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Cittadino, pandemia e burocrazia nella trasformazione digitale. Le azioni da fare

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Nella situazione covid-19 l’urgenza “costringe” una burocrazia datata, superata, “bloccata” ad operare con modalità e velocità per le quali la burocrazia non è pronta e preparata. Il risultato: si aggroviglia il sistema istituzionale.

Nell’articolo Cittadino, pandemia e burocrazia nella trasformazione digitalepubblicato venerdì 23 ottobre 2020, sono stati indicati gli elementi che caratterizzano il “nuovo paradigma” delle moderne amministrazioni.

A questi elementi dedicheremo, a partire da questo articolo, alcuni approfondimenti con alcune indicazioni di cose concrete da fare, senza la necessità di produrre altre norme (siamo in piena entropia di norme).

Trasformazione digitale e centralità del cittadino per una burocrazia digitale

Nella trasformazione digitale (processo che interessa tutto il sistema sociale ed economico verso un “nuovo mondo”) il cittadino opera ed opererà sempre più prevalentemente con tecnologie dell’informazione e della comunicazione; può esercitare nuovi diritti (diritti digitali) in un contesto in  estremo movimento ed evoluzione; si attende dai decisori pubblici e dalla burocrazia una risposta alle esigenze del cittadino in modalità digitale nel contesto della “cittadinanza digitale”.

La centralità del cittadino nel sistema amministrativo trova fondamento nell’articolo 3, comma 2 della Costituzione (“E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”). La burocrazia ha il ruolo fondamentale di contribuire (assieme al Parlamento, Governo, Regioni ed autonomie locali) alla eliminazione degli “ostacoli”per il pieno sviluppo della persona umana.

Una burocrazia di questo tipo non si trova nel nostro sistema: è tutta da costruire. Non si può fare a meno di una burocrazia “costruttiva”, collaborativa, cooperativa. I pubblici decisori e normatori non hanno definito uno scenario istituzionale e sociale con una posizione “centrale” del cittadino e della persona. La normazione è di tipo verticale, interessa segmenti del sistema socio-economico, da risposte “provvisorie”.

Il ruolo della burocrazia digitale dovrebbe rafforzare questo compito anti barriere ed ostacoli. Ma la centralità del cittadino digitale è garantita solo a condizione che la burocrazia digitale sia “veramente” e “nativamente” digitale: una amministrazione semplificata, trasparente, che opera in rete. E che non ci siano condizioni di “divario digitale”.

La nostra amministrazione pubblica non è in queste condizioni: vive di processi lunghi, costosi, non semplificati, opera in presenza e non in rete. La nostra burocrazia deve superare il modello organizzativo ed amministrativo che si nutre di formalismi giuridici e procedurali (eccessivi). La nostra burocrazia trova in questi vincoli e formalismi la forza a non cambiare e a contrastare processi innovativi che metterebbero in crisi la sua esistenza attuale consolidata.

Il cittadino “marginale”: considerato ora un numero ora una pratica

In questa situazione il cittadino non copre nessun ruolo centrale: il cittadino viene “dopo” le norme, le procedure, le consuetudini, le prassi amministrative. Il cittadino diventa una “pratica”, diventa un numero, fa parte di una lista di prenotazione ( di solito lunga e non funzionale). Il sistema regolamentare di moltissime amministrazioni non parte dalla premessa della centralità della persona e del cittadino, di solito il termine “cittadino” viene appena citato per “liturgia istituzionale”.

Nella burocrazia attuale il cittadino “sparisce” all’orizzonte; nella situazione covid-19 l’urgenza “costringe” una burocrazia datata, superata, “bloccata” ad operare con modalità e velocità per le quali la burocrazia non è pronta e preparata. Il risultato: si aggroviglia il sistema istituzionale, il digitale (diffuso) ancora non funziona, le procedure sono sempre quelle di prima, le competenze non ci sono, la formazione dei dipendenti ad affrontare urgenze ed emergenze non è mai stata pianificata ed erogata.

