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World IP Day 2017, innovazione digitale amica o nemica dell’audiovisivo?

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Produttori, associazioni e rappresentanti delle Istituzioni a confronto sulle grandi opportunità e le sfide dell’innovazione tecnologica. Il Presidente ANICA, Francesco Rutelli: 'Dobbiamo spiegare con parole chiare che una cosa è l’assoluta libertà di navigazione e altro è la pirateria'.

Nonostante la crisi economica e finanziaria, i settori culturali e creativi hanno continuato a produrre reddito, lavoro e innovazione, e oggi la Proprietà Intellettuale determina in Europa il 38% dell’economia e il 28% della forza lavoro.

Il settore è costituito soprattutto da imprese innovative, dotate di un grande potenziale economico, che agiscono come motori dell’innovazione in diversi ambiti. L’industria creativa, nonostante abbia resistito abbastanza bene alla crisi, deve affrontare numerose sfide.

Dalla sua ha l’innovazione tecnologica, ma la stessa è anche un’insidia, perché strumento di guadagni illeciti anche per i pirati.

Se da un lato il digitale e le sue declinazioni hanno permesso, per quel che riguarda l’Italia, di veder aumentare i ricavi dell’industria culturale e creativa portandoli fino a toccare i 50 miliardi di euro nel 2016 (E&Y, 2017), è altrettanto vero che proprio grazie alle piattaforme digitali illegali di streaming/download la pirateria ha sottratto alla sola industria audiovisiva più di 500 milioni di euro l’anno.

Su queste tematiche si è incentrato il convegno “World IP Day 2017. “L’innovazione digitale: nemica o amica dell’audiovisivo?”, promosso dalla Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali (FAPAV) in collaborazione con Associazione Civita, per aprire un confronto il più ampio possibile sul ruolo dell’innovazione tecnologica in un comparto, come quello dell’audiovisivo, in cui il digitale apre certamente a nuove grandi opportunità di crescita, ma anche a sfide difficili da affrontare, soprattutto dal punto di vista regolatorio.

La parola d’ordine per comprendere la portata del fenomeno digitale è “cambiamento”. Francesco Rutelli, Presidente di ANICA, nel suo intervento introduttivo è partito proprio da questo concetto chiave: “A livello europeo c’è stata una vera svolta, frutto dell’impegno di tutte le associazioni di categoria, grazie alla firma della Dichiarazione congiunta tra Italia e Francia che riafferma il principio della territorialità del Diritto d’Autore, chiave di volta nella tutela del settore e per il finanziamento stesso delle opere.

L’eccezione culturale non è un fortino, si misura con i cambiamenti incessanti che la tecnologia ed il suo utilizzo portano con sé”.

Il problema è che, come anticipato, il digitale è anche uno strumento in mano ai criminali della rete, ai pirati del web, ecco allora che è fondamentale “regolare l’accesso ai contenuti”, ha precisato Rutelli, “affinché l’innovazione non si trasformi in un depauperamento del patrimonio culturale e creativo europeo.

Le industrie culturali hanno bisogno di un regime normativo che impedisca saccheggi e scorribande piratesche. Dobbiamo spiegare con parole chiare che una cosa è l’assoluta libertà di navigazione e altro è la pirateria, l’appropriarsi illecitamente di contenuti protetti da Diritto d’Autore”.

Ma allora cosa fare? Una prima mossa, semplice e molto efficace, è investire in cultura, educazione e formazione. “L’ANICA svolge anche una funzione formativa e di tutela del patrimonio storico e la campagna lanciata assieme a FAPAV, MPA e UNIVIDEO, “Io Faccio Film”, si è dimostrata uno strumento molto utile in tal senso, promuovendo una azione culturale e sociale e non solo repressiva”.

Gran successo, da un punto di vista normativo ed istituzionale, ha riscosso la firma congiunta della Dichiarazione italo-francese nel contesto della riforma del quadro europeo del settore promossa dalla Commissione Ue, apposta dal nostro Ministro della Cultura e dal suo omologo francese, con lo scopo di tutelare i settori strategici della propria industria e gli interessi dei propri consumatori: “l’industria cinematografica ed audiovisiva fa lavorare. La legge Franceschini va esattamente in questa direzione, promuovendo lavoro e cultura”, ha concluso il Presidente ANICA.

