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5G, il Ceo di Telefonica ai governi Ue: Fissiamo i nostri standard europei di sicurezza

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Per il Ceo e Presidente di Telefonica José María Álvarez-Pallete è ora che la Ue prenda in mano il dossier delle reti 5G senza farsi dettare la linea dagli Usa.

Appello del Ceo e Presidente di Telefonica José María Álvarez-Pallete ai governi della Ue per prendere finalmente il controllo totale del dossier security in relazione al 5G, per smettere di subire il pressing Usa sull’esclusione delle tecnologie extra Ue, in particolare Huawei e ZTE. Intervistato dal sito Politico.eu, il numero uno di Telefonica ha fatto un appello ai governi europei perché prendano finalmente in mano le redini della situazione, fissando standard di sicurezza comuni sulle nuove reti 5G senza farsi dettare la linea anti-cinese dagli Usa.

“L’Europa dovrebbe fissare gli standard per certificare con certezza se un’attrezzatura è sicura e protetta, così che io possa tranquillamente inserirla nella mia rete”, ha detto il Ceo dell’ex incumbent spagnolo, aggiungendo che per fare ciò sono fondamentali gli organismi di standardizzazione.

Álvarez-Pallete ha poi rimarcato che l’esclusione dei produttori di attrezzature extra Ue rallenterebbe il processo di realizzazione delle nuove reti in Europa in maniera consistente.

Chiedere ora agli operatori europei di tagliare il legame con Huawei “avrà un impatto multimiliardario sugli investimenti legacy”, ha precisato, aggiungendo che se un bando ha valore retroattivo non soltanto “abbiamo un problema per l’ultrabroadband, ma abbiamo un problema per il settore nella sua interezza”.

Al contrario, il Ceo ha detto che la ue deve concentrarsi sulla realizzazione delle reti 5G.

“Se sei preoccupato dalle reti esistenti 4G, queste hanno una data di scadenza”. Diversamente dal 5G, il 4G “non è una rete basata a tutti gli effetti sull’intelligenza artificiale”.  

Per quanto riguarda le argomentazioni secondo cui le apparecchiature Huawei e ZTE sarebbero vulnerabili allo spionaggio da parte del governo cinese, Álvarez-Pallete ha detto che “non abbiamo riscontrato nulla di anomalo da parte di alcuno dei nostri fornitori nelle nostre reti negli ultimi anni….A meno che non si trovino prove ineccepibili di qualche malefatta non credo che si debbano porre restrizioni da operatore a operatore”.  

Per quanto riguarda gli standard europei, la scorsa settimana l’Enisa ha pubblicato il report sui rischi potenziali per le nuove reti 5G. Lo studio, realizzato dagli esperti Ue della cybersecurity, ha identificato (senza fare nomi e senza nominare la Cina, ma il riferimento è implicito) i paesi extra Ue con un programma di offensiva cybersecurity come le minacce principali per il futuro delle reti 5G. Inoltre, l’agenzia Ue ha scritto che i fornitori di questi paesi potrebbero rappresentare una grossa minaccia.

Il report Ue segue mesi di allarmi da parte degli Usa e de servizi di altri paesi occidentali sui rischi per la sicurezza nazionale derivanti da fornitori cinesi di attrezzature 5G, come Huawei, primo fornitore globale di queste tecnologie.

Le capitali europee stanno lavorando al momento per realizzare tecnologie di difesa e prevenzione comuni per rispondere a questi rischi, il che potrebbe significare l’imposizione di un bando cinese da parte di alcuni paesi europei sulle reti 5G.

Il modo migliore per gli operatori di affrontare il tema è limitare l’ingerenza dei governi, disegnando degli standard e certificati di sicurezza comuni sulle reti, che aumentino le richieste ma nel contempo limitino le decisioni dei governi a casi singoli, caso per caso, su chi possa o meno fornire le tecnologie.

La European Telecommunications Standards Institute (ETSI) e l’organizzazione globale 3GPP per gli standard mobili “sono i luoghi deputati dove definiremo le attrezzature di rete di prossima generazione”, ha detto Álvarez-Pallete. Si tratta di organizzazioni sempre più dominate dalle aziende tecnologiche, e in maniera crescente da quelle non europee ed è per questo che secondo il numero uno di Telefonica è necessario che siano coinvolti di più esponenti governativi.

Il dibattito è acceso in seno alla Gsma, la potente lobby delle tlc europee, che sta lavorando per evitare il bando delle tecnologie cinesi dalla Ue.

In un report della Gsma, fortemente criticato, si legge che l’esclusione di Huawei dalle reti europee costerebbe 55 miliardi di euro.