Il cittadino ancora una volta non è al centro di un sistema burocratico (né in condizioni normali e né in condizioni di crisi). E con le emergenze ormai dovremo abituarci a vivere (crisi epidemiche, crisi ambientali, crisi climatiche, crisi sismiche, ecc.).

La burocrazia costituisce essa stessa la peggiore delle crisi in quanto non solo è incapace di affrontare le crisi e le emergenze ma le “amplifica” quando non è in grado di dare risposte (il danno sociale ed economico è veramente molto rilevante).

I modelli organizzativi sanitari (non parlo di medici ed infermieri che hanno ben chiaro il rapporto tra loro ed il paziente/persona/cittadino) non hanno al centro i cittadini ma le “strutture” e quindi non presentano le soluzioni agevoli a supportare  coloro che operano direttamente nei servizi sanitari (forte dicotomia tra strutture sanitarie e assistenza/cura sanitarie).

I modelli organizzativi delle pubbliche amministrazioni in genere vivono una forte dicotomia tra finalità-scenari-visione-strategie e servizi al cittadino.

Il cittadino al centro di tutto richiede un nuovo “modello” di governo e di management che oggi non esiste.

Il cittadino è prima di tutto una persona: dobbiamo assicurare servizi per agevolare la sua vita quotidiana e la sua salute; dobbiamo assicurare servizi amministrativi in rete; dobbiamo prima di ogni cosa semplificare il sistema.

La persona è alla base della trasformazione digitale e della burocrazia digitale.

Cose da fare

Per essere al centro di questa trasformazione è necessario coinvolgere il cittadino con un processo informativo/formativo permanente, diffuso, che interessi tutti i cittadini (scuole, famiglie, professionisti, dipendenti pubblici, ecc.).

L’art. 8 del Codice dell’amministrazione digitale ha stabilito che lo Stato, le Regioni, gli Enti locali, le Scuole, le Università, i gestori di esercizi pubblici, ecc. “……promuovono iniziative volte a favorire la  diffusione  della  cultura digitale tra i cittadini, con particolare riguardo ai  minori  e  alle categorie a rischio di esclusione,  anche  al  fine  di  favorire  lo sviluppo di competenze di  informatica  giuridica  e  l’utilizzo  dei servizi  digitali  delle   pubbliche   amministrazioni…..”.

Le azioni concrete per una burocrazia digitale

Le azioni concrete che si possono mettere in atto sono (senza nuove leggi, è un obbligo per le amministrazioni, per la dirigenza e i dipendenti):

a)  mettere in condizione i cittadini di conoscere in rete le norme attraverso lo strumento di “normattiva” (informando come si utilizza tale strumento) o tramite i siti delle pubbliche amministrazioni (la maggior parte dei siti non aggiorna le norme già pubblicate e non pubblica le norme approvate di recente);

b)    informare/formare in modo dettagliato, completo, aggiornato i cittadini sui diritti digitali (art. 3 e ss. del Codice dell’amministrazione digitale ed altre norme): diritto di accesso e all’ amministrazione trasparente (dlgs 33/2013 e sm); diritto all’ amministrazione digitale (codice dell’amministrazione digitale), alla semplificazione amministrativa (legge 241/90 e sm), alla identità digitale (art. 3 bis CAD), alla democrazia elettronica (art. 9 CAD), all’utilizzo di istanze digitali (art. 65 CAD), alle comunicazioni in rete per le imprese (art. 5 CAD), ai servizi on line (art. 7), al supporto per eliminare il divario digitale (art. 3 CAD), al domicilio digitale (art. 6 CAD), alla protezione dei dati personali (Regolamento UE 679/2016), ecc. Sui diritti digitali dobbiamo registrare un silenzio quasi assoluto.

c) Informare/formare i cittadini in modo semplice, chiaro, completo (tramite i siti) sui servizi in rete per i cittadini e le imprese: quali servizi, loro articolazione, chi li eroga, come vi si accede, tempi di risposta, costi, soddisfazione dei cittadini, ecc.

Per approfondire