Elettrificazione

Auto elettriche antidoto allo smog in città, per il 2020 stanziati 70 milioni di euro di Ecobonus

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Entro la fine dell’anno il combinato auto elettriche/ibride potrebbe raggiungere l’8/10% del mercato nazionale automotive. La mobilità elettrica inquina il 50-60% in meno rispetto a quella tradizionale, ma rimane il problema delle batterie climalteranti e a forte impatto sociale.

Il mercato italiano delle auto elettriche è forse uno dei più piccoli tra i Paesi dell’Unione europea (Ue) e più in generale dei Paesi ad economia avanzata. Il 2019 è stato uno dei migliori, in termini di vendite, ma al momento le auto elettriche a batteria non superano lo 0,6% del parco auto circolante nel nostro Paese, mentre le ibride già raggiungono un 7% sul totale.

Durante tutto il 2019, sono state vendute 10.566 auto 100% a batteria, con un aumento del +110%, mentre le ibride hanno registrato vendite per oltre 116.000 unità, anche qui un aumento netto del +33%.

Secondo le stime del Gai, associazione che promuove l’acquisto in gruppo di auto ibride ed elettriche e veicoli a basso impatto ambientale, riportate su Wall Street Italia, le quote combinate di auto a batteria ed ibride vendute in Italia potrebbe passare dal 6% attuale all’8%, forse il 10% entro la fine del 2020.

Un traguardo non impossibile e per due ragioni. La prima è legata ai giorni che stiamo vivendo, all’aria inquinata e irrespirabile, specialmente in città (e nei territori circostanti), con tutte le conseguenze del caso sulla nostra salute (infiammazione delle vie respiratorie, crisi cardiocircolatorie, malattie di occhi e pelle, aumento dei ricoveri per l’influenza, spesso ancora prima che questa raggiunga il suo picco stagionale). Le auto elettriche (i veicoli elettrici più in generale).

L’Ecobonus

Le auto elettriche non subiscono blocchi del traffico (come quelli in corso in questi giorni nelle città italiane) e migliorerebbero rapidamente la qualità dell’aria che respiriamo, perché sono ad emissioni zero per quanto riguarda il loro funzionamento.

La seconda, invece, è prettamente economica, grazie all’ecobonus inserito nel milleproroghe, per tutto il 2020 il consumatore avrà a disposizione incentivi all’acquisto di auto elettriche ed ibride. Il Governo ha stanziato per quest’anno più di 70 milioni di euro. Altri 70 milioni per il 2021.

In questo caso, l’ecobonus è erogato tenendo presenti le emissioni di CO2 dei veicoli stessi e il contributo varia da 1.500 a 6.000 euro (con rottamazione, Iva esclusa).

In più, per chi vuole acquistare veicoli elettrici o ibridi a due/tre ruote e minicar, la dotazione per l’anno in corso è di 8 milioni di euro. rottamando un mezzo a due ruote di classe fino ad Euro 3 si può usufruire di un contributo del 30% sul prezzo, fino ad un massimo di 3.000 euro (Iva esclusa).

L’elettrico inquina?

Le auto elettriche sono quindi la nostra ultima possibilità contro l’inquinamento urbano e il surriscaldamento globale? Non proprio.

I veicoli elettrici a batteria vanno considerati in termini di capacità di inquinamento ambientale lungo tutto quello che è il loro ciclo di vita. Secondo uno studio BloombergNef, nel 2018 le emissioni di CO2 generate da auto elettriche sono state del 40% più basse dei veicoli a combustione.

In uno scenario full electric, entro il 2050 potremmo evitare l’emissione di 126 gigatonnellate di CO2 in tutto il mondo.

Un altro studio di qualche anno fa calcolava che un’auto elettrica, lungo tutto il suo ciclo di vita, con percorrenza media di 200.000 km e una batteria da 30 kWh, può arrivare ad emettere CO2 equivalente a meno della metà di un auto diesel (a patto che le fonti rinnovabili continuino a crescere nel mix energetico nazionale ed europeo).
A dirla tutta, nel conto andrebbero anche messe le emissioni di gas climalteranti dovute ad esempio alla produzione di tutti i pezzi di cui si compone un’automobile (pneumatici compresi).

Incubo batterie

Problema ulteriore e non secondario, sono le batterie. Per produrre batterie per auto elettriche servono materiali rari e preziosi, tali da richiamare l’attenzione non solo su questioni ambientali e climatiche, ma anche attinenti i diritti umani fondamentali, viste le condizioni di lavoro terribili a cui sono sottoposti coloro che scavano (principalmente bambini e minori) per tirare fuori coltan, zinco, rame, nickel, cobalto e altri minerali necessari alla realizzazione di queste batterie.

L’estrazione e la raffinazione di tali minerali è altamente inquinante l’ambiente circostante, a causa dei residui metallici della lavorazione (assimilabili alle polveri sottili), e con l’azione dei venti tale azione si amplifica notevolmente, a danno delle falde acquifere e le risorse idriche a cielo aperto (laghi, fiumi, corsi d’acqua, stagni). L’unica via al momento praticabile, per una sostenibilità crescente del settore, è favorire l’industria del riciclo di tali batterie, ridurre l’utilizzo di materie prime rare e diversificare al massimo i luoghi di estrazione di queste materie prime (garantendo contestualmente i diritti e controlli efficaci a tutela dei lavoratori e dell’ambiente).