Key4biz

Web tax, l’Ue accelera. Le tre proposte, ma la strada è ancora lunga

Finalmente l’Unione europea ha messo nero su bianco le proposte per tassare i giganti del web. E dato che non può essere una misura ad hoc per Google, Apple, Facebook e Amazon, ecc… “è una tassazione equa per l’economia digitale in generale”, ha detto oggi Valdis Dombrovskis, il vicepresidente della Commissione Ue, che ha illustrato le tre opzioni a cui è giunta la stessa Commissione:

  1. Un’imposta sul fatturato delle società digitali.
  2. Una trattenuta alla fonte sulle transazioni.
  3. Una tassa sui redditi generati dalla fornitura di servizi digitali o sulle attività pubblicitarie.

Le tre proposte saranno subito sul tavolo del Digital summit al quale parteciperanno i capi di Stato e di governo della Ue venerdì prossimo a Tallinn, in Estonia.

Nella comunicazione Ue pubblicata oggi non c’è, però, traccia di aliquote, ma si sa che se dovesse passare l’idea di un’imposta sul giro d’affari e non sui profitti l’aliquota dovrà essere inevitabilmente bassa (si parla di una forchetta 1-6%). La soluzione migliore per la Ue, ha indicato la Commissione, è un accordo a livello globale (G20). Per questo gli Stati Ue devono avere una forte e chiara posizione comune. Bruxelles chiede che si trovi una soluzione internazionale entro la primavera 2018. Se non ci saranno progressi, la Ue è pronta a definire proprie soluzioni. E in assenza dell’unanimità dei 27 Paesi (Uk è in uscita) ci sarebbe un’ultima possibilità, ricorrere alla “cooperazione rafforzata”: è una procedura, prevista dai Trattati dell’Ue, che consente ad almeno nove Paesi di applicare la tassazione ai giganti del web. La procedura è stata progettata proprio per superare la paralisi che si verifica quando una proposta è bloccata da un singolo Stato o da un piccolo gruppo di Paesi che non vogliono far parte dell’iniziativa. Tra questi ci sono, nel caso specifico, Irlanda, Lussemburgo, Olanda: gli Stati con regimi da paradiso fiscale per i giganti della Rete, che non sembrano affatto intenzionati a dare l’ok.

Web tax, le tre proposte nel dettaglio

“Gli utili ottenuti nell’Unione europea devono essere tassati nell’Ue”. Questo è stato il concetto chiave espresso nel discorso tenuto oggi da Valdis Dombrovskis. Il vicepresidente della Commissione Ue ha poi aggiunto: “Il principio deve valere sia per chi ha negozi tradizionali sia online, nonché per aziende digitali che fatto profitti in Europa senza necessariamente avere una sede sul territorio europeo”. Dombrovskis ha quindi espresso il principio di base che “le tasse si pagano dove si generano i profitti, un concetto difficile da applicare con le imprese digitali che hanno una presenza fisica molto limitata. Quindi “bisogna aggiustare la regola della residenza fisica permanente”, sviluppata in altri tempi, e una strada può essere quella di pensare ad una “residenza virtuale permanente”, come aveva proposto la presidenza estone.

  1. Un’imposta sul fatturato delle società digitali.

Si tratta di una tassa su tutto il reddito non tassato o tassato in misura non sufficiente generato da tutte le attività di business via internet, incluse quelle business-to business e business-to-consumer. Può essere definita come tassazione sul reddito o come una tassa separata.

  1. Una trattenuta alla fonte sulle transazioni.

La seconda opzione è la ritenuta alla fonte, una tassa autonoma, su base lorda, su certi pagamenti fatti a fornitori non residenti di beni e servizi ordinati online (tipico caso Airbnb).

  1. Una tassa sui redditi generati dalla fornitura di servizi digitali o sulle attività pubblicitarie.

La terza opzione è un prelievo sul reddito generato dalla fornitura di servizi digitali o attività pubblicitarie che riguarderebbe tutte le transazioni concluse per via remota all’interno del paese dei consumatori in cui l’entità non residente ha una presenza economica significativa.

In conclusione l’obiettivo della Commissione Ue è avere una posizione comune entro la riunione di dicembre dell’Ecofin, da presentare all’Ocse che dovrebbe a sua volta presentare una proposta all’inizio dell’anno prossimo. Quanto alla proposta legislativa Ue, Dombrovskis ha confermato che sarà elaborata dalla Commissione possibilmente la prossima primavera. Quindi i giganti del web hanno ancora tanto tempo per eludere le tasse in Europa, ma ricordiamo che ogni Stato può tassarli senza il permesso dell’Ue. 

Exit mobile version