La sentenza

Fatturazione 28 giorni, ok del Consiglio di Stato a rimborsi automatici

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Il Consiglio di Stato conferma l'obbligo di indennizzare gli utenti per il caso delle bollette a 28 giorni.

Il Consiglio di Stato conferma l’obbligo di indennizzare gli utenti per il caso delle bollette a 28 giorni. Dopo la sanzione Antitrust da 228 milioni per cartello, Con la sentenza 00879/2020 il giudice amministrativo ha rigettato il ricorso di Vodafone Italia (uno degli operatori multati) contro la decisione del Tar del Lazio che, da un lato, annullava la sanzione complessiva da 1,1 milioni di euro decisa dall’Agcom a dicembre 2017 a carico di tutti gli operatori coinvolti, ritenendo si dovesse applicare invece un diverso sistema sanzionatorio, dall’altro confermava l’obbligo di ristoro in favore degli utenti deciso dall’Autorità. Il Consiglio di Stato ha respinto anche il ricorso dell’Autorità contro la decisione del Tar di dimezzare la sanzione complessiva che per tutti gli operatori era da 1,1 milioni di euro.

Le motivazioni del Consiglio di Stato

Riguardo alla fatturazione a 28 giorni, si legge nella sentenza della magistratura amministrativa, “quel che qui rileva è che essa s’appalesa sleale, non solo perché indusse l’utente, grazie all’apparente piccolo scarto tra 28 giorni e mese intero, a sottovalutare tal sottile discrepanza e non cogliere fin da subito il predetto aumento. Invero la clausola sulla nuova cadenza di fatturazione sembra impedire o, comunque, rende più difficile all’utente rappresentare a se stesso e con la dovuta immediatezza come, attraverso la contrazione della periodicità di tariffazione, il gestore telefonico percepisce, nel corso di un anno, il corrispettivo per 13, anziché per 12 volte. Né basta: la scelta a 28 giorni limitò drasticamente la possibilità di reperire offerte basate su termini temporali mensili e rese difficoltoso, se non inutile, l’esercizio del diritto di recesso, non essendo più reperibili sul mercato alternative diverse da quella così adottata”.

Rimborsi solo per il fisso

Tecnicamente, il rimborso interessa solo i contratti di telefonia fissa, circa 12 milioni con esclusione degli altri 60 milioni di clienti della telefonia mobile cui è stata negata la possibilità di ottenere l’indennizzo, sebbene tutti tra il 2016 e il 2018 si siano ritrovati a pagare circa un miliardo di euro in più all’anno. Il Consiglio di Stato ha ribadito che Vodafone, Tim, Wind Tre e Fastweb dovranno restituire i giorni erosi erogando gratuitamente il servizio per un numero di giorni pari a quelli erosi e quindi posticipando l’invio di una fattura. Fino ad oggi, invece, la procedura di rimborso si poteva ottenere facendo domanda direttamente sul sito della propria compagnia.