Lo scontro

La Cina (regina del 5G) minaccia vendetta dopo il bando di Trump a Huawei e Zte

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Pechino pronta a rispondere con la stessa moneta al bando Usa nei confronti di Huawei e Zte. Intanto la Cina consolida il suo primato nel 5G.

Il ministero degli Esteri cinese ha detto apertamente che gli Stati Uniti devono smetterla con ”l’irragionevole repressione” nei confronti di aziende cinesi come Huawei, mentre un quotidiano cinese ha reso noto che il governo di Pechino è pronto a rendere la pariglia all’amministrazione trump, dopo la conferma del bando ai danni delle imprese cinesi di fornitura di apparati Tlc Huawei e Zte.

Il bando Usa

La scorsa settimana l’amministrazione Trump ha bloccato la fornitura negli Usa di microchip da parte di fornitori cinesi, confermando così lo stop a Huawei e sollevando nuovi timori di rappresaglia da parte cinese, con un conseguente calo dei titoli quotati di produttori di chip americani che a questo punto rischiano di subire le conseguenze del braccio di ferro innescato dal presidente americano.

Questo perché la Cina di certo difenderà con forza i diritti legali delle sue aziende, ha dichiarato ufficialmente il ministro degli esteri di Pechino in risposta alla domanda diretta della Reuters.

Pechino pronta a vendicarsi: nel mirino Apple, Cisco e Qualcomm

Nel contempo, il quotidiano China’s Global Times, pubblicato dal Quotidiano del Popolo, voce ufficiale del Partito Comunista, citando una fonte vicina al governo ha scritto che Pechino è pronta ad adottare una serie di contromisure nei confronti di Washington, come ad esempio quella di inserire le aziende americane in una lista sulle “organizzazioni inaffidabili” per imporre restrizioni ad aziende come Apple, Cisco Systems e Qualcomm. Inoltre, la Cina potrebbe smettere di acquistare aerei dalla Boeing.

“La Cina prenderà tutte le necessarie contromisure per proteggere i suoi legittimi diritti”, se gli Stati Uniti porteranno avanti il piano di cambiare le regole e impedire così ai fornitori essenziali di chip, fra cui la taiwanese TSMC, di vendere microchip a Huawei, aggiunge il Global Times.

Tra l’altro, l’accordo di gennaio per mettere fine alla guerra dei dazi fra Cina e Usa sarebbe in pericolo. La tensione fra le due potenze sta montando dopo l’esplosione del Covid-19.

Decisione dannosa

Huawei considera “arbitraria e dannosa” anche per gli stessi Usa la decisione di prolungare di un anno il bando negli Usa stabilito dal dipartimento del commercio americano. La decisione secondo l’azienda cinese rischia di danneggiare diverse filiere e in ultima istanza gli interessi di Washington.

L’azienda con sede a Shenzen ha peraltro ammesso che la misura adottata dall’amministrazione Trump sarà un danno in particolare per la sua capacità di accedere a forniture di chip sul mercato globale.  

La mossa avrà “un impatto sui servizi di tlc per i più di 3 miliardi di persone che usano prodotti e servizi Huawei nel mondo. Per attaccare un’azienda leader di un altro Paese, il governo Usa ha intenzionalmente voltato le spalle agli interessi dei clienti e dei consumatori di Huawei”. Gli Usa, continua la nota, “stanno sfruttando i propri punti di forza tecnologici per schiacciare le società al di fuori dei propri confini, il che servirà solo a minare la fiducia che le società internazionali ripongono nella tecnologia e nella supply chain statunitensi e, in definitiva, danneggerà gli interessi degli Stati Uniti”.

Esame approfondito

Huawei “sta effettuando un esame approfondito di questa nuova regola. Ci aspettiamo che la nostra attività sia inevitabilmente influenzata”, con “la speranza di ridurre al minimo l’impatto di questa regola discriminatoria”.

Intanto, secondo quanto segnalato dall’agenzia Bloomberg, lo Stato cinese ha iniettato, attraverso fondi controllati, 2,25 miliardi di dollari in uno stabilimento cinese che produce processori. Si tratta dello stabilimento della Semiconductor Manufacturing International, che in conseguenza ha dichiarato un aumento di capitale sociale da 3,5 a 6,5 miliardi di dollari. Secondo l’agenzia l’obiettivo della Cina è quintuplicare la produzione dell’impianto in modo da far fronte alle nuove restrizioni imposte dagli Stati Uniti per colpire Huawei.

Cina regina del 5G

Il numero di stazioni radiobase 5G in Cina ha raggiunto quota 200mila, secondo dati del Ministero dell’Industria e delle Tecnologie.

China Mobile ha reso noto che entro fine anno avrà 300mila stazioni radiobase 5G sul territorio, mentre China Unicom arriverà a quota 250mila.

Il numero di utenti 4G inoltre ha raggiunto quota 128 milioni, il maggiore del mondo. L’economia digitale rappresenta ormai un terzo del Pil cinese.

La Cina guida la corsa al primato globale del 5G, mentre gli Usa stanno accumulando ritardi difficili da colmare.