l'accordo

Wind-3: niente di fatto. Vimpelcom conferma fallimento delle trattative

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Il gruppo del miliardario russo Mikhail Fridman ha fatto sapere che la società continuerà a esplorare operazioni per valorizzare Wind  ma non ci sono garanzie che sarà identificata una transazione su termini accettabili.

C’ha provato Vimpelcom a creare una joint venture 50/50 in Italia tra la controllata Wind e un altro operatore attivo sul mercato italiano, ma le trattative non sono andate a buon fine.

Il gruppo russo lo ha dichiarato ieri in una nota in risposta “alle recenti analisi e ai commenti dei media riguardanti Wind”.

“La società – conclude la nota – continuerà a esplorare operazioni per valorizzare (Wind) ma non ci sono garanzie che sarà identificata una transazione su termini accettabili”.

La società non ha fatto il nome del potenziale partner, ma non è un mistero che Vimpelcom stesse trattando con Hutchison Whampoa per unire Wind e 3. Finora, però, né il gruppo del miliardario russo Mikhail Fridman né la controparte asiatica del tycoon Li Ka Shing avevano commentato le indiscrezioni.

Molti, secondo gli analisti erano comunque i segnali che qualcosa stesse bollendo in pentola quest’estate: il piano di rifinanziamento del debito presentato da Wind alla fine di marzo, con un’iniezione di liquidità da 500 milioni di euro da parte di Vimpelcom; gli sforzi portati avanti da Wind per ristrutturare l’ingente debito (pari a 9,5 miliardi di euro) e cedere le attività ad alta intensità di capitale come le torri; (valutate circa 500 milioni di euro) e la rete fissa di Infostrada, da cui si attende un incasso tra 1-1,5 miliardi.

Senza contare che l’operazione potrebbe essere agevolata dal ‘nuovo corso’ della Ue, con la nuova Commissione che sembra più propensa – almeno nelle intenzioni iniziali – a favorire il consolidamento dei mercati nazionali, tutti caratterizzati da intensa concorrenza, volume dei servizi voce in caduta libera, tariffe di terminazione e roaming pesantemente ridotte per via dell’intervento europeo. Fattori che hanno portato a una sostanziale riduzione dei margini del settore negli ultimi tre anni.

Hutchison, dal canto suo,  sta cercando di rafforzare la sua posizione nei sei mercati europei in cui opera: un anno e mezzo fa ha acquisito la divisione austriaca della francese Orange per 1,3 miliardi di euro e a fine maggio ha ottenuto il via libera dalla Ue per acquisire la divisione irlandese di Telefonica per 780 milioni di euro cash.

Lo scorso anno, Hutchison si era avvicinata anche a Telecom Italia per conquistare il 30% della società.