La gara

5G in Francia, base d’asta fissata a 2,2 miliardi di euro

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Il Governo francese fissa la base d'asta per le frequenze 3.4-3.8 Ghz che saranno messe in vendita a marzo. Prevista una guerra di rilanci fra gli operatori.

E’ stato fissato a 2,2 miliardi di euro il prezzo minimo di vendita per le frequenze 3.4-3.8 Ghz che saranno messe all’asta in Francia. Lo ha detto in un’intervista a Les Echos il segretario di Stato francese per il settore telecom Agnes Pannier-Runacher. I quattro operatori mobili del paese transalpino (Orange, SFR, Free e Bouygues) potranno accaparrarsi un blocco da 50 Mhz ciascuno in banda 3.4-3.8 Ghz a 350 milioni di euro ciascuno nella prima fase della gara.

La gara si terrà a marzo, un po’ in ritardo rispetto all’inizio dell’anno prossimo. I primi servizi partiranno presumibilmente più avanti nel 2020.

Il prezzo finale per lo spettro in palio sarà presumibilmente molto più alto della base d’asta.

Le regole dell’Arcep

Le regole sono state pubblicate sul sito dell’Arcep, il regolatore francese, che nei mesi scorsi aveva sperato di fissare ad almeno 60 Mhz le dimensioni del primo blocco da assegnare in modo da consentire d’ufficio a tutti gli operatori di partire con il 5G avendo in dote una quantità buona di spettro.

Ma le cose non sono andate così e gli operatori dovranno darsi battaglia e rilanciare per aumentare la loro dotazione. C’è da dire che poteva andare anche peggio, visto che il Governo spingeva per fissare i blocchi minimi da mettere a gara a 40 Mhz, il che avrebbe automaticamente fatto lievitare i proventi per le casse dello Sato.  Alla fine, si è giunti al compromesso di blocchi iniziali a 50 Mhz.

Rilanci nella seconda fase

Una volta aggiudicati i primi 200 Mhz di spettro, gli operatori potranno contendersi con il metodo dei rilanci competitivi i restanti 110 Mhz di spettro in lizza, con blocchi da 10 Mhz ad un prezzo base di 70 milioni. Al termine della gara, gli operatori non potranno detenere più di 100 Mhz di spettro.

In precedenza, il prezzo minimo dello spettro era stato fissato a 2,18 miliardi dalla Commissione delle partecipazioni e dei trasferimenti (CPT) un prezzo definito ragionevole da Agnes Pannier-Runacher, per quanto secondo l’Arcep la base d’asta si poteva fissare molto più a buon mercato a 1,5 miliardi di euro.

Resta comunque il rischio che alla fine un operatore si trovi con 100 Mhz di spettro, il doppio di un altro che potrebbe restare con soli 50 Mhz. Si prevede una lotta feroce a suon di rilanci, soprattutto fra i pesi massimi SFR e Orange.