Flipped Challenge

Le challenge online degli adolescenti, le vere sfide del digitale

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Giovani che si sfidano, che comunicano online con video, foto, imprese videoregistrate e che tengono nel confronto diretto tra pari, e non solo con gli adulti, la loro affettività, i loro disagi, le loro perplessità inglobate dentro un sé fragile, non strutturato e che nell’illusione di lievitare nella massa digitale rimanda bozze fantasma di rapporti che sono cementati nello spazio digitale e non hanno nessun contorno in quello reale.

Gli adolescenti amano le sfide, la competizione, i giochi anche privi di senso che verranno ricordati da grandi quando la memoria ci riproporrà flash di evasioni giovanili che coglieremo da una parte, con un sorriso nostalgico e, dall’altra con la perplessità del “che rischio che abbiamo corso”.

Il web da abile rilevatore delle leve motivazionali ha colto e cavalcato l’onda delle sfide giovanili, delle challenge in rete che perversano incessanti su TikTok, su Instagram e sui social in generale, aderendo perfettamente alla spinta dopaminergica di un cervello ancora in fase di maturazione che non vede il pericolo, né il rischio di condotte poco consapevoli, prive di senso e oggettivamente azzardate rivestite della carica del “figo”, dello “zìì ma che c’hai paura?”, del “dai che se non lo fai sei uno sfigato”, o nell’altro versante “così avrai più follower e diventerai un influencer, una Chiara Ferragni del Web che fa tendenza”. 

L’uso spasmodico dei social network

Sfide giovanili che vengono filmate e diffuse in rete implementando l’effetto contagio che copre il non senso di un senso motivazionale narcisistico in cui, oggi per tanti giovani, si è se si contano seguaci e si segna il campo mediatico di bandierine di riconoscimento in cui si appare e si marca il territorio della visibilità online. 

In questa rincorsa di sfide, di ricerca di consensi, di marcature dello spazio liquido che spesso rende fumoso lo spazio interpersonale delle relazioni nel hic et nunc del momento vissuto, ci si filma in imprese devianti, nel bere, nel fumare, nello spogliarsi, nel tagliarsi, nel deridere i più deboli e poi diffondere in rete, spesso compulsivamente aderendo al ritmo frenetico dell’algoritmo digitale, frame di immagini che fanno ridere istericamente e che allontanano dalla consapevolezza di un divertimento giovanile che non depaupera frammenti di sé ma che ne consolida invece la struttura interna.

Si può ridere, si può prendere in giro, imitare, sfidare seguendo leve motivazionali sane che hanno strutturato le tante adolescenze pre-digitali senza il rischio di modellarsi su un fare narcisistico e compulsivo che fa correre il rischio di allontanare la crescita adolescenziale da un percorso salutare e carico di senso.

I genitori che voltano le spalle

Ragazzi con la testa china sui loro smartphone, adulti che voltano le spalle nell’abdicazione di un ruolo guida riassunta nella frase comune “tanto sono più bravi loro, non gli stiamo dietro” e pericolo amplificato di una crescita che dilaga frammenti di non consapevolezza nella cassa di risonanza del digitale.

Spesso occorre fermarsi prima di arrivare all’esplosione epidemica di sfide online, impostando un dialogo tra genitori e figli in cui si struttura un percorso di consapevolezza di un fare di senso digitale che avvicina e non allontana, che solca la strada di un confronto generazionale fatto sì di critiche e provocazioni ma in cui domina il germe della ricerca di un supporto e una guida che i giovani, anche i più ribelli, anelano sempre nel profondo della loro affettività.

Le sfide online

Giovani che si sfidano, che comunicano online con video, foto, imprese videoregistrate e che tengono nel confronto diretto tra pari, e non solo con gli adulti, la loro affettività, i loro disagi, le loro perplessità inglobate dentro un sé fragile, non strutturato e che nell’illusione di lievitare nella massa digitale rimanda bozze fantasma di rapporti che sono cementati nello spazio digitale e non hanno nessun contorno in quello reale.

Invertiamo allora le sfide, sfidiamoci a parlare nel vìs a vìs, guardiamoci negli occhi, tiriamo fuori le parole non dette che abbiamo dentro, grandi, piccini, adolescenti e adulti e invertiamo la rotta di un fare di non senso che arriva davvero ad un senso globale del sé e di un noi che sta al passo con un digitale che non ci travolge ma ci accompagna in una qualità di vita consapevole e ricca di personalità vere e non avatar di tanti sé fantasma.

È questa la vera sfida ai tempi del digitale, universale, generazionale, educativa, preventiva e formativa. Vediamo chi vince davvero!