Automotive

Fca e Psa verso la fusione: obiettivi strategici emobility, auto connesse e a guida autonoma

di |

La società risultante dall’aggregazione unirebbe le crescenti competenze di entrambi i Gruppi in quelle tecnologie che stanno plasmando la nuova era della mobilità sostenibile, tra cui la propulsione elettrificata, la guida autonoma e la connettività digitale. Preoccupazione sul mantenimento dei posti di lavoro in Italia.

Il mercato mondiale dell’automobile e dei trasporti si fa sempre più competitivo. L’innovazione tecnologica alza l’asticella delle sfide, che sono legate alla mobilità sostenibile, quindi la mobilità elettrica (eMobility), alternativa e condivisa, ma anche alle auto a guida autonoma e connesse in rete, e i grandi brand devono saper cogliere tutte le opportunità di crescita offerte dal mercato.

Oggi, il Gruppo Fca e il Gruppo Psa hanno annunciato congiuntamente l’intenzione di lavorare “ad una piena aggregazione dei rispettivi business”, per mezzo di “una fusione paritetica”, 50 e 50. Da questa fusione dovrebbe nascere il 4° costruttore automobilistico al mondo per numero di veicoli venduti, circa 8,7 milioni, con ricavi congiunti di quasi 170 miliardi di euro e un utile operativo corrente di oltre 11 miliardi di euro.
Numeri considerati superiori a quelli della precedente operazione, poi sfumata, tra Fca e Renault-Nissan.

Sono contento di avere l’opportunità di lavorare con il Ceo e Presidente di Psa, Carlos Tavares, e il suo team su questa aggregazione che ha il potenziale di cambiare il settore. Abbiamo una lunga storia di cooperazione di successo con Groupe PSA e sono convinto che, insieme a tutte le nostre persone, potremo creare una società leader nella mobilità a livello globale”, ha dichiarato in una nota stampa ufficiale Mike Manley, Ceo di Fca.
Sinergie annuali a breve termine stimate in circa 3,7 miliardi di euro, è specificato nel comunicato, senza chiusure di stabilimenti.

Obiettivo strategico del nuovo gruppo sono le competenze tecniche, che dovranno crescere, soprattutto nelle nuove tecnologie, quelle impiegate nella mobilità sostenibile, tra cui la mobilità elettrica, la guida autonoma e la connettività digitale.

Fiat Chrysler Automobiles e il Gruppo Psa (di cui fanno parte marchi storici come Peugeot, Citroen e Opel) hanno poi assicurato che “la nuova capogruppo con sede in Olanda continuerebbe a mantenere una importante presenza nelle attuali sedi operative centrali in Francia, Italia e negli Stati Uniti”.
Un punto questo su cui nei giorni scorsi, dopo le prime indiscrezioni sulla possibile aggregazione, il Governo italiano ha subito chiesto chiarimenti e garanzie per impianti e posti di lavoro nel nostro Paese.

Gli azionisti delle due società, si legge sul sito di Fca, deterrebbero il 50% del capitale del nuovo gruppo risultante dalla fusione e, pertanto, i benefici derivanti dall’aggregazione sarebbero equamente divisi. L’operazione verrebbe effettuata in forma di fusione sotto una capogruppo olandese e la struttura di governance della nuova società sarebbe bilanciata tra gli azionisti, con una maggioranza di consiglieri indipendenti. Il consiglio di amministrazione sarebbe composto da 11 membri. Cinque membri del consiglio di amministrazione sarebbero nominati da FCA (incluso John Elkann in qualità di Presidente) e cinque da Groupe PSA (incluso il Senior Independent Director e il Vice Presidente). Carlos Tavares sarebbe Chief Executive Officer, oltre che membro del Consiglio di Amministrazione, per un mandato iniziale di cinque anni.

Nelle prossime settimane sarà seguito un iter di perfezionamento dell’accordo, per poi giungere ad un definitivo “Memorandum of Understanding vincolante”.

Sull’argomento si è già espresso il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e secondo quanto riportato dall’Ansa c’è apprensione nel Governo: “E’ un’operazione di mercato, non posso giudicare l’accordo ma quello che preme al Governo è che sia assicurato il livello di produzione e quello di occupazione in Italia e quindi la continuità aziendale.  Quella tra Fca e Peugeot è un’operazione di mercato ma il governo non può restare indifferente. Con Elkann c’è’ stato un contatto mancato, lo sentirò presto per conoscere i dettagli dell’operazione”.

Critici i sindacati italiani: “C’è fortissima preoccupazione per gli stabilimenti. In Italia — ha spiegato a RaiRadio1 Francesca Re David, segretario generale Fiom Cgil — c’è una capacità produttiva installata di 1,5 milioni di auto ma ne vengono prodotte meno della metà. I nostri stabilimenti sono pieni di cassintegrati, la fusione è molto rischiosa”.
Dal momento che stiamo parlando di una questione che riguarda due multinazionali e anche due Paesi è indispensabile che non rivediamo quello che è successo con la vicenda Renault, ma che il Governo e la Presidenza del Consiglio tutelino la capacità di ricerca e sviluppo che abbiamo nel nostro Paese perché da questo dipende tutto il mondo della componentistica dell’Italia, in un momento di grande trasformazione del settore dell’automotive. Qualsiasi ipotesi di accordo, fusione o joint venture deve partire dalla piena occupazione e produzione degli stabilimenti italiani“, ha dichiarato sul sito web sindacale Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil automotive.

Meno preoccupati i francesi secondo quanto riportato dal Corriere della Sera: “Le nozze Fca Psa sono una buona notizia — ha commentato il segretario generale del comitato di raggruppamento mondo di Psa per Force Ouvrière, Patrick Michel — l’operazione che ci è stata illustrata e sulla quale stanno lavorando i due gruppi è win-win e abbiamo avuto delle rassicurazioni dal punto di vista dei livelli occupazionali. Non ci saranno chiusure di fabbriche”.