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Zorzoni (AIIP) ‘Dati degli Italiani a rischio, mettiamoli al sicuro dal CLOUD Act americano’

Dopo la vicenda legata a Google Analytics, non cala l’attenzione sul trattamento dei dati dei cittadini e delle imprese italiane da parte dei colossi tecnologici. A finire ora sotto la lente di ingrandimento è il Clarifying Lawful Overseas Use of Data (CLOUD) Act, normativa americana in vigore dal 2018 che autorizza le autorità oltreoceano a chiedere alle “data and communication companies” statunitensi di trasmettere i dati in loro possesso, anche se conservati all’estero (quindi anche nell’Unione Europea). A porre la questione all’ordine del giorno delle istituzioni, in un’Italia in preda ad una ormai ciclica crisi politica, è stata l’Associazione Italiana Internet Provider (AIIP), che nella giornata di ieri, tramite il proprio Presidente Giovanni Zorzoni, ha trasmesso una formale segnalazione all’Autorità garante per la protezione dei dati personali.

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Key4biz. Presidente, perché il CLOUD Act costituisce una minaccia così rilevante per i dati personali dei cittadini italiani?

Giovanni Zorzoni. Perché consente di fatto alle autorità statunitensi di ottenere l’accesso ai dati detenuti da aziende americane anche al di fuori dei confini USA, senza adeguate tutele giuridiche. Il tema, in realtà, non è nuovo: la Corte europea si era infatti già espressa sulla questione, limitandosi tuttavia ad analizzare l’impatto di una sola norma, l’articolo 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA), nato a scopo difensivo in seguito all’attentato terroristico dell’11 settembre 2001. Già in quella sede la Corte aveva rilevato come il FISA non garantisse adeguate tutele nei confronti dei diritti dei cittadini europei. Ebbene, il CLOUD Act si pone sulla stessa linea, sollevando questioni altrettanto serie che richiedono una attenta risposta.

Key4biz. AIIP ha quindi chiesto all’Autorità garante per la protezione dei dati personali di esprimersi in merito ad un’azienda americana operante sul territorio italiano. Può darci ulteriori dettagli?

Giovanni Zorzoni. Sì, ieri abbiamo sollecitato un intervento urgente dell’Autorità perché siamo convinti che i dati personali dei cittadini italiani siano in pericolo. La nostra segnalazione riguarda, nello specifico, un prestatore di servizi di nomi a dominio. Ma è chiaro che il problema va ben al di là del singolo caso. Nonostante un gran numero di soggetti, non soltanto Big Tech, operi anche indirettamente sul nostro territorio nazionale, nella grande maggioranza dei casi non sono disponibili informazioni pubbliche su come viene applicato il CLOUD Act. La nostra richiesta di intervento punta a fare finalmente chiarezza su quali entità siano soggette a tale provvedimento, quali procedure sono state adottate per garantire la sicurezza dei dati dei cittadini italiani e, non da ultimo, se queste procedure rispettano le prescrizioni imposte dal GDPR.

Key4biz. Quali risultati vi attendete?

Giovanni Zorzoni. Il nostro obiettivo è arrivare a una presa di posizione che, indipendentemente dal suo contenuto, possa costituire un punto di riferimento per tutti i prestatori di servizi della società dell’informazione e della comunicazione elettronica. Un risultato di questo genere, oltre a comportare dei vantaggi concreti in termini di tutela dei cittadini europei, introdurrebbe degli effetti positivi anche sul fronte della concorrenza nel mercato dei servizi internet: non è accettabile che i prestatori di servizi USA che operano sul territorio UE possano sottrarsi agli obblighi che invece incombono sulle società europee. Si tratta di un vantaggio competitivo ingiustificato, che ostacola la crescita dell’industria digitale del nostro continente. Credo che ormai i tempi siano maturi per prendere posizione su questo tema, anche alla luce degli infruttuosi negoziati tra USA e UE sul Privacy Shield. Siamo consapevoli che l’Autorità è già impegnata su svariati fronti ma auspichiamo che troverà il modo di dare a questa segnalazione il dovuto peso dal momento che evidenzia un problema specifico, serio e urgente.

Key4biz. Presidente Zorzoni, negli ultimi mesi AIIP è più volte intervenuta su questioni relative al Cloud, che pare essere assurto a tema centrale della vostra attività, affiancando quelli tradizionali del broadband e della fibra ottica. Da cosa scaturisce questa particolare attenzione?

Giovanni Zorzoni. Fra gli associati AIIP si contano molti dei campioni italiani del Cloud nazionale. La nuova consigliatura e la mia presidenza, fin dall’inizio del loro mandato, si sono impegnate, di fronte ai nostri soci, a porre all’attenzione istituzionale la significativa differenza nel trattamento dei dati personali, tra le imprese europee in generale, e italiane in particolare, rispetto alle società che operano in questi mercati ma hanno il loro quartier generale all’estero: è un lavoro che inizia già a dare i primi frutti, con una ormai crescente consapevolezza della problematica. Il nostro auspicio è che, in un prossimo futuro, anche i fornitori extraeuropei garantiscano pienamente l’alto livello di tutela della persona e dei suoi dati previsto dalle normative italiane ed europee.

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