Il Rapporto

Città autonome e nuovi materiali: mercato da 400 miliardi nel 2040

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Le future smart city dovranno essere a zero emissioni di CO2 e a zero impatto ambientale, ma anche efficienti ed autonome in termini energetici, idrici ed alimentari. La differenza la faranno i nuovi materiali impiegati, i principi che ne guidano la crescita e la capacità di affrontare le conseguenze delle anomalie climatiche.

Le città sono sempre più grandi e popolose, qualcuno parla di ritorno delle “Città Stato”, ma pochi si soffermano sulla centralità di alcuni temi cari al paradigma smart city: indipendenza e autonomia a livello energetico, alimentare ed idrico.

La vera sfida per tutte le città del mondo è affrontare la scarsità delle risorse. Siamo cresciuti con il mito dell’abbondanza e della crescita, oggi ci dobbiamo confrontare con un’altra realtà, quella della scarsità, dell’incertezza e delle nuove minacce esterne ed interne alla società.

L’era della scarsità delle risorse e delle smart city

Energia, cibo, acqua, salute, istruzione, trasporti ed altri servizi di base, sono alcune delle “risorse” strategiche considerate ormai scarse.

Ecco allora che attraverso i tanti progetti smart city lanciati in tutto il mondo si sta cercando di migliorare le condizioni di partenza delle città, spesso caotiche e sovraffollate, inquinate e sviluppatesi senza una pianificazione degna di questo nome, soprattutto minacciate sempre di più dai cambiamenti climatici.

Al centro di questi progetti ci sono i concetti chiave di indipendenza ed autonomia sia in termini energetici, sia alimentari, sia idrici, sia di servizi e infrastrutture strategiche per il buon funzionamento di una megalopoli moderna e globale (come anche di centri urbani molto più piccoli).

Nuovi materiali per nuove città

Per raggiungere questo risultato si potrebbe partire dai nuovi materiali, un’industria che, secondo il Rapporto IDTechEx, dal titolo “Smart cities emerging materials markets 2021-2041”, potrebbe arrivare a valere 400 miliardi di dollari entro la fine del prossimo ventennio.

I nuovi materiali sono diversi e di varia natura: si va dalle bioplastiche ai polimeri avanzati, dalle nuove applicazioni del grafene alla biofisica, i composti inorganici, quelli organici (dai funghi ai batteri, passando per il mondo vegetale) e le nuove molecole ibride.

Grazie a questi nuovi materiali, si legge nello studio, i futuri edifici, realizzati a partire dal massimo livello di efficienza, resilienza e sostenibilità ambientale, consentiranno a chi li abiterà di ottenere in maniera indipendente ed autonoma energia elettrica e termica, anche cibo, acqua potabile e per altri usi, risparmio energetico, abbattimento delle emissioni inquinanti, in special modo il diossido di carbonio o CO2.

Alla base degli edifici ci saranno punti di ricarica per veicoli elettrici, anche autonomi (come robotaxi e corrieri robot), che ci consentiranno di spostarci in città a zero emissioni e di ricevere o inviare pacchi, ma anche stazioni per la ciclomobilità e la sharing mobility, punti multiservizi sempre connessi in rete.

Autonomia e nuove reti

Molti dei materiali di cui stiamo parlando sarà possibile ottenerli in loco da stampanti 3D, a partire da altri materiali che non inquinano.

Ovviamente, non bisogna dimenticare che le care vecchie regole del riuso e del riciclo sono sempre valide e lo saranno ancora di più nei prossimi decenni.

Le infrastrutture tecnologiche impiegate saranno delle più avanzate: per l’energia le tecnologie solari, eoliche e di accumulo (batterie) più avanzate, per l’acqua soluzioni di raccolta della pioggia, filtraggio, sanificazione e stoccaggio per il riuso, ma anche sfruttando l’umidità dell’aria.

C’è poi tutta la sensoristica per l’internet delle cose e i sistemi smart buildings e smart home, con tutta la parte relativa alle reti di connessione (fibra, WiFi, 4G/5G/6G).