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Wind-3: riprende quota l’ipotesi fusione, e Telecom Italia ne gode

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Telecom Italia beneficia delle indiscrezioni su un possibile, imminente consolidamento del mercato mobile italiano, toccando in mattinata un rialzo del 3% e riagganciando quota 1 euro.

Come è successo ieri in Francia, dove i rumors del possibile interesse di Altice su Bouygues hanno messo il turbo alle azioni delle aziende coinvolte, anche Telecom Italia beneficia delle indiscrezioni su un possibile, imminente consolidamento del mercato mobile italiano, toccando in mattinata un rialzo del 3% e riagganciando quota 1 euro.

In attesa di conoscere  i risultati finanziari preliminari al 31 dicembre 2014 e il Piano per il triennio 2015-2017 – che saranno presentati venerdì – il mercato apprezza chiaramente il rilancio dei rumors su una possibile fusione tra Wind e 3, rispettivamente terzo e quarto operatore del mercato mobile nostrano.

Un’operazione più volte data per prossima e poi smentita che si inserirebbe nel processo di consolidamento in atto in Europa: Hutchison Whampoa (che opera col marchio commerciale 3), ha già acquisito la divisione mobile di Orange in Austria e la controllata irlandese di Telefonica e due anni fa si era avvicinata anche a Telecom Italia per conquistare il 30% della società. nel Regno Unito, inoltre, la società che fa capo al tycoon Li Ka-Shing è entrata in trattative esclusive per acquisire, sempre da Telefonica, l’operatore mobile O2 e in occasione dell’ufficializzazione dell’accordo il direttore finanziario di H3G Frank Sixt ha affermato: “Mi piace pensare che riusciremo ad agire rapidamente in ogni circostanza. Ma devi trovare il giusto accordo per tutte le parti perché una cosa del genere si verifichi, che era il caso del Regno Unito e sarà il caso dell’Italia”.

Il numero di operatori sui mercati nazionali sta, insomma, riducendosi (la tendenza è da 4 a 3) e presto anche in Italia potrebbe profilarsi un simile scenario che, a detta degli analisti, produrrebbe vantaggi per tutti perché riporterebbe equilibrio (ciascun operatore controllerebbe circa un terzo del mercato) e metterebbe fine alla guerra sui prezzi per conquistare nuovi clienti, lasciando agli operatori i margini per tornare a investire nel miglioramento delle reti.

Finora, a frenare l’accordo è stata non solo la mancanza di convergenza su chi prenderebbe il controllo della nuova società ( i russi di Vimpelcom che controllano Wind dal 2010 o i cinesi di Hutchison Whampoa?)  ma anche l’ingente debito di Wind, che si attesta a 9,5 miliardi di euro, anche se il piano di rifinanziamento presentato da Wind alla fine di marzo, con un’iniezione di liquidità da 500 milioni di euro da parte della casa madre Vimpelcom potrebbe contribuire a sbloccare l’impasse.