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Web tax, la ‘road map’ per applicarla in Italia dal 2019

Da quando la web tax all’italiana è stata approvata dal Parlamento a fine dicembre 2017 non se n’è più parlato. La misura, una tassa del 3% sulle transazioni digitali, è contenuta nella legge di Bilancio 2018 e la sua entrata in vigore è prevista dal 2019. Ma prima il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) entro il 30 aprile deve indicare quali servizi digitali tassare. Sono già escluse le tante piccole e medie imprese e startup italiane che non superano il numero annuo di 3mila transazioni digitali. L’incasso previsto dallo Stato è di 114 milioni di euro l’anno.

Entro il 30 aprile il decreto che individua i servizi digitali da tassare

Prima del 30 aprile il Mef non muoverà un dito, perché attende il parere di Bruxelles sul tributo: “Entro fine marzo la Commissione europea esprimerà una posizione e in base a questo orientamento si potrà decidere come andare avanti”, ha detto il vice ministro dell’Economia Luigi Casero a margine di un convegno sul fisco, organizzato ieri al Mef. La Commissione Ue esprimerà una posizione sottoforma di direttiva e/o raccomandazione e il decreto dovrebbe quindi limitarsi ad elencare i servizi coinvolti. “Sarebbe inutile – ha precisato Casero – fare una cosa che rischia di essere bocciata dall’Europa”.

Recepite dunque le indicazioni dall’Europa, inizierà la stesura del decreto attuativo della web tax italiana, che dunque, molto probabilmente, sarà affidata al nuovo Esecutivo che uscirà (forse) dalle urne.

Moscovici (Commissario Ue): ‘Entro il 21 marzo proposta della Commissione su web tax in Ue

 “La tassazione digitale non è più una questione di se”, ha detto, due giorni fa, Pierre Moscovici, commissario europeo per gli affari economici. “L’annuncio della proposta sulla web tax da parte della Commissione europea è previsto per il 21 marzo”, ha aggiunto. Il commissario ha spiegato chiaramente che la web tax è irrinunciabile nell’Ue, perché non è più tollerabile l’elusione fiscale dei giganti del web e ha sciorinato cifre da far mettere le mani nei capelli: “Gli Over the Top pagano un’aliquota media dell’imposta sulle società del 9% in tutta l’Ue, mentre le imprese tradizionali pagano un’aliquota fiscale effettiva del 21%”, ha chiarito. Poi senza nominare Facebook ha detto: “una social media company, che genera oggi ben oltre la metà delle sue entrate dalle attività internazionali, ha pagato solo il 5% delle sue tasse totali in quei Paesi”. Infatti più della metà delle entrate totali di Fb nel 2015 proviene dalla sua attività al di fuori degli Stati Uniti, secondo i dati forniti dalla stessa società alle autorità Usa.

Tajani: ‘Aumentare il bilancio Ue con la web tax’

Per incrementare il bilancio dell’Unione europea “ho chiesto che non si vengano a mettere le mani nelle tasche dei cittadini ma, come proporrà il Parlamento europeo nei prossimi giorni, si possano aumentare le risorse proprie, anche con la web tax”. Lo ha detto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, che ha aggiunto: “Insistiamo perché il quadro finanziario pluriennale possa essere approvato dal Parlamento prima delle elezioni europee, quindi da questo Parlamento”.

Com’è nata la web tax in Italia, un unicum nell’Ue

“Con questa norma abbiamo rafforzato il concetto di stabile organizzazione degli Ott, concetto già proposto in quest’Aula nel 2013, ma allora tutto fu accantonato perché mi fu risposto che la libertà della Rete non andava fermata con le regole fiscali, sarebbe stato come fermare il vento con le mani”, così Francesco Boccia ha illustrato in Aula il 21 dicembre scorso la web tax contenuta nel testo licenziato dalla Commissione Bilancio della Camera, da lui presieduta. Testo poi inserito nella legge di Bilancio 2018 approvata dal Parlamento.

Dunque la web tax in Italia partirà dal 2019, salvo colpi di scena.

Web tax, l’infografica di Key4biz

L’infografica di Key4biz sulla Web tax.

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