Audiovisivo

“Know Your Business Customer”, la lettera all’UE dalle associazioni anti-pirateria

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Industria, titolari dei diritti e associazioni di categoria accolgono con favore la proposta “Know Your Business Customer” della Commissione Europea quale strumento utile e tangibile per affrontare e contenere la diffusione della pirateria online.

In un’economia moderna, innovativa ed avanzata nessuna impresa dovrebbe operare e accedere sui mercati senza un adeguato processo di identificazione. Ne vale della sicurezza dei consumatori e della leale concorrenza tra aziende. L’Europa non fa eccezione.

Questo vale per l’economia online come per quella offline. È per questo motivo che 20 anni fa, nell’articolo 5 della Direttiva sul commercio elettronico (2000/31/CE) è stato introdotto l’obbligo per le aziende di fornire informazioni generiche sul proprio business, per una loro rapida ed inequivocabile identificazione al pubblico.

Un modello regolatorio improntato alla trasparenza e la legalità, che però non trova applicazione nel mondo dei siti e delle piattaforme web illegali che propongono contenuti audiovisivi in violazione delle leggi sul copyright.

Il “Know Your Business Customer” e la lettera all’UE

Per questo motivo, un numero notevole di aziende e di associazioni dell’industria culturale e audiovisiva italiana ed europea ha inviato una lettera ai vertici della Commissione europea, accogliendo favorevolmente l’interesse della Commissione Europea nell’affrontare un progetto per la riduzione dei contenti illegali, sottolineando anche la necessità di un ambito più ampio per essere effettivo.

Si tratta del “Know Your Business Customer” (KYBC), uno strumento semplice, quanto efficiente, per combattere l’anonimato sul web, soprattutto tra piattaforme che offrono contenuti e servizi, e far emergere i gruppi criminali che lucrano violando la legge.

Dei vantaggi correlati all’utilizzo di questa soluzione si era già parlato al webinar sulla pirateria online, organizzato dalla Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali (FAPAV) e Ipsos, a cui parteciparono tra gli altri rappresentanti di Agcom, Europol, MPA, Anica, Lega Calcio Serie A, Anec e Univideo.

In quell’occasione, si sottolineava con forza la dimensione sempre più preoccupante della pirateria audiovisiva transfrontaliera e la possibilità di sfruttare questo strumento contro l’anonimato online, facile condizione per compiere reati di ogni tipo.

I vantaggi del KYBC e i limiti attuali

L’approccio definito dal KYBC è considerato utile anche in termini di rilancio dell’industria audiovisiva, così colpita dalla pandemia di Covid-19, in Europa, come nel resto del mondo.

Nel caso dei contenuti audiovisivi offerti online da soggetti non autorizzati, è spiegato nel documento, grazie al modello KYBC, si potrebbe più semplicemente capire chi si nasconde dietro queste attività che violano il copyright, facilitando le azioni di enforcement.

Attualmente, è troppo facile registrare un nome di dominio da sfruttare anche per attività di pirateria online audiovisiva. Tecnicamente, all’acquisto del dominio, si è tenuti a dare una serie di informazioni generiche relative all’identità dell’azienda o del singolo professionista, ma il processo di verifica è lento e non rispetta a pieno lo standard della direttiva europea.

Spesso sono informazioni fittizie e incomplete, tali che in caso di indagine non sempre si riesce poi a risalire all’organizzazione criminale di turno che gestisce il business illecito.

A questo si aggiungono le difficoltà nel cercare di capire chi si nasconde dietro l’offerta di contenuti pirata, anche tramite la pista dei pagamenti, che spesso però avvengono in criptovalute, cosa che rende ancora più complesso il lavoro di identificazione dei soggetti coinvolti nel reato.

Il Digital Services Act

Il Digital Services Act (DSA) rappresenta di fatto una reale opportunità di intervento contro la pirateria audiovisiva online e offline, proprio a partire dall’articolo 5 della Direttiva. Una strada che la Commissione ha intrapreso per riformare il quadro regolatorio delle piattaforme digitali e che potrebbe essere lunga nel suo iter approvativo (non prima del 2022).

KYBC offre una soluzione reale e minimi sforzi per gli intermediari e le aziende legittime. Gli intermediari infatti sono nella posizione migliore per assicurarsi che solo le aziende disposte a rispettare la legge abbiano accesso ai loro servizi.

Ciò non significa monitorare o controllare direttamente il comportamento dei propri clienti, semplicemente si chiede loro di identificarsi, attraverso semplici controlli sui bilanci, di due diligence, sulla base di dati pubblicamente disponibili.

A tal riguardo ieri la Commissione sul Mercato Interno del Parlamento Europeo (IMCO) ha votato gli emendamenti della relazione sul Digital Services Act (DSA). La relazione integrale sarà sottoposta a votazione nella seduta plenaria che dovrebbe tenersi tra il 19 e il 22 ottobre prossimi. La relazione include anche l’approccio KYBC, sottolineandone l’importanza.  “Per la prima volta stiamo introducendo a livello UE nuovi concetti come il Know Your Business Customer – ha dichiarato il rapporteur Alex Agius Salibaba – regole ex ante per i settori digitali, responsabilità per i mercati online al fine di garantire la sicurezza dei consumatori. Abbiamo introdotto l’approccio KYBC con l’obiettivo di ridurre i contenuti illegali online”.

Apprezzamento quindi del settore culturale ed audiovisivo per l’iniziativa messa in atto, ma l’auspicio espresso dal mondo del business legale è che la proposta KYBC sia ben piu’ incisiva e non sia limitata solo ai mercati online. Si tratterebbe altrimenti di un’opportunità persa in quanto nel suo formato attuale consentirebbe ad attività palesemente illecite di continuare a trafficare impunemente.