Commissione ha stimato poco più di 1 milione di stazioni di ricarica entro il 2025, mentre noi pensiamo che bisogna triplicare questo dato entro il 2030, se vogliamo davvero sostenere l’industria della mobilità elettrica e il passaggio ad una mobilità pulita in città”, ha dichiarato Lucien Mathieu, eMobility analyst per T&E.
Forse nel 2025 riusciremo ad arrivare a 1.2-1,3 milioni di stazioni di ricarica, dipende dall’impegno dell’industria, delle imprese, delle Istituzioni, ma è già evidente un atteggiamento molto prudente da parte di Bruxelles, orientato verso scenari più modesti”, ha precisato l’esperto.

I punti critici

Gran parte delle stazioni di ricarica dovranno essere pubbliche, ha evidenziato Mathieu, perché molti cittadini non dispongono di parcheggio privato, ad esempio, e questo è un fattore che limita lo sviluppo del settore emobility.

Su una cosa però Bruxelles e T&E sono d’accordo: entro il 2025, a partire dal “Green Deal” europeo, sono attesi 13 milioni di veicoli elettrici in strada, sebbene in questo numero la Commissione Ue inserisca anche i veicoli a basse/bassissime emissioni inquinanti, come metano, idrogeno e biocarburanti di nuova generazione (su cui non mancano critiche severe da parte di ambientalisti ed esperti di energia e ambiente).

Tutto questo però ha anche un costo, un costo molto elevato, che T&E stima attorno a 20 miliardi di euro in 10 anni, quindi più o meno 2 miliardi di spesa media annua. In termini di stazioni di ricarica, per il Rapporto sarà prioritario incentivare sistemi di ricarica domestici e nei luoghi di lavoro, con un 30% di stazioni da realizzare nelle aree più svantaggiate, sia per favorire anche qui la mobilità elettrica, sia per un discorso di giustizia ambientale, climatica e sociale.

Non ultimo, rimane aperto il problema delicatissimo della domanda energetica: dove prenderemo l’energia elettrica necessaria ad alimentare questa gigantesca infrastruttura eMobility? Come sarà composto il mix energetico finale? Riusciranno le fonti energetiche rinnovabili a soddisfare in maniera crescente questa domanda? Che ruolo avranno mercati, Istituzioni, imprese, amministrazioni pubbliche e cittadini nel favorire o meno le fonti energetiche pulite? Quando potremo contare su sistemi di accumulo/batterie sostenibili a livello etico ed ambientale? Oltre agli incentivi e alle reti di ricarica, c’è da rispondere a tutte queste domande se vogliamo davvero cambiare e migliorare la qualità della vita nelle nostre città e allo stesso tempo affrontare la sfida della crisi climatica in corso.