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Windows preinstallato nel Pc, richieste di rimborso in arrivo

Windows

Pioggia di ricorsi in arrivo per il sistema operativo Windows. La Corte di Cassazione dopo una lunga battaglia legale ha accolto il ricorso dei consumatori dell’Aduc, stabilendo che il sistema operativo (Windows) non fa parte integrante del pc acquistato, dando così il via libera alla possibilità di chiedere il rimborso a tutti coloro che non accettano le condizioni di licenza d’uso del software e degli applicativi preinstallati nel pc al momento dell’acquisto.

Chi acquista un computer sul quale sia stato preinstallato dal produttore un determinato software di funzionamento (sistema operativo) ha il diritto, qualora non intenda accettare le condizioni della licenza d’uso del software propostegli al primo avvio del computer, di trattenere quest’ultimo restituendo il solo software oggetto della licenza non accettata, a fronte del rimborso della parte di prezzo ad esso specificamente riferibile“, scrivono i giudici della Cassazione. “Nell’accertata assenza di controindicazioni tecnologiche, l’impacchettamento alla fonte di hardware e sistema operativo Windows-Microsoft (così come avverrebbe per qualsiasi altro sistema operativo a pagamento) risponderebbe, infatti, nella sostanza, ad una politica commerciale finalizzata alla diffusione forzosa di quest’ultimo nella grande distribuzione dell’hardware (quantomeno in quella, largamente maggioritaria, facente capo ai marchi OEM più affermati)“.

I giudici hanno quindi stabilito che il produttore di pc, in questo caso si tratta di HP, provveda al versamento di 140 euro a favore di un cliente, che aveva richiesto il rimborso del sistema operativo e del software applicativo preinstallati.

La causa era stata intentata nel 2005 dall’Aduc e riguardava un personal computer acquistato nel dicembre 2005 con Windows XP Home Edition e Microsoft Works preinstallati. HP, scrive ADUC, “sosteneva che i suoi personal computer, se venduti insieme a un sistema operativo “di serie”, dovevano considerarsi come “un unico prodotto integrato”. In sostanza – è la tesi della multinazionale – non era possibile restituire il software, ottenendo il relativo rimborso, e tenersi invece l’hardware in caso di “pentimento” sull’acquisto del pacchetto“.
Dopo l’appello di Microsoft e l’intervento dell’Antitrust, “la sentenza di Cassazione apre le porte ad una valanga di ricorsi che potrebbero essere accolti dai venditori di pc anche dopo la prima raccomandata A/R in cui si intima il rimborso e, nel caso ciò non dovesse accadere, l’eventuale iter giudiziario che consigliamo sarebbe più facile”, scrive l’Aduc, che consiglia di procedere subito con una messa in mora, tramite raccomandata A/R, al produttore del proprio pc o altro supporto in cui si trova sempre già installato un software Microsoft che non si vuole utilizzare.

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