La rottura

FCA-Renault: Eliseo e Nissan affossano l’intesa, tra i nodi chiave il mercato delle batterie

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Il Governo francese tira il freno a mano e i giapponesi si astengono, quel tanto che basta per far ritirare la proposta avanzata dal Gruppo italo-americano. Salta così (per il momento) la possibilità di far nascere un gitante da 33 miliardi di dollari e 15 milioni di veicoli l’anno.

Dopo sei ore di discussione, il Consiglio di amministrazione della Renault ha annunciato ieri in seconda convocazione di non essere ancora in grado di dare una risposta univoca alla proposta di fusione avanzata da FCA. L’auspicio, espresso a Bologne-Billancourt, alle porte della Capitale francese, è di prendere tempo per approfondire l’accordo e di convocare il Consiglio nei prossimi giorni per un nuovo ulteriore voto.

Ma se i francesi tentennano, a Londra, dove era in attesa il concomitante Consiglio di amministrazione di Fiat Chrysler Automobiles (FCA), presieduto da John Elkann, la decisione non è piaciuta e la reazione è arrivata immediata, a tarda notte, con il contro annuncio di “ritirare con effetto immediato la proposta di fusione avanzata al Gruppo Renault”.
Nel comunicato ufficiale si legge: “FCA continua ad essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti. E’ tuttavia divenuto chiaro che non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo”.

Dopo una decina di giorni dalla formale proposta di FCA di fusione con il Gruppo Renault e quindi con l’Alleanza tra la casa francese e Nissan e Mitsubishi (Renault-Nissan-Mitsubishi Alliance), con la prospettiva di dare vita ad un gigante mondiale dell’industria automotive, il naufragio dell’intesa lascia un po’ perplessi, almeno per i modi in cui è avvenuto (almeno per il momento).

Secondo quanto riportato da La Repubblica di stamattina e dal Sole 24 Ore in questi giorni, il Governo francese aveva chiesto particolare attenzione alla composizione del futuro Consiglio di amministrazione (quattro membri per parte), particolari garanzie sull’occupazione e sulla disposizione degli impianti di produzione, e aveva chiesto anche una “poltrona” per il rappresentante governativo.
A livello di management, “a John Elkann sarebbe potuta spettare la presidenza, mentre l’amministratore delegato post-fusione sarebbe dovuto essere di sponda transalpina e tra i nomi indicati da Parigi c’era quello dell’attuale Ceo di Renault, Jean-Dominique Senard”, si legge sul quotidiano La Repubblica.

Quattro erano, dal punto di vista francese, i cardini dell’eventuale accordo di fusione: il rispetto dell’alleanza Nissan-Renault, il preservare siti industriali e forza lavoro, governance equilibrata e la partecipazione del futuro gruppo ai progetti europei sul fronte delle batterie elettriche.
Oltre i piedi puntati del Governo francese, è proprio il nodo Renault-Nissan è, secondo Il Sole e anche il Wall Street Journal, l’altro punto dolente della questione. I giapponesi sarebbero interessati alla fusione, ma prima devono rivedere i rapporti con Renault all’interno della grande alleanza strategica con Mitsubishi e poi valutare, nel suo insieme ed in termini strategici globali, la proposta dalla casa italo-americana.

Ad onor del vero, come riportato da Agi, ad opporsi alla fusione con voto contrario è stato il rappresentante del Governo francese (15,1% di quote del Gruppo Renault, ma al 7,5% dopo l’eventuale fusione), mentre il consigliere Nissan (15% di quote) si sarebbe astenuto.
Secondo indiscrezioni francesi, da parte dell’Agence France Presse, è stato il consigliere di parte governativa ad aver preso improvvisamente e incomprensibilmente una posizione contraria all’accordo.
Fino a due giorni fa, si legge su Il Messaggero, il numero uno di Nissan, Hiroto Saikawa, riguardo all’accordo affermava: “è una fusione completa che, se realizzata, altererebbe significativamente la struttura del nostro partner Renault. Ciò richiederebbe una revisione fondamentale della relazione esistente con Renault”.

La Nissan, in poche parole, non è contraria alla nascita di questo nuovo soggetto industriale e anzi, vede bene FCA entrare nell’alleanza con Renault e Mitsubishi, a patto che la proprietà tecnologica giapponese sia salvaguardata e ci si metta bene d’accordo sui mercati globali, con particolare attenzione a quelli latinoamericani, nordamericani ed europei.

In termini di reazioni in borsa, come era facile indovinare, FCA ha perso il 3,71% a Wall Street e il 2,8% a Milano. Peggio il Gruppo Renault, che ha registrato un -7,6% in apertura di contrattazioni a Parigi.