Antitrust. Telecom Italia ricorre al TAR contro multa da 103 mln di euro

di Alessandra Talarico |

‘Sempre assicurato agli operatori alternativi la piena parità di trattamento nell’accesso alla sua rete, nel rispetto delle normative vigenti grazie anche all’implementazione volontaria del modello ‘Open Access’, spiega Telecom Italia.

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Telecom Italia

Telecom Italia farà ricorso al Tar contro la multa da 103,794 milioni di euro comminata dall’Antitrust, “certa di poter dimostrare la correttezza dei propri comportamenti nelle sedi giudiziarie competenti”.

A conclusione di un’istruttoria avviata nel 2010 sulla base delle denunce presentate da Fastweb e Wind, l’Autorità  Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), ha identificato due distinte condotte abusive che hanno consentito all’operatore “di difendere le sue quote di mercato ostacolando l’offerta dei concorrenti alla clientela finale e rendendola non replicabile alla grande clientela business”, sottolinea l’Autorità in una nota.

 

In merito alla decisione comunicata oggi e alla sanzione disposta nei confronti di Telecom Italia, l’Azienda precisa “di aver sempre assicurato agli operatori alternativi la piena parità di trattamento nell’accesso alla sua rete, nel rispetto delle normative vigenti grazie anche all’implementazione volontaria del modello ‘Open Access e degli impegni assunti’, considerato una best practice a livello europeo e come tale riconosciuto dall’Unione Europea e dal BEREC (l’organismo europeo che sovrintende alla regolamentazione)”.

 

“Open Access – precisa ancora Telecom – è sempre stato sottoposto ad accurati controlli e verifiche da parte dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e dall’Organo di Vigilanza che ne hanno sempre riconosciuto il buon funzionamento e la coerenza con gli obiettivi fissati in termini di parità di condizioni di accesso alla rete di Telecom Italia a tutti gli operatori”.

 

Secondo quanto rilevato dall’Antitrust, Telecom Italia ha innanzitutto ha opposto ai concorrenti un numero ingiustificatamente elevato di rifiuti di attivazione dei servizi all’ingrosso, i c.d. “KO”, ostacolando in tal modo “l’accesso dei concorrenti all’infrastruttura, sia nel caso della fornitura di servizi su linea attiva, sia nel caso della fornitura di servizi su linea non attiva”.

 

Adottando quello che l’Autorità, all’apertura dell’istruttoria a giugno del 2010, aveva definito un ‘boicottaggio tecnico’ Telecom Italia “ha di fatto reso significativamente più difficoltoso per gli altri operatori, il processo di attivazione dei servizi di accesso alla rete rispetto alle divisioni interne di Telecom”.

Una tesi, questa dell’Autorità, che Telecom ha definito ‘inconsistente’, sulla base di numeri che dimostrano come nei tre anni successivi all’introduzione di Open Access, nel 2008,  “si è registrata la continua crescita delle quote di mercato degli OLO sia nell’accesso fisso voce sia nel broadband”.

“Parimenti tutti i parametri confermati dalle verifiche dell’Organo di Vigilanza, indicano che c’è sempre stata piena parità di trattamento nei confronti degli operatori sia in fase di attivazione dei servizi sia nell’assistenza tecnica”, aggiunge Telecom.

Nell’attivazione dei servizi il mancato accoglimento delle richieste, sottolinea ancora l’azienda, “è spesso dovuto a richieste non corrette: infatti la percentuale di ordinativi rigettati oscilla tra meno del 10% per gli OLO che inviano richieste più corrette ad oltre il 60% per quelli che inviano richieste con più errori”.

 

Tutti i dati certificati per il 2012, indicano inoltre che le divisioni commerciali di Telecom Italia e gli operatori alternativi hanno ricevuto “una totale parità di trattamento nei tempi medi di riparazione, nella percentuale di guasti riparati entro il secondo giorno, nella disponibilità complessiva”.

 

Indicatori che, conclude l’azienda, “dimostrano che gli operatori alternativi hanno potuto beneficiare di prestazioni in linea, se non addirittura migliori, rispetto alle divisioni commerciali di Telecom Italia”.   

 

Il secondo abuso rilevato dall’Antitrust consiste nell’attuazione di politiche di prezzo particolarmente aggressive nel segmento business, con sconti molto elevati nelle aree in cui i concorrenti possono avere accesso alla rete attraverso l’unbundling e comunque a prezzi inferiori ai costi sostenuti all’ingrosso dai concorrenti per l’unbundling.

 

“Telecom ha disegnato una politica tariffaria per la grande clientela business contraddistinta, quanto meno per il periodo 2009-2011, dalla capacità, dati i costi di accesso alla rete praticati agli altri operatori, di comprimere i margini dei concorrenti altrettanto efficienti, con effetti restrittivi della concorrenza sul mercato al dettaglio dei servizi di accesso alla clientela non residenziale” spiega l’Autorità in una nota, sottolineando altresì che “Telecom non sarebbe stata in grado di offrire i servizi al dettaglio ai prezzi praticati senza subire perdite se avesse sostenuto i costi all’ingrosso praticati ai concorrenti”.

 

La prima infrazione è valsa una sanzione di 88,182 milioni di euro, mentre la seconda è stata quantificata in 15,612 milioni di euro.