Serve dunque un approccio critico, che sappia da un lato valorizzare l’utilizzo del digitale nell’audiovisivo e dall’altro che sappia tutelare i diritti degli autori, salvaguardando investimenti, posti di lavoro e guadagni: “Non siamo qui solamente per celebrare la Giornata Mondiale della Proprietà Intellettuale, ma anche della creatività”, ha precisato Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV.

L’impatto della pirateria è stimabile, ogni giorno solo in Italia, in più di 1,2 milioni di visioni illecite, per un danno complessivo di 500 milioni di euro l’anno. Ci sono varie forme di pirateria, dall’IPTV ai tradizionali torrent, dallo streaming alle applicazioni per mobile. Tutte hanno in comune la ricerca di profitti facili, tutte sono frutto di mentalità criminali che sfruttano il lavoro altrui.

Bisogna riflettere sul fatto che la pirateria può colpire tutto il lavoro che c’è dietro la macchina da presa. Il mondo dell’audiovisivo è un generatore di sogni e passioni, non solo mercato e industria. Nel nostro Paese l’industria culturale determina miliardi di euro di fatturato e assicura lavoro a più di 180 mila persone, soprattutto nel comparto audiovisivo. Stesso discorso a livello europeo, dove la proprietà intellettuale rappresenta uno dei pilastri dell’economia comunitaria”.

Anche qui, Bagnoli Rossi ha ribadito il concetto inziale, cioè che “il Mercato Unico Digitale è una grande opportunità per la nostra industria, ma solo se ci saranno delle regole”.

OTT e imprenditori dell’advertising dovranno nel prossimo futuro essere coinvolti maggiormente nella tutela dei contenuti culturali, perché devono essere responsabilizzati su quanto accade sulle loro autostrade digitali”, ha concluso il Segretario Generale di FAPAV, ricordando che “difendere la Proprietà Intellettuale in uno scenario come quello attuale significa tutelare il futuro dell’industria audiovisiva e di chi ci lavora”.

Nel successivo tavolo di confronto, moderato dal giornalista e critico cinematografico Marco Spagnoli, si sono alternati gli interventi di produttori e autori, in cui la doppia faccia del digitale, opportunità e sfida, è stata ulteriormente approfondita.

E’ il tempo dei contenuti”, ha esordito Daniel Frigo, Presidente e AD The Walt Disney Company Italia, “e il nostro compito è dare ai consumatori ciò che vogliono, nella maniera più facile e accessibile”. Una vera e propria strategia, con al centro il digitale ed il suo utilizzo, “che rimane una grande opportunità per sviluppare nuovi modelli di business e investire ulteriormente in creatività e cultura, ma allo stesso tempo è un’arma in mano alla pirateria e l’unico modo di contrastare l’illegalità rimane sempre l’educazione delle generazioni più giovani al rispetto delle regole”.

Quando si parla di digitale poi non si può fare a meno di pensare ad un altro tema centrale per avvicinare gli utenti ad un uso corretto della tecnologia e cioè “l’alfabetizzazione”. “Un processo fondamentale anche per sviluppare l’industria dei contenuti – ha dichiarato Luigi De Laurentiis, Produttore Filmauro – contenuti che infatti viaggiano sui nuovi device connessi in rete a cui tutti noi ormai abbiamo accesso. Il nostro Paese è indietro dal punto di vista dei consumi dei prodotti audiovisivi. Eppure grazie al digitale stanno nascendo nuovi modelli business, con le serie tv accessibili anche da device mobili. Contenuti interessanti e intriganti, che permettono di raggiungere target di pubblico molto precisi”.

Oggi si ragiona su tutte le tipologie di pubblico presenti sul mercato. Il nostro non è ancora abituato alla velocità dei contenuti e dei linguaggi e si sta determinando un nuovo gap culturale. La tecnologia crea opportunità di crescita mai viste prima. Netflix sta definendo nuovi linguaggi, produce film e serie innovative, che non usciranno al cinema, ma sulla piattaforma di proprietà”, ha aggiunto De Laurentiis.

