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Web Tax, Francesco Boccia: ‘Dall’Italia silenzio imbarazzante dopo la proposta di Londra’

Francesco Boccia

Francesco Boccia

Torna parlare di Web Tax, Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera, sulla scia della proposta di ieri della Gran Bretagna di tassare gli Over-The-Top che bypassano il fisco.

“Trovo davvero imbarazzante – ha detto Boccia – questo ostinato silenzio del governo italiano sull’elusione fiscale dei giganti del web. Il Regno Unito si appresta a varare una tassa fissa molto dura, pari al 25%, sui profitti delle multinazionali che spostano il fatturato nelle controllate in Paesi con tassazione più conveniente, se non addirittura dopo due passaggi, in Paesi off-shore; tassa non a caso ribattezzata a Londra, in queste ore, Google Tax, molto più alta e dura del tentativo di armonizzazione dell’Iva fatto in Italia con la cosiddetta Web Tax, subito cancellata dal governo Renzi. Cancellazione rivendicata con orgoglio dal Premier, come primo atto del suo esecutivo”.

 

“In Italia il Parlamento, come fatto del resto da governi e parlamenti in Francia e in Germania – ha ricordato Boccia – hanno tentato in questi anni di porre fine all’emorragia finanziaria legata a quella parte di economia digitale gestita direttamente dalle multinazionali, trovando una durissima avversione da parte delle lobbies al servizio delle stesse multinazionali e di politici compiacenti”.

Sugli OTT diversi Paesi europei si sono già mossi. Nei giorni scorsi, l’Europarlamento ha votato a larga maggioranza una risoluzione che prevede lo spacchettamento di Google mentre Germania e Francia sono ormai al muro contro muro con le web company e hanno chiesto alla Commissione Ue una consultazione sugli OTT.

Il tutto mentre in Italia, ha indicato Boccia, “il nostro tentativo di allineare le imposte indirette, proprio per evitare una tassazione diretta, dura e che non sembrasse una clava contro chi, in realtà, continua a trovare ogni escamotage per rinviare la loro omogeneizzazione rispetto ai sistemi fiscali nazionali, è stato sempre duramente osteggiato in tutte le sedi politico-istituzionali”.

“Alla fine del semestre di presidenza italiano della Ue – ha aggiunto Boccia – manca meno di un mese, al Governo italiano adesso il compito e la responsabilità di fornire quelle risposte che continua a rinviare, dando finalmente voce a questo silenzio assordante che sul tema finora ha preferito mantenere”.

“Se in Europa, nonostante gli impegni assunti, non dovesse esserci alcuna soluzione, nemmeno durante il nostro semestre di presidenza – ha concluso Boccia – allora la scelta netta degli inglesi potrebbe essere l’unica via immediata per far pagare agli elusori le risorse che quotidianamente sottraggono alle amministrazioni fiscali nazionali, continuando ad alimentare un sistema di concorrenza sleale”.

La richiesta di Boccia di una Web Tax a livello europeo è condivisa anche dall’on. Giuseppe Civati (Pd) che ha dichiarato: “Bisogna perseguire in Italia e farsene promotori anche a Bruxelles, della proposta che abbiamo messo a punto con Sel, e che prevede che le delocalizzazioni non siano truffaldine: le aziende che percepiscono agevolazioni e contributi dello Stato, se delocalizzano in tempi brevi, sono liberissime di farlo ma devono restituire i soldi”.
Quanto alla Web Tax, ha aggiunto Civati, “come segnalano i conservatori inglesi, non noi ‘comunisti’, né gli ‘insurrezionalisti’, il fatto che molti spostino i loro profitti dove è più conveniente è un fatto che non è più sostenibile in Europa, ma neanche in Italia. La domanda che si pone Boccia, e alla quale mi associo, è come mai c’è un silenzio ‘cantatore’, come dicono i napoletani, di Renzi. La tassazione delle multinazionali è una questione di democrazia e di parità”.
Chiediamo – ha indicato – condizioni omogenee per tutti i contribuenti”.
“Sarebbe opportuno – ha concluso Civati – che il Governo avanzasse queste due posizioni al prossimo Consiglio Europeo, il 18 dicembre. Così almeno chiudiamo in bellezza il semestre europeo”.

Su web e tasse oggi è intervenuto anche il Ministro alla Cultura, Dario Franceschini, nel corso della lezione dal titolo ‘Ma Amazon, in questa storia, è Babbo Natale o il lupo mannaro?’ alla scuola Holden di Torino.

Secondo Franceschini, “Per il web occorrono regole globali, perché non è più possibile gestire fenomeni globali con regole nazionali. Altrimenti c’è il rischio che il suo sviluppo sia deciso da grandi gruppi di potere”.

“Faccio parte dei tecno-ottimisti – ha aggiunto Franceschini – il web dà molte opportunità. C’è un’ampia prevalenza di aspetti positivi, ma tre sono le possibilità: o il web diventa massima concentrazione di gruppi di potere, o diventa luogo di rivolta o luogo regolato da norme globali”. In merito ad Amazon, Franceschini ha affermato: “Lo vedo più come un Babbo Natale che come un lupo mannaro, ma tocca a noi lavorare perché’ sia un Babbo Natale che non decide lui cosa regalare, ma sia capace di leggere le bellezze nelle letterine e portare quello che gli viene chiesto”.

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