Concorrenza

Antitrust Usa indaga sulle ‘killer acquisitions’ di Apple, Facebook, Amazon, Microsoft e Google

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La Federal Trade Commission ha avviato un’indagine sulle centinaia di acquisizioni di piccole startup da parte dei GAFAM negli ultimi 10 anni per verificare eventuali abusi di posizione dominante.

La Federal Trade Commissione (FTC) americana ha avviato un’indagine antitrust ad ampio raggio sulle principali tech company Usa, i cosiddetti GAFAM, vale a dire Apple, Facebook, Microsoft e Alphabet, casa madre di Google. Obiettivo dell’indagine è verificare se fra le centinaia di acquisizioni di piccole startup tecnologiche da parte dei grandi player della rete non siano celate pratiche anticoncorrenziali e abusi di posizione dominante. Una pratica, quella delle “killer acquisition” in modalità “Pac man”, finita già sotto la lente della vicepresidente e commissaria Ue della Concorrenza Margrethe Vestager che vuole vederci chiaro.

I GAFAM hanno per così dire “ammazzato nella culla” alcune startup acquisendole quando erano ancora abbastanza piccole, per evitare che diventassero una minaccia al loro business una volta cresciute?

La FTC (qui il link al comunicato stampa della FTC) vuole vederci chiaro e verificare se nei confronti di “competitor nascenti”, la cui acquisizione è finita fuori dai radar delle autorità perché troppo piccole per attirare l’attenzione, non siano state messe in atto pratiche commerciali scorrete.

Mercato digitale

Di fatto, la Federal Trade Commission vuole approfondire la sua conoscenza del mercato digitale e ha chiesto direttamente alle aziende interessate di fornire la documentazione di tutte le acquisizioni degli ultimi 10 anni, visto che le aziende devono sì notificare le loro acquisizioni alle autorità, ma non quando si tratta di operazioni di piccolo cabotaggio che riguardano startup troppo piccole in fase embrionale. Nell’ambito dell’indagine saranno analizzati gli accordi di non concorrenza, la cessione di licenze d’uso ma anche l’acquisto di grandi quantità di dati.

Startup potenziali minacce?

In particolare, la FTC vuole verificare se qualche acquisizione sia stata conclusa per togliere di mezzo “una potenziale minaccia per la piattaforma” prima che diventasse troppo grande o prima che arrivasse “a monopolizzare mercati contigui”. L’agenzia ha chiesto alle aziende di fornire informazioni relative allo sviluppo e al prezzo di prodotti dopo l’acquisizione comprese informazioni sulle modalità di integrazione dei nuovi prodotti e del trattamento dei dati rilevati.

Il nuovo fronte si apre in un contesto in cui le grandi aziende del tech sono già sotto la lente antitrust negli Usa e nella Ue e riguardano il business pubblicitario di Google, gli Amazon Web Services al trattamento dei dati personali dei consumatori da parte di Facebook.

Le 4 grandi acquisizioni di Big G

Con Looker Google ha messo a segno la quarta più grande acquisizione della sua storia:

  • YouTube per 1,65 miliardi nel 2006.
  • DoubleClick nel 2007 per 3,24 miliardi, all’epoca era leader di mercato nei servizi per la pubblicità online e disponeva, come Google, di grandi database di clienti e utenti. Poi si è fatta mangiare, come nel videogioco Pac-man.
  • Nest del 2014 per 3,2 miliardi, società produttrice del termostato intelligente, fondata dal principale designer dell’iPod.

Vestager al lavoro contro le killer acquisition

Margrethe Vestager è al lavoro per porre fine a quella che abbiamo definito la modalità “Pac-man,” utilizzata anche da tutti i giganti tecnologici per “mangiare” un potenziale concorrente, quando non riesce a fronteggiarlo. Solo per citare i casi più famosi, Microsoft con LinkedIn e Facebook con Instagram e WhatsApp. La società di Mark Zuckerberg nel 2012 ha comprato Instagram spendendo un solo 1 miliardo e nel 2014 si è impossessata di WhatsApp sborsando 14 miliardi di euro. 

La modalità “Pac-man”

La modalità “Pac-man” è utilizzata da tutti i giganti tecnologici: Microsoft con LinkedIn e Facebook con Instagram e WhatsApp. La società di Mark Zuckerberg nel 2012 ha comprato Instagram spendendo un solo 1 miliardo (pensate oggi il valore del social network!) e nel 2014 si è impossessata di WhatsApp sborsando 14 miliardi di euro.