“Tutte le imprese del settore devono porsi queste domande: cosa produrre, come, per chi, come distribuire. Le sale sono ancora importanti nella fruizione di un’opera cinematografica, ma qualcosa sta cambiando nel timing delle windows per l’accesso ai contenuti. Il futuro è nella pluralità dei modelli di consumo”.

Pubblico quindi che forse è poco informato, che forse non conosce sufficientemente quanto impegno e lavoro ci sono dietro ad un film o a una serie tv e che quindi va educato: “Manca consapevolezza nel pubblico sui danni che la pirateria crea al cinema- ha spiegato Fabio Guaglione, regista (con Fabio Resinaro) del film “Mine” – lo dimostra il fatto che molti non si rendono conto di cosa significa fare un film, quanto tempo, fatica e soldi sono stati investiti. È importante sostenere il cinema in maniera legale, anche online, con le nuove piattaforme già disponibili al pubblico”.

Secondo i dati forniti nel suo intervento da Giorgio Tacchia, Presidente e AD CHILI TV: “Netflix ha il 53% degli utenti fuori dagli Stati Uniti, e circa 19 milioni sono proprio qui in Europa, circa il 32%. Nel 2021 fuori dagli USA ci saranno 136 milioni di clienti, di cui 51% qui in Europa. C’è poi da aggiungere che il 41% degli abbonati alle pay tv ha già dichiarato la propria intenzione di voler disdire il contratto sottoscritto e di preferire le piattaforme OTT”.

Traiettorie molto chiare di dove sta andando il mercato e l’industria dei contenuti audiovisivi e per questo, ha affermato Tacchia, “è importante posizionarsi lì dove la concorrenza è minore. C’è una terra di nessuno tra Netflix e il cinema, con pochi competitor”. Mentre riguardo ai pirati digitali, forse c’è qualcosa che non va proprio nel modello: “Paradossalmente, la domanda più rilevante di contenuti è rivolta dai pirati. Se la domanda è tutta online forse è lì che ci si deve spostare”.

L’ultima tavolata di panelist, invece, ha portato i contributi di imprenditori, docenti, ricercatori e rappresentanti delle Istituzioni. Ad esempio, a proposito di piattaforme online e di offerta legale di contenuti in rete, Gianluca Guzzo, Fondatore e AD MYmovies.it, ha portato l’esperienza MYmovies, “che è sul mercato da 17 anni”. “Abbiamo sempre creduto nella formazione culturale, puntando molto sulla tecnologia. Era un periodo in cui le piattaforme lavoravano con i contenuti caricati dagli utenti e noi abbiamo pensato di mettere online quelli sviluppati da professionisti e operatori”, ha detto Guzzo. “Dobbiamo lavorare sfruttando gli strumenti del marketing, generando prodotti di maggior appeal per promuovere il consumo legale di contenuti, rendendo l’accesso al cinema più facile e allettante, a partire dai sistemi di pagamento. Se tutti abbiamo gli smartphone sfruttiamoli per vendere biglietti e per comunicare con il pubblico, che va informato, formato e invitato al consumo culturale legale”.

Chiudersi a riccio contro i pirati è la scelta più sbagliata che si possa fare. È necessario combinare la difesa con un’azione propositiva”, ha rimarcato Luca Pirolo, Direttore LUISS Creative Business Center. “Il cinema è sempre centrale, ma il pubblico si sta spostando. Il contenuto è il re, ma la distribuzione è la regina. Il pubblico non consuma soltanto, ma vuole essere protagonista. YouTube ha dato visibilità a tanti utenti anonimi, modificando come Amazon il proprio modello di business, non solo vendendo contenuti quindi, ma anche offrendo partecipazione diretta al pubblico”.

Per il Ministero dei Beni e le Attività Culturali, è intervenuta Rossana Rummo, Direttore Generale Biblioteche e Istituti Culturali: “Tutta la battaglia della Proprietà Intellettuale e del Diritto d’Autore contro la pirateria si svolge principalmente su tavoli europei. E qui il confronto tra interessi nazionali è forte. Il tema dell’innovazione tecnologica e del Mercato Unico Digitale può essere affrontato solo attraverso un negoziato tra tutti i Paesi Ue. Siamo ben consapevoli che le tecnologie sono un’opportunità per tutta l’industria culturale e dell’audiovisivo, ma la pirateria è e rimane una grande minaccia”.

Il fatidico Regolamento SAT-CAB in discussione al Parlamento europeo, a cui la Luiss ha dedicato un’intera giornata di incontri, ruota attorno a 17 provvedimenti, con un mimino comune denominatore che è la regolamentazione del copyright.

La battaglia che stiamo conducendo ha portato alla Dichiarazione franco-spagnola prima e italo-francese poi. In essa – ha spiegato la Rummo – abbiamo portato avanti alcuni punti strategici: il consumatore sarà sempre più digitale, perché i giovani preferiscono la rete alle sale cinematografiche; l’educazione è centrale nella costruzione di un percorso di crescita verso la legalità e per il rispetto di chi crea un contenuto; il sostegno al principio di territorialità, a scapito del principio del paese di origine, serve a garantire le nostre industrie creative che stanno crescendo rapidamente e che sono da sostenere; c’è poi la responsabilità degli intermediari, che va evidenziata, perché altrimenti lo squilibrio tra chi mette online i contenuti e chi li produce è totale, a danno di chi investe risorse nella produzione”.

Le conclusioni del convegno sono state infine affidate a Nicola Maccanico, Vice Presidente Vicario Associazione CIVITA.

L’innovazione digitale è nemica perché rischia di favorire l’illegalità, ma è anche vero che di fronte a questa piaga si deve essere più determinati: “Troppi creativi e autori non difendono il Diritto d’Autore cercando di presentarsi come paladini della libertà in rete. L’illegalità si combatte con le norme e il rispetto di queste. E qui entrano in gioco la politica e le istituzioni, che devono avere il coraggio di prendere decisioni impopolari”. “Ma la tecnologia digitale è anche amica”, ha ricordato Maccanico, perché “La parola cambiamento si fa fatica a pronunciarla in certi ambiti. Cogliere le opportunità dell’innovazione tecnologica significa sapere quando è il momento di cambiare. Chi si occupa di cinema deve saper affrontare questo tema, perché è l’unico modo di tornare a crescere e di rilanciare tutto il comparto. La pirateria va sfidata sullo stesso terreno, ma con strumenti diversi, focalizzati sull’educazione alla legalità e sulla tutela del patrimonio culturale, di cui anche il cinema fa parte. Far diventare il Diritto d’Autore un amico è il compito delle Istituzioni, delle imprese e delle associazioni di categoria. Oggi la sfida è andare a prendere il pubblico, intercettare la domanda, sperimentando nuove offerte. E in questo scenario, le associazioni possono puntare ad essere il laboratorio del cambiamento, difficile quanto necessario, anche nella battaglia contro i pirati digitali”.

Al termine degli interventi c’è stata la consegna dei Premi FAPAV 2017, il riconoscimento che la Federazione conferisce ogni anno alle personalità del mondo delle Istituzioni, della cultura e dello spettacolo, che abbiano, tramite il loro lavoro, sostenuto e promosso il Diritto d’Autore e il valore della creatività.

Quest’anno il riconoscimento è stato assegnato a Rossana Rummo del Mibact, che da anni si occupa di tutelare con impegno, passione e competenza, il Diritto d’Autore e le opere dell’ingegno, e ai registi Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, i quali a pochi giorni dell’uscita nelle sale del loro film “Mine”, hanno lanciato un importante appello agli utenti del web: “Non scaricate illegalmente i film, è una questione di rispetto e di cultura, pensate anche a chi sta dietro la macchina da presa, nel nostro caso alle 248 persone che hanno lavorato con passione e sacrificio per realizzare il nostro